Linea d'ombra - anno VI - n. 23 - gennaio 1988

anche in questo caso influenze esterne, ma sono di natura diversa di quella menzionata precedentemente: per esempio, le grandi mac.chine. Collegati alla fisica delle particelle ci sono certamente interessi tecnici e industriali, ma la direzione dello sviluppo scientifico in questa branca è determinata da questioni scientifiche interne, perché si va ancora alla ricerca dei fondamenti. Decisamente non si ha ancora l'impressione che la teoria dei quark sia l'ultima parola: vi sono ancora teorie concorrenti. In un certo senso, si vede quasi la convinzione che i quark non rappresentino il livello più elementare delle entità fisiche, cioè si vede che si sta ancora cercando la teoria ultima di questa disciplina, quella definitiva. · Quali sono le conseguenze, per la società e le scienze sociali, di questa possibilità di determinare socialmente lo sviluppo ulteriore di alcune branche delle scienze della natura? Dobbiamo ritornare al modello delle tre fasi. Per ora ci siamo fermati prevalentemente alla terza fase. La prima è una fase di iniziazione alle moderne scienze della' natura. Kuhn ha parlato di una scienza baconiana, cioè di un periodo in cui non vi è ancora un paradigma guida, in cui si devono ancora inventare e sviluppare del tutto non solo i concetti, ma anche la base sperimentale, come gli strumenti di misurazione ecc. Questa fase può durare anche molto a lungo: infatti per fondare una teoria dell'elettricità ci sono voluti duecento anni; lo stesso accadde per la teoria del calore, dopo l'invenzione del termometro. Anche in questa prima fase è indentificabile un influsso sociale. Da un lato ci sono influenze che vengono dall'artigianato dal quale, di fatto, dipende la costruzione di strumenti scientifici. Cioè quali saranno gli strumenti che ci permetteranno di definire il fenomeno: è il termometro che ci consente di stabilire che cosa è il calore. Dall'altra vi è un influsso che proviene dall'immagine del mondo e che determina il formarsi iniziale delle teorie. Queste sono le determinanti sociali della prima fase. Poi abbiamo la seconda fase, quella che mette in moto uno sviluppo di teorie stimolate dalla spinta della fase precedente. Ci troviamo nella fase paradigmatica, quella descritta da Kuhn. Si è in possesso di un paradigma col quale si lavora fin tanto che non ci si trova di fronte ad anomalie che il paradigma non riesce più a far sue e a r.isolvere. Allora interviene una rivoluzione, si ha un nuovo paradigma, e così via. Ogni paradigma viene risolto in quello successivo. In questa fase quasi non vi sono influenze esterne alla scienza: la scienza si sviluppa dal suo interno, dai problemi che essa stessa produce .. Ci sono state, di questa fase propriamente paradigmatica, teorie che ne spiegano la costituzione in modo diverso. Mi sovviene la spiegazione di Sohn-Rethel, che vede la nascita della dinamica moderna, quella galileiana, nellaformadenaro e nella sua circolazione. L'arcano del perché solo nell'evo moderno si giunga a una giusta comprensione del movimento, è nellaforma-denaro. Solo con la generalizzazione NARRARE LA SCIENZA/BOHME della circolazione del denaro è data la possibilità di giungere a una spiegazionne del movimento. Io penso che le riflessioni di Sohn-Rethel, che sono parte della sociologia della conoscenza, (forse sarebbe più giusto parlare della "teoria di Sohn-Rethel"), trovano la loro applicazione nella prima fase, in cui lo sviluppo scientifico e la concettualizzazione della natura è determinata dal contesto sociale. Prima ho accennato all'immagine del mondo, che svolge un ruolo determinante. Sohn-Rethel direbbe, per esempio, che sono determinanti le azioni dello scambio. Ma questa a inio parere è una questione empirica, e mi sembra che Sohn-Rethel sviluppi l'idea, la teoria, ma poi non fornisca il materiale empirico di supporto. Per esperienza posso dire che è molto difficile farlo, è molto difficile trovare il materiale empirico. Vorrei cercare di chiarire ancora un punto inerente lafase della finalizzazione. Per le scienze sociali, quali possono essere le conseguenze dell'affrontare un sistema sociale che determina lo sviluppo della scienza e della tecnica? Le tradizionali spiegazioni sociali della scienza e della tecnica non mi sembrano reggere. In effetti, l'influenza della società sullo sviluppo scientifico, va analizzata con diverse teorie sociali. Una t'abbiamo già menzionata, ed è quella di Sohn-Rethel, che è parte dell'approccio della sociologia della conoscenza, e in fondo si rifà al modello marxiano di struttura-sovrastruttura, per cui nella forma-pensiero dominante della società si incorporano o si rispecchiano i suoi rapporti materiali. Un altro è l'approccio di tipo darwinistico, che abbiamo avuto occasione di studiare nei nostri lavori di Starnberg: .questo modello presuppone che all'interno stesso della scienza avvengano dei mutamenti, che possiamo anche definire alternative, per cui si ha una gamma di sviluppi possibili. Saranno poi elementi esterni che, in questa gamma di potenziali sviluppi, faranno scattare la selezione. La possibilità di vita di un'alternativa piuttosto.che di un'altra è determinata solo in seconda istanza dalla società: maggiori chances ha quell'alternativa che corrisponde meglio ai problemi sociali, che si adatta meglio alla dominante immagine del mondo, per cui questa vince e si sviluppa, mentre gli altri possibili sviluppi vengono dimenticati o rimossi. Il modello della finalizzazione è, se vogliamo, un modello strategico. Qui si suppone che, proprio nel nostro secolo, si sia espressamente in grado di spingere in avanti lo sviluppo scientifico con una pianificazione sociale della scienza: in un certo senso si tratta di una banalità, ma è una banalità che è già nei fatti. Un esempio importante è la costruzione della bomba atomica. In questo caso c'era semplicemente un obiettivo, i fondamenti erano dati dalla teoria dei quanti, della relatività, della fissione dell'atomo ecc. Lo scopo era la costruzione di una bomba molto potente. Naturalmente in connessione con questo progetto sociale è stata prodotta una quantità enorme di sapere e il sapere scientifico, ma è stata una produzione strategica, con intenzioni e obiettivi chiari: si sapeva cosa 61

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