non avevano una durata stabilita, cominciavano al primo volo della palla sul campo. "Adesso fermiamoci", gridava qualcuno, e cominciavano a formasi le squadre. I due migliori sceglievano i compagni giocando a pari e dispari: e quasi mai, dopo che i capitani s'eran giocàta l'ultima coppia di giocatori, ne restava uno in soprannumero. Ma, quelle poche volte che c'era, l'escluso s'allontanava in silenzio, andava ad accovacciarsi dietro la porta, oppure, se proprio ci teneva, faceva l'arbitro. Un arbitro poco ascoltato. Le partie cominciavano così, come in tutto il mondo con la palla al centro: i ragazzi ch'erano senza scarpe, quasi sempre i migliori, venivano distribuiti in ugual numero fra le due squadre, perché questa era la regola del campo. Si giocava senza tempo stabilito, qualche volta dall'una fino alle sette di sera, poi basta, perché i "liberi" della squadra vera dovevano allenarsi ad una porta. Essi sceglievanosempre quella vicina alla strada, e non l'altra quasi lambita dal mare, alle sue spalle, dal mare che si portava via palle di gomma e palloni di cuoio, che costringeva i ragazzi sudati a spogliarsi in un attimo e a tuffarsi, a recuperare la palla navigante sulla leggera corrente della baia, per continuare il gioco. I gols erano molti, i punteggi spropositati: mai meno di quindici, spesso più di venti. Il posto più ambito era quello di centravanti, poi quelli di portiere e di ala. Quello di terzino era destinato ai ragazzi taciturni, che d'inverno calzavano zoccoli di legno e tiravano spesso agli stinchi: era considerato un posto molto serio, anche se non importante; nessuno lo contendeva ai titolari, che nei gesti e nello stile erano sobri e misurati come nel discorso. Uno di questi terzini morì, fatto grande, durante la guerra fucilato da qualcuno. Fino a dieci anni giocavano così i ragazzi del tuo paese: e tu giocavi con loro: a poco a poco, poi, qualcuno non venne più al campo, molti, finita la quinta classe, non frequentarono più la scuola, andarono nei cantieri a lavorare. Passavano vicino al campo, dal lato della strada percorsa da filari di platani, tutti sporchi di pece, erano stanchi, non si fermavano più. Giocarono la domenica quelli che ne avevano proprio voglia. Gli altri giorni erano i ragazzi più piccoli, che avevano preso il vostro posto nel tempo, ad occupare il campo, e tu li disprezzavi un poco, non volevi giocare con loro. La squadra dei "liberi" domenicali perse molte partite: qualcuno dei suoi giocatori sposava, e non lo vedevi più insieme agli altri indossare la maglia rossa, e prepararsi ad ogni partita, svuotando dietro allo steccato dei cantieri la valigetta degli indumenti. Poi t'allontanasti dal paese, ed i tuoi radi ritorni furono tutti nei periodi delle vacanze. Ormai non giocavi più, ma a poco a poco vedevi i tuoi vecchi compagni, che ora quasi non salutavi e non ti salutavano, indossar loro la casacca rossa. E i giocatori del capoluogo, commentavano il loro gioco adesso, e forse non piu con l'ironia che un tempo avevano usato verso gli altri. . Gli anni sono passati ancora, tu da molto tempo non dai più un calcio al pallone: se per caso uno te ne capita a tiro, là liotecaGino Bianco STORIE/GIUDICI dove altri ragazzi di ora giocano per le strade della periferia cittadina, tu cerchi di colpirlo. Forse il tuo piede ha più forza di allora, ma il cuore l'accompagna di mala voglia, e t'accorgi di essere maldestro e goffo, cerchi di fare un passaggio leggero, sbrigativo, per rimandare la palla ai ragazzi che giocano, non t'arrischi ad "entrare" di forza perché non sai come andrebbe a finire. Gli anni sono passati, e quei ragazzi d'allora del tuo paese... Anche fra di essi ormai sono pochi quelli che tirano calci: son tutti più forti di te, ma questo non conta. Sono diventati pesanti, da molto tempo non giocano più, la forza la buttano tutta per i cantieri o per gli altri luoghi del loro lavoro. Pure, qualcuno è rimasto sul campo, ma non gioca più a piedi scalzi, e nemmeno con la casacca rossa del "liberi" del tuo paese e con le scarpe a malapena rabberciate, ma non gioca piu su quel campo irto di pietre rosse, costretto fra i platani della strada e il verde mare, che aveva i cantieri a fianco. Tu lo sai che qualcuno di essi gioca ancora, perché di tanto in tanto scorri le cronache delle partite, leggi le formazioni delle squadre. E in qualche squadra di serie C, di serie B, di serie A molto di rado, trovi un cognome che non t'è nuovo. Poi lo ricordi più chiaro, è lui, è lui di certo. Ritorni al tuo paese e ne domandi a qualcuno e te lo confermano. Incontri magari quegli stessi, quei pochi che son diventati giocatori sul serio, e c'è chi gioca nella squadra del capoluogo, appena in serie B, e guarda nelle domeniche estive, quando la sua squadra riposa, la partita dei "liberi" di ora, su quell'antico campo, con un sorriso distratto. E le donne guardano lui. C'è chi ha giocato in una squadretta lontana, ma pochi quelli di serie A, anzi non più di uno o di due. Non ti sembravano nemmeno i più bravi nei giorni d'una volta, ed ora ritornano al paese assai piu raramente di te. Forse ritorneranno per sempre alla fine della carriera e peccato che questa sia ancora senza gloria per loro. Tornano invece spesso i più modesti, che allora ti sembravano i piu bravi. Uno si giustifica; s'è fatto male, ti dice. Altrimenti quest'anno il Siena l'avrebbe comprato. Pensiero e azione La sala-corse - una delle tre o quattro della nostra città - era all'angolo di un triste-caseggiato, enorme, grigio per lo sporco degli anni e per il poco sole e per la nebbia. Era la più povera, la più scalcinata di tutte; come la gente che la frequentava: erbivendole, portinaie, commessi spedizionieri, studenti che si scambiavano tossendo le prime "popolari", tramvieri, strilloni di giornali, massaie che giocavano di nascosto, domestiche che sperperavano i soldi rubati sulla spesa. Noi eravamo tre: mio fratello, maggiore di me appena di un anno, ma assai più avanti come prestanza fisica, Pasqualino ed io. Pasqualino era un tipo in gamba: assieme a me - si può dire - formava il cervello della banda, di cui mio fratello era.essenzialmente il braccio. " Il parrucchiere d_alquale andavamo per i nostri mensili 67
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