SAGGI/TiiRCKE~------------------------------------- e . r in anni più tardi abbia riveduto la sua he ~orkheirn~talisrnoè un discorso a parte che non conteonadelcapi ffermazioni succitate Se si ponesse futanessunadellesude•astato autoritario del ·1940 alla base · ·1 etto 1 ogg'..1 suocon~ e del passato tedesco, si potrebbero fare del]mterpreta~ion • gliono senza rendersi minimamente tuttii confrontiche si v 11 °are quel passato. Se si considera in- . d' I r canee sospetti 1 voe t a gli storici tedeschi si constata almev I disputa r ' ece a nuova a rofonda concordia: del capitalismo no ~uun p~nto ~uaio vogliano parlare di fascismo. È vetaccionotutu,per · na "il semplice fatto che anche le nuora eh H bermasrnenzio e a. . 0 cresciutein una forma di vita in cui questo vegeneraz10ru son sta forma di vita che è "un intreccio potèaccadere": M~ qu~izioni familiari Ìocali politiche e anquasiinestricabiledi tra · fa il minimo t~ntati;o di districarla cheintellettuali",non si to come "ambiente storico" che va I . I . I vago tan ~.a si as~ia_ne dall; gestualità del corpo fino al linguaggio d~llami_T-ica_e ni più capillari dell'abito intellettuale", quane a era~'. icaz:~litàin cui sono incise le tracce del movimento to come men che va da Kant a Marx e a Max W ef'l r· t tto tedesco, 1oso ico, u • dellastoria). La Germania sarebbe un ber" (L'usopubb/lCO . sti discorsisi è inciso al massimo Weber, non ambiente?Inque · · volatilizzata la base materiale ecoM rattutto si e ' ar~,e s_opsto "ambiente", ciò che corrisponde alla tennomicadi qu~ di Habermas a parlare della produzione dendzagenet :orne una connessione tecnica sistematic~: d! mo ernaso O • 1- , libera da norme" (8) ma non pm d1 un " o di sociaita ' pe;;2d, duzione", che continuano a essere capitalistir~ppo:t1. 1 pr? Itro che liberi da norme, e che pr\)Vvedono a cih,quindit~tt a anche per i processi tecnici, finché in essi gli e e non 10 siano endici del meccanismo. uominifungonoda app e b as abbia preso l'iniziativa di opporsi alla ~e Ha er% iudicatezza" tedesca perché "abbiamo il do- ~uovasp ! vivoil ricordo delle sofferenze di coloro che veredima~tenerrnanotedesca" (L'uso pubblico della storia) ~ono morti/er erito che gli va riconosciuto. Che sullo Stato e un~_gra_ne ~congressodel 1985 su Horkheimer gli sia veautontano ne he l'autore qui "si stacca dalla con- t . te soltantoc nu . 0 mmen . li'sticadella storia" (9) e che non si sia affatto cez1onematena I d'b . d 1. . . , • d d' estotesto ne 1 att1to eg I stonc1 puo appar~corato. 1 qu tante, ma caratterizza esattamente la sua por~r~po~o1~P~~battito.In esso infatti vi è consenso nel tacere SlZlone~nt~e rché c'è consenso su un'altra cosa, e cioè del cap1tahsmope 'd · , d p s .. Il . , di avereuna nuova 1 ent1ta te esca. er tursu a necessita . . d' H I K"hl , . 1 . ]'erelinguistico 1 e mut o , questa puo esmer, c 1 onsi~. 1 dentità nazionale restaurata (10) e la nuova sere soo un 1 . f d I L b. · · d' H . d' t zadeveaiutare a on ar a. e o 1ez10m I asbpregmicaez sottoil segno di un'identità alternativa, caratermasstanno · d. · d Il R bbl. . d "un'apertura mcon 1z1onata e a epu 1ca tenzzata a li. d 11, 0 'd ,, d ,, . Federaleallacultura po ~'.ca(Ue cci ;~t~ e . a un ~atn~~- tismodellaCostituzione_ f ~a bsorta 1 ~1sarc1m 1 endto annd1,. 0 .. .. di diecianni a a ermas s1 pose a oman a: v.. ia pkiump!exe G se/leschafteneine vernunftige Identitiit "'onnen o . , I fi ''d ausbilden?(Dellesocie/acomp essepossono armare un I en8 ib I' teca Gino Bianco tità ragionevole?) (11). Con il che si presuppone che ce ne sia anche una irragionevole e si sa da prima che cosa comunque non si deve chiamare identità: l'accordo privo di costrizioni e di contraddizioni degli individui con la totalità delle loro condizioni e manifestazioni di vita. Siccome infatti la situazione è tale da negare strettamente agli uomini un'identità siffatta, identità deve significare soltanto quello che essa forse non nega, cioè il trovarsi a proprio agio in qualche comunità. È questo di cui l'economia psichica ha bisogno affinché la molecola uomo non perisca. Questa identità a formato ridotto una volta la creava la religione, poi la nazione e il partito, oggi non ci riesce neanche la famiglia. Tutti e due vogliono rimettere in piedi questa identità decaduta, ognuno a suo modo: Stiirmer restaurandone una nazionale, Habermas costruendone una nuova, democratica, che "è fondata sulla consapevolezza delle possibilità uguali e comuni di partecipare a processi comunicativi in cui ha luogo una formazione d'identità come continuo processo di apprendimento", come si dice nel discorso per il premio Hegel. "Un'identità siffatta non ha più bisogno di contenuti fissi per essere stabile, ma ha bisogno volta per volta di contenuti." E se questi si raggiungono per via democratica, cioè attraverso una comunicazi~ne libera che offra uguali possibilità a tutti, possono reclamare per sé il predicato "ragionevole", comunque altrimenti si chiamino. La via testimonia della buona qualità della meta. Soprattutto però la via rivela un'altra cosa, e cioè che il contenuto cui porta non ha più il ruolo principale. Questo vale del resto anche per Stiirmer, che si impunta sulla nazione e sul patriottismo perché sono i soli in grado di "conferire un senso elevato" dopo che la religione ha perso la sua autorità. Egli ha in comune con Habermas il principio per cui più importante del contenuto stesso è la sua efficienza psicologica. Ci si può identificare con esso con la coscienza tranquilla? Ecco il criterio che conta. Ora l'identificazione, insegna Freud, significa "l'adattamento di un Io a un altro", e in quale atto psichico l'individuo potrebbe essere più eteronomo che in questo? Certo senza identificazione nessuno diventa adulto, ma adulti si diventa solo in quanto si esce fuori dall'identificazione stessa. Certo c'è autonomia solo sulla base dell'eteronomia, ma quel che si chiama oggi identità è un'eteronomia spacciata per autonomia. L'identità la possiede già chi sa identificarsi con un gruppo o con una causa in modo tale che su questa causa è in grado di mettere d'accordo soggettivamente l'esperienza e le istanze di una realtà oggettivamente diversa, che sia la storia reale della nazione con le sue promesse di offrirgli un rifugio oppure gli imperativi eterogenei della professione e della famiglia, dei doveri e delle inclinazioni. Equilibrare, differenziare, tarare, discutere il pro e il contro sono gli atti con cui si consegue l'identità, e tutti finiscono nello stesso scopo di fondere armonicamente almeno nel soggetto un mondo di cui si deve ammettere che è disparato, ovvero di ottenere quella che Adorno chiamava la "conciliazione forzata". Non a caso Adorno nella Dialettica negativa ha insistito sul fatto che
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