Linea d'ombra - anno VI - n. 23 - gennaio 1988

POESIA/ JUARISTI RouleHe russa Una sera d'inverno si inarcava sulle false rovine nell'angolo del parco della scuola di spalle al Padiglione d' Arti Plastiche. Il figlio dell'altissimo gerarca falangista Mendazona procurò l'arma e il cognac. Un'epoca moriva col suo stile forse troppo rotondo: ballo dei diciott'anni nel Marittimo, regate, hockey, polo, onomastica snob e prestigiosa (Veronica, Cristina, Natalia, Gonzaga, Alvaro, Diego ... ), feste di fine corso con madrina, titoli pontifici, · autisti in uniforme blu marino, e partite di croquet sopra il green. Quando si udì lo sparo, noi ci sbandammo tutti via di corsa: cerbiatti sparpagliati su un arazzo di tema cinegetico. L'azzardo non fu così crudele, con lbarreche. Era il più debole di tutti. Non avrebbe sopportato i brutti tempi che si avvicinavano. Barbara Rileggo le tue lettere di un secolo, di quand'ero alla naja, ti ricordi? O in galera, amor mio, non per l'appunto la Prigione d'Amore, o in quelle atroci province che ho scordato. S'ingialliscono le buste, cuore mio. I francobolli avran già un suo valore. Non invano è d'oro il tempo in filatelia. Parli di una frattura allo scafoide, del tuo male di denti, del tuo cane, di quanto mai t'annoi in pieno agosto, · di una gita ad Andorra ... poco a poco , m'hai reso sciapa fin la nostalgia. Dolce mio bene, non mi hai mai amato. liotecaGino Bianco Threnoi di Yinogrado (Il) Squallidi pistoleri strisciano lungo i muri corrosi, sgretolati dalla luna e i licheni. Dolce ragazza bionda, amor di un tempo, dimmi, ora che suona un triste flauto di lontananza, ricorda la tua carne i miei atroci riti? C'è un acido sentore di trinitarie vizze in quest'aria di ottobre. La città si sprofonda. Era il sessantanove, e anche allora era autunno: macerava la pioggia i roseti già spogli. Profilavano lividi lampioni le tue labbra: non c'è per quelle ore incantate clemenza? È l'alba dei guerrieri: sotto ai rami contorti giacciono corpi azzurri che pascola la morte. Autoritratto come caro data vermibus Guarda il vuoto nel suo volto plenario guardalo senza pianto come chi ha saputo scongiurare la morte. Salvare così dal suo feroce naufragio l'irrinunciabile gioventù. José Angel Valente Benedetto da Norcia: osserva gli occhi di questo morto anonimo la sua pelle già bruna di necrosi. Anche lui ha passato mezzo secolo attento all'orologio, pregando e lavorando, aprendo solchi ed innalzando templi p(esso al flusso incessante della vita. Così contrasse le abitudini giuste per sopravvivere in mezzo all'indigenza: sottomissione, calcolo, rapidità, prestezza; impaccio tuttavia, in ciò che tocca a dar giudizi sull'arbitrio altrui. Così evitò le ire dello spirito, la notte oscura dei neurolettici. Così affrontò la sua carne impietrata la bufera gelata delle voglie. Guarda le dita verdeggianti come steli di crisantemi incomprensibili. (Traduzione di Maria Pia Lamberti)

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