STORIE/DAZAI "Cosa può mai essere quel suono? Forse il nulla, ma non è così semplice. L 'illusiQnedi quel martello sarebbe stata capace di fare a pezzi anche il nulla." messa del signor Sasaki, sulla spiaggia, qualcuno stava battendo un chiodo, rumorosamente; martellava con forza. Con un brivido, mi alzai in piedi. "Ho capito. Non ne parlerò con nessuno". Solo allora mi accorsi che alle spalle della ragazza c'erano molti escrementi di cane e fui per un attimo sul punto di avvertirla. Le onde si gonfiavano pesantemente e un'imbarcazione dalla vela sudicia passava beccheggiando vicino alla riva. "Chiedo scusa". Provavo una sensazione di vuoto senza limiti. Il libretto, i risparmi, non mi riguardavano. Si trattava di un'estranea . .Poteva diventare il trastullo di un uomo, fare tutto quello che voleva, non me ne importava niente. Erano sciocchezze. Avevo fame. I n seguito, Hanae continuò a venire in ufficio ogni settimana, o una volta ogni dieci giorni, per versare denaro nel libretto; oggi avrà raggiunto una somma di qualche migliaia di yen ma la cosa non mi interessa. Possono essere soldi della padrona della locanda, come ha detto Hanae, o può essere, invece, proprio denaro suo; in entrambi i casi, la faccenda non mi riguarda. Se dovessi dire chi di noi due aveva sofferto una delusione d'amore, penserei senz'altro di essere stato io. Eppure, era una ben strana forma di delusione, che non mi dava tristezza. Per una vqlta ancora, diventai un normale, indolente impiegato. Arrivò giugno. Per lavoro, mi recai ad Aomori e mi capitò di assistere a una manifestazione di lavoratori. Fino a quel momento non avevo provato il minimo interesse per i movimenti politici e sociali; o meglio, direi che il mio era uno stato d'animo assai vicino alla sfiducia. Di chiunque si trattasse, era sempre la stessa cosa. Se avessi aderito a qualche partito, sarei comunque stato una vittima, in quella barca che i leaders caricavano delle loro ambizioni di potere e di successo. Senza nessuna incertezza, esprimevano con enfasi le loro opinioni, si esibivano nel loro show: "Se mi seguite, voi, le vostre famiglie, il vostro paese, ma che dico, il mondo intero sarà salvo". Strepitavano che se non vi era scampo, era solo perché noi non seguivamo le loro parole. Quindi, dopo essere stati respinti più e più volte da qualche famosa prostituta, reclamavano a gran voce l'abolizione delle case chiuse, facevano a pugni con i compagni più fortunati di loro, disturbavano, imperversavano. In qualche rara occasione, ricevevano un'onorificenza e allora, al colmo dell'euforia, correvano a casa, chiamavano la moglie e le mostravano la medaglia, aprendo delicatamente la piccola scatola. La moglie non sembrava entusiasta: "È un'onorificenza di quinto ordine. Almeno fosse di secondo ... " diceva, e al marito cadevano le braccia. Nessuno poteva togliermi dalla testa l'idea che queste persone, non del tutto a posto con il cervello, fossero coloro che si buttavano a corpo morto nella politica e nelle iniziative sociali. Perciò anche quando, in occasione delle elezioni geBibliotecaGino Bianco nerali dell'aprile, si era tanto parlato di democrazia, non avevo provato il minimo impulso di fiducia verso quella gente. Il partito liberale e quello progressista non creavano problemi, erano sempre le stesse persone invecchiate; il partito socialista e quello comunista erano pieni di energia e fin troppo sicuri di sé. Forse anche questa era una forma di opportunismo succeduto alla sconfitta e non mi riusciva di cancellare l'immagine malsana çlivermi brulicanti sul cadavere della resa senza condizioni. Il dieci aprile, giorno delle votazioni, lo zio direttore mi suggerì di votare per Kato del partito liberale; io assentii più volte, uscii di casa, andai a fare una passeggiata sulla spiaggia; poi tornai. indietro e fu tutto. Pensavo che qualunque discussione sui problemi sociali e politici non sarebbe stata in grado di risolvere il malessere della nostra esistenza quotidiana; tuttavia, quel giorno, ad Aomori osservando la manifestazione dei lavoratori, mi resi conto che il mio atteggiamento, finora, era stato sbagliato. Potrei dire che erano pieni di vitalità. Era un corteo gioioso; non riuscii a scoprire nessuna ruga di meschinità, nessuna ombra di tedio. Era solo una forza vitale che si snodava allungandosi. C'erano anche delle ragazze che, con la bandiera fra le mani, cantavano l'inno dei lavoratori; ne fui commosso e le lacrime mi salirono agli occhi. Meno male che il Giappone aveva perduto la guerra; per la prima volta, da quando ero nato, vedevo l'immagine di una vera libertà. Se quelli erano i figli nati dai movimenti politici e sociali, allora l'umanità doveva imparare laggiù, fra di loro, cosa significassero politica e società. Mentre osservavo il corteo, mi sentivo invadere da una grande euforia, come se avessi percepito, senza possibilità di errore, in modo tangibile, la via luminosa che anche io dovevo percorrere; le lacrime mi scorrevano senza fatica sulle guance, il paesaggio all'intorno mi appariva offuscato, in una luce verdastra, come quando ci si immerge nel mare tenendo gli occhi aperti; e in mezzo al movimento esultante della folla, nella luce incerta e crepuscolare, le bandiere rosse sembravano divampare. Non avrei mai potuto dimenticare quel colore, pensavo piangendo, e proprio in quell'istante, da lontano, arrivò flebile il suono del martello. Cosa può mai essere quel suono? Forse il nulla, ma non è così semplice. L'illusione di quel martello sarebbe stata capace di fare a pezzi anche il nulla. V enne l'estate e fra i giovani del posto si diffuse all'improvviso l'entusiasmo per lo sport. In me c'era forse la tendenza ad un certo utilitarismo di persona anziana, ma praticare il sumo completamente nudi, senza alcuna valida ragione, fare a pugni con il rischio di ferirsi, anche gravemente, correre a perdifiato per stabilire chi fosse più veloce, nonostante la squadra dei cento metri piani fosse composta da atleti più che mediocri, tutto questo mi sembrava assurdo e non avevo mai pensato, neppure una volta, di partecipare alle attività sportive insieme con gli altri ragazzi. 43
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