un'ordinazione di venticinquemila scatolette assortite (con l'esperienza acquisita negli ultimi mesi, producevamo allora già un ventisei scatolette al giorno). Dopo una notte passata a discutere e a tirare somme, decidemmo di chiudere l'impresa: per poter assolvere quella ordinazione avremmo avuto bisogno di tre anni e quella gente invece ce la chiedeva più o meno per giovedì. Questa volta il successo ci aveva ucciso. Nel 1968 ci sposammo e andammo a vivere a Berna!, dove, dopo il viaggio in Europa del 1970, fondai la "Real Calcografia de Berna!", ispirandomi alla visita che avevo fatta alla Real Calcografia di Madrid. La Real Calcografia de Berna! era "real" di realtà, giacché la si poteva vedere e toccare, non di regalità; altra differenza da segnalare è che le lastre che stampavo erano le mie e non quelle del grande Goya. Un altro momento non meno interessante fu quello che in casa definimmo di culturalizzazione accelerata, che prese mia madre nel 1971. Cominciò a leggere di tutto. All'inizio i prospetti dei medicinali, dalla composizione, dosaggio e uso dell'aspirina, fino alle controindicazioni e agli effetti secondari della tetraciclina, poi quotidiani, riviste, opuscoli turistici, per finire seduta in un angolo della cucina a leggere il Diccionario de la Real Academia. Volli spiegarle che era inutile, che era come leggere l'elenco telefonico, ma la sua risposta mi paralizzò: "Che dici? mi rispose, qui c'è tutto! Capisci? Tutto! Cerca per esempio: Bolas tristes e qui c'è: persona povera di spirito". L'esempio era inconfutabile e non ibliotecaGino Bianco A sinistra: El dia que me quieras (1985) A fianco, in alto: Adioses en el jardin zoologico (1985). In basso: Don Pedro Maffia (1980). Nella pagina seguente, in alto: La luz, invento nacional ( 1982). In basso: Lo dificil es subir ( 1985). la molestammo mai più. STORIE/PAZ Ma questo periodo aveva svegliato in me una curiosità simile alla sua. Una imperiosa necessità di reinventare tutto. Così, malamente, vanamente, inutilmente, cose astratte, semplici, quotidiane. Cominciai allora la serie de Los inventos, i cui più ferventi sostenitori furono Hugo Monz6n e Guillermo Whitelow, che diede il suo contributo fornendomi i dati necessari per il lavoro su Lavater, l'inventore della fisiognomica. Ogni incisione era un omaggio a un amico, ed era accompagnata dai piani di costruzione e dal nome dell'inventore. Così, Pedro Silva divenne l'inventore dell'ombra, Enrique Fernandez Propato quello dell'interiorità, Hilda Paz l'inventrice della scatola di fiammiferi, Cacho Cincunegui quello dell'orlo, Héctor Giuffré quello del ritratto rassomigliante e a colori, mio padre quello del girare intorno alla questione, e Mario Neme quello di apporti singolari nel campo dell'igiene. Tra il 1972e il 1974, la situazione politica latinoamericana si era deteriorata al punto da obbligare tutti noi a una presa di coscienza del nostro ruolo, come protagonisti di quella realtà. La gravissima crisi dell'Uruguay, del Cile, della Bolivia, dell'Argentina e del resto del continente, i colpi di stato, la repressione, la tortura, la miseria e il reincontro profondo con l'opera di Faulkner, così come l'allucinante notte trascorsa con Onetti a Montevideo, mi allontanarono brutalmente das Los inventos, e cominciai a realizzare questa serie che più tardi si sarebbe chiamata La condici6n humana, alla quale tuttora lavoro. All'inizio mi preoccupai di ritrarre i guardaspalle, il torturatore, il leader delle masse, l'organizzatore di eventi internazionali, con la precisa intenzione di registrare i Superman e i Topolino di turno, abbarbicati al potere in Argentina. Nel luglio 1976 La condici6n humana venne esposta ali' Art Gallery International di Buenos Aires: un silenzio di morte circonda la mostra, accerchia la città, divampa per il paese. Un luminoso pomeriggio di ottobre, iniziavamo il lungo, difficile, umiliante cammino dell'esilio. Dei brutti momenti meglio non parlare. Ebbi la fortuna di conoscere Giorgio Upiglio, che mi offrì il suo generoso aiuto per poter continuare a incidere nel suo studio di Milano, evitandomi così un'ulteriore mutilazione. Il lavoro di disegnatore grafico alla Olivetti contribuì a stabilizzare un po' la nostra precaria situazione. A Milano vidi per la prima volta la neve. A Milano, un pomeriggio incontrai Soluna, la gatta più bella e fantastica del mondo. Soluna è come un uccello, è come un pesce, è come una tigre. Dispone della casa, di noi, dei nostri amici, distribuendo indifferenza, diffidenza o tenerezza, ma imponendo sempre la sua presenza, che è volo, che è lampeggiare di pesce, che è andare di fiera palpitante. Dal 1978, i dipinti sul Luna Park si aggiunsero alla serie de La condici6n humana: in essi cerco di precisare la mia ammirazione per il mondo degli emarginati, degli sprovveduti, dei rari, e di rendere omaggio al mondo artistico dei baracconi, ai trionfatori effimeri in un mondo di sconfitti. Forse perché anch'io sono uno sconfitto e anche il mio successo è 35
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