SUQUESTOTACCIONOTUTTI TABÙEANTINOMIANELNUOVO DIBATTITOSULTERZOREICH Christoph Turcke Il cosiddetto "dibattito degli storici" che ha contrapposto in Germania Habermas e alcuni storici democratici (Jiirgen Kocka, Hans e Wo/fang Mommsen, Martin Broszat) a storici di destra come Ernst No/te, Joachim Fest, Michael Stiirmer e Andreas Hillgruber, è noto in Italia attraverso il volume Germania: un passato che non passa, a cura di G. E. Rusconi (Einaudi 1987), che raccoglie i principali contributi di entrambe le parti e corrisponde a una pubblicazione tedesca (edita da Piper) un po' più ampia. La polemica ha suscitato vasta eco anche da noi e non accenna a sopirsi: continuano a uscire altri interventi sui giornali ed è già apparso un altro volumetto a più mani. (1st der Nationalsozialismus Òeschichte? Zu Historisierung und Historikerstreit, a cura di von Dan Diener, Fischer Taschenbuch Ver/ag.)Ma secondo Nicola Tranfag/ia("la Repubblica" del 7.11.87) ne sono usciti addirittura altri dieci. Si sa cha la polemica venne scatenata da un attacco di Habermas agli storici che volevano affrontare il passato tedesco con una "nuova spregiudicatezza" (neue Unbefangenhet), per cui bisognerebbe rinunciare ai tabù e confrontare il massacro degli ebrei con altri fenomeni storici (i gulag staliniani ecc.) per contestare la "unicità" dei crimini nazisti e quindi ridareai tedeschi la coscienzanazionale che hanno perduta. Quel che sorprende, leggendo il libretto einaudiano, è che sia Hebermas che i suoi contraddittori non facciano mai riferimento a Hiroshima, che pure s'impone come termine di confronto - qualsiasi possano essere le differenze -perché ha in comune con lo sterminio degli ebrei due elementi essenziali: la decisione dall'alto e l'impiego del grado più elevato di tecnologia. Il fatto è che entrambe le parti guardano all'America: la destra vi scorge la garante dell'anticomunismo (Habermas parla di "filosofia della Nato"), .eHabermas il paese democratico in cui impera quel "migliorismo" di cui un paese estremista come la Germania ha bisogno. Ma in tal modo il presente, senza il quale non si può capire il passato, viene, 'rimosso dalla prospettiva storica, e le due parti tirano il collo per rendere la Germania degna di un partner fuori discussione. Esse litigano come due prigionieri che hanno talmente introiettato la prigione da non accorgersi più di non muoversi oltre la distanza concessa dalle catene che portano al piede. L'articolo di Christoph Turcke che qui traduciamo dal- . la rivista "Merkur" (n. 463/464, settembre/ottobre 1987) e che apparirà in un volume di saggi dell'autore in corso di stampa, pur riconoscendo a Habermas il merito di avere affrontato di petto una tendenza che stava affermandosi senza colpo ferire, pone il problema nei suoi veri termini, impostandolo dal punto di vista filosofico e rifacendosi a quella Teoria critica da cui Habermas proviene ma di cui sembra trascurare gli insegnamenti fondamentali. (Cesare Cases) LI antinomia è un caso particolare di contraddizione: una contraddizione in cui ci si impegola attraverso un modo coerente di pensare, non attraverso un modo sconnes4 bliotecaGino Bianco so. Un'antinomia classica è per esempio l'antica disputa se tutto al mondo avvenga secondo leggi naturali o se in esso operi anche la libertà. Entrambe le tesi sono altrettanto conseguenti e altrettanto assurde. La libertà non può esserci, perché entrerebbe in contrasto con l'ordine naturale, che consiste nella connessione necessaria di causa ed effetto e non tollera eccezioni. Ma la libertà deve esserci, perché la connessione causale deve essere cominciata da sé, spontaneamente, altrimenti non ci sarebbe una causa prima, da cui tutto il resto dipende come effetto. In un'antinomia ha ragione ogni parte finché va all'attacco, e torto non appena è aggredita. Perciò ogni parte deve fare attenzione ad avere l'ultima parola e la disputa va avanti all'infinito, senza nessun risultato, finché non si trovi un punto di vjsta non preso in considerazione da ambo le parti, a partire dal quale l'antinomia si può risolvere. (I) Ora si può supporre che le antinomie siano qualcosa per acchiappanuvole e filosofi professionali, che va bene per i seminari di filosofia ma non per la vita quotidiana. Neanche per sogno: ogni tedesco medio che sia disposto a occuparsi del passato tedesco ha a che fàre, che lo voglia o meno, con questo mostro logico che è l'antimonia. Tesi: la disastrosa storia tedesca è unica al mondo. Dimostrazione: il fatto che uno dei popoli di piu alta civiltà, di cui testimoniano nomi come Bach e Beethoven, Schiller e Goethe, Kant e Hegel, sia stato capace in pieno ventesimo secolo di un gigantesco genocidio e di aver provocato una seconda guerra mondiale, non ha precedenti. Antitesi: la disastrosa storia tedesca non è affatto unica. Dimostrazione: i tedeschi si sono limitati a fare in ritardo e più radicalmente quello che prima di loro avevano fatto altri popoli di alta civiltà: gli spagnoli nell'America del Sud, gli inglesi nel fondare il loro impero, i francesi nelle guerre napoleoniche. Gli esempi sono innumerevoli, il filo rosso nella storia dei cosiddetti popoli civilizzati è rosso perché imbevuto di sangue. In un'antinomia ha sempre ragione chi attacca. Facciamo dunque la prova: la colpa tedesca è unica? Questa non è altro che la vecchia boria che assegna ai tedeschi una posizione eccezionale, se non nel bene, beh, allora nel male. La vecchia boria arriva in abito da penitente, allarga moralmente le braccia in un gesto di contrizione e non ottiene affatto quello di cui più si vanta: il superamento [Bewiiltigungj del passato tedesco. Esso infatti non esige l'esibizione della compassione e dell'indignazione, bensì una comprensione oggettiva. Ma le cose si possono comprendere solo in relazione ad altre cose, rilevandovi analogie e differenze. È questa una legge gnoseologica fondamentale da Platone in poi e non c'è alcuna ragione di eccettuarne la storia tedesca. Solo in relazione ai misfatti del mondo si possono comprendere adeguatamente i misfatti tedeschi. Con questo l'attaccante ha sparato tutte le sue cartucce: la parola al contrattaccante. Questi scopre il punto debole proprio dove l'avversario si sentiva particolarmente forte: nel confronto. Perché non appena si confrontano i misfatti tedeschi con quelli altrui, non si può fare a meno di considerare le liquidazioni russe in massa con il colpo alla nuca qualitativa-
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