fugace e dura solo il tempo che impiego a fare una lastra o un dipinto. In questo periodo, ciò che continuava immutato in me era la disperazione. Durante questi ultmini anni, con la stimolante compagnia di amici come Alberto, Fabio, Teresa, Roberto, Eda, Mimmo, Dario, Yolanda, Poni, Ezequiel e gli altri, sempre attenti agli umori, ai cambiamenti, allo sviluppo dell'opera, ho incominciato la serie su Vincent. Non so se questi lavori se ne allontanino o se continuino l'ide~ de La condici6n humana. La mia attuale proposta è riflettere la sensazione che ho dello stato d'animo di Vincent nel periodo in cui si taglia l'orecchio. Tutta la serie avrà, dovrà avere un carattere ossessivo e drammatico, che manifesti esattamente ciò che sento. Non perché questo non sia riflesso dalle lettere o dai ritratti che lo stesso Vincent realizzò, bensì perché vorrei dimostrare l'attualità del suo discorso espressionista e della sua incomunicabilità. L'incomunicabilità di tutti noi che stiamo dicendo, dipingendo, incidendo o vivendo una realtà tesa al massimo, senza concessioni, dura, reazionaria, calcolatrice e, a volte, bella e dolce. Ma è difficile lottare contro la mediocrità, l'indifferenza, la repressione. A volte l'unica gratificazione che abbiamo, noi che abbiamo salvato la vita, è solo il sapere che in queste lotte non siamo soli, non siamo gli unici. È stata ancora la complicità degli amici che mi ha convinto ad attingere ai miei quaderni di lavoro per dare corpo al libro su La condici6n humana. È tutto materiale inedito, dal momento che non appartiene al mondo delle opere destinate alla pubblicazione. Molti disegni, ridotti quasi all'essen1iotecaGino Bianco ziale, non sono che un mezzo: mi aiutano ad afferrare un'idea, a fissare una sens_azione, a definire un ambiente o a tratteggiare un futuro personaggio. Forse è questo il loro unico merito.
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