NARRARE LA SCIENZA/BOHME si voleva sapere e il sapere è stato prodotto in quella direzione. Questo, sinteticamente, è il terzo modello dell'influenza della società sulla scienza: la pianificazione strategica della finalizzazione scienti fica. Nel vostro lavoro sullafinalizzazione voi avete individuato quattro elementi che influenzano dall'esterno la scienza e il suo sviluppo: 1) la scelta dei problemi, che avviene secondo criteri economici, politico-sociali, militari; , 2) la definizione dei problemi, cioè la traduzione di obiettivi ; sociali in problemi di ricerca scientifica concreta; ' 3) la determinazione degli ideali di spiegazione, che vengono considerati adeguati a un determinato ambito di ricerca; 4) le condizioni di interruzione della ricerca. Questi elementi sono validi nella fase strategica dell'influenza della società sulla scienza, soprattutto le condizioni di interruzione della ricerca. Ma a loro volta dipendono dagli ideali di spiegazione. Ciò significa che in un programma di ricerca si lascia sempre aperta la possibilità che alcuni settori vengano semplicemente interrotti o abbandonati quando ci si rende conto che essi non portano lì dove si voleva arrivare. Questo è un tipico modello strategico, poiché non vi sarebbe alcun motivo di interruzione se la ricerca fosse fatta per il puro scopo della conoscenza. Certo. Mi interesserebbe ora vedere questo modello strategico non più dal punto di vista delle scienze della natura, bensì da quello delle scienze sociali. Qual è il significato di questo fenomeno? Mi sembra che qui si tratti di uno spostamento di fondo. Non più l'effetto della società sulla scienza, ma le ripercussioni del modello della finalizzazione sulla società. Per esempio nella direzione della finalizzazione della società. Io vedo una doppia necessità analitica. Nel modello della finalizzazione la scienza è determinata dalla società, per cui sono costretio ad andare a vedere il momento determinante, la società. Quali ne sono le conseguenze? Dall'altra parte vedo che il modello strategico della finalizzazione si ripercuote sul sistema sociale, per cui c'è quasi uno scambio di reciprocità tra scienza e società. Ne consegue la domanda: come possono le scienze sociali affrontare questo problema? La domanda è inerente al modello finalizzazione. Ha perfettamente ragione. A me però sembra che, da parte della teoria sociale, questa domanda, o non è stata affatto posta, o è stata formulata in modo del tutto insufficiente. Prendiamo per esempio la teoria di Habermas: dove emerge il fatto, la realtà che noi viviamo in una civiltà tecnica e che il sapere scientifico e tecnico determina in modo fondamentale la nostra vita sociale? Ci troviamo di fronte a una teoria dell'agire che potrebbe essere più o meno valida sempre. Io direi che le grandi teorie delle scienze sociali non hanno preso atto in modo sufficientemente consapevole della funzioB i b n~ dtErc~aG i ~o han i a nico e tecnica nella nostra società.Hocercatodi lavorare in questa direzione con Nico Stehr:ilrisultatoè quello che abbiamo chiamato "knowledgesociety",la società del sapere. In questo lavoro ci siamo posti inmodoesplicito la questione in che modo e misura le strutturesocialidei paesi industrializzati sono determinate dallarealtàdella scienza e della tecnica? Cosa significa la scientifizzazioned ll'agire sociale? In questa direzione c'è ancoramoltissimoda fare, e nel libro The Knowledge Society abbiamoposto,mi sembra, soli i primi accenti. Oggi possiamo chiaramentevedere che non è più possibile dire che la tecnica è unmezzo.Non basta nemmeno affermare che il nostroagiresocialefa uso di determinati mezzi e che questi sono di naturatecnica; è la tecnica che, in un certo senso, è penetratanell'agiree nella stessa struttura sociale. Pensi per esempioallarete tecnologica che tiene insieme la nostra società: le telecomunicazioni, i mezzi di trasporto. Ci troviamo di fronte a un nuovo principio di socializzazione che procederapidamentein questa direzione. In un certo senso è semprepiùl'impalcatura tecnica a diventare l'elemento che tieneinsiemela nostra società, che ne diviene il suo scheletro. Ci stiamomuovendo verso una società nella quale l'appartenenzaa essa dipenderà sempre più dall'essere connessi alla rete. La persona è definita "sociale" solo se è inserita nella rete, con la possibilità di ricevere e trasmettere. Per esempio,chi non ha il telefono è fuori dalla società. L'ho detto in modo forse esagerato, ma in America questo dato giàha unruolodeterminante: chi non ha il telefono è socialmenteuna non-persona. E anche da noi si fa sempre più strada l'ideachelestrutture tecnologiche assumano una funzione di socializzazione.Certo, oggi continuano a valere le strutture portantiprecedenti. Le strutture di socializzazione fino a oggisonostate il lavoro, la divisione del lavoro, il mercato, lo scambio:erano queste che tenevano insieme la società. Dato che le società industrializzate avanzate tendono semprepiùa usciredalla società del lavoro, accadrà che l'appartenenzadi un individuo alla società non sarà più determinatadallasua funzione all'interno della divisione sociale del lavoro.Quindici saranno altri principi di socializzazione chesostituisconoquelliprecedenti. Ci stiamo muovendo verso una societàdi terziario, di collegamenti, di comunicazioni e di consumi,cioèverso una società in cui la coesione è determinatadallastruttura tecnologica. L'esistenza sociale dell'individuo è definita dall'essere in collegamento con la rete tecnologica:l'individuo, per dirla in modo grossolano, deve essereun terminaledi questa rete. Ora, la questione che Lei mi pone, è affrontabile solo se pensiamo dentro questo quadro. li fatto che la tecnicasia sempre meno strumento di cui ciserviamoe, per contro, sempre di più diventi momento di coesionee sintesisociale,sta alla base di quella svolta fondamentaledi cuiparla nel suo saggio Ha la tecnica un futuro?, per cui la tecnicada principio di speranza ci porta al principiodi angoscia? Questamia considerazione non va soppravalutata; è sta-
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