Linea d'ombra - anno VI - n. 23 - gennaio 1988

secolo XVIII, scientifica, enciclopedica, che la lega - più per lo spirito che per lo stile, naturalmente ~ a Fontanelle e a Voltaire. Puskin mi faceva pensare al Boris, la cui deficiente versione francese avevo modificato, nell'eufonia musicale, circa trent'anni fa, per incarico di un cantante che doveva interpretare quel ruolo al Teatro Colon di Buenos Aires. Turgenev era amico di Flaubert ("l'uomo più sciocco che abbia mai conosciuto", diceva, con ammirazione). Dostoevskij l'ho conosciuto attraverso un saggio di André Gide. Ho letto Tolstoj, per la prima volta, in una edizione dei racconti preparata, intorno al I920, dalla Secretaria de Educaci6n de México. Bene o mal tradotti, i Quaderni Filosofici di Lenin mi parlano di Eraclito, di Pitagora, di Leucippo, e perfino di quell' "idealista con cui ci si intende meglio che con un materialista stupido". Uno spettacolo al Bolshoj(con una statua di Pietro il Grande in palcoscenico) mi suggerisce l'opportunità di visitare le sale alte, le ultime sale, del museo dell'Ermitage. Lì trovo Ida Rubinstein in un curioso ritr.atto insieme affettuoso e crudele, di Serov; e pure Sergej Diaghilev e anche Anna Pavlova che, verso il I9 I5 e tornando poi ogni anno ali' Avana, aveva rivelato ai cubani le tecniche trascendentali della danza classica. Più avanti, del tutto inaspettata, mi balza incontro una vasta retrospettiva di Roerich, lo scenografo e librettista de La saga della primavera di Stravinskij, la cui partitura aveva messo in crisi tutti i principi della composizione della musica occidentale ... A Leningrado, a Mosca, trovavo di nuovo, nell'architettura, nella letteratura, nel teatro, un universo pe,fettamente intellegibile, intellegibile anche dalle mie deficienze quanto a mezzi tecniibliotecaGino Bianco SAGGI/CARPENTIER ci, meccanici, per capire le cose situate più in là di certe frontiere culturali. (Come mi fu difficile, a Pechino, un giorno, capire i ragionamenti di un lama tibetano che pretendeva di identificare il tantrismo con il marxismo, o quell'uomo intelligentissimo, africano, che a Parigi, non molto tempo fa, mi parlava di riti magici, tribali, in termini di materialismo storico.) Sempre più si rafforzava la convinzione che la vita di un uomo basta appena a conoscere, capire, spiegarsi la frazione di globo che gli è toccato in sorte di abitare - anche se questa convinzione non lo esime da una immensa curiosità di vedere ciò che accade oltre la linea dei suoi orizzonti. Ma la curiosità non è premiata, in molti casi, da una totale comprensione. N on vi è città in Europa, dico io, dove il dramma della riforma e della controriforma si sia iscritto in vestigia più durature ed eloquenti che a Praga. Da ufl lato si innalzano la dura e ferma chiesa di Tyn, irta di guglie, la cappella di Betlemme, con i suoi tetti aguzzi, rivestita di austera lavagna medioevale, dove un tempo risuonava la parola verticale e tremenda del maestro Giovanni Huss; dall'altro si apre il crespo, avvolgente, quasi voluttuoso barocchismo della chiesa di San Salvatore del Collegio Clementino, in fondo al ponte Carlo, davanti alle ogive provocanti dell'altra sponda, come un sontuoso scenario gesuitico - sembra più teatro che chiesa - popolato di santi e di apostoli, di martiri e di dottori, confusi in una coreografica concentrazione di stole e di mitre - bronzo sul bianco, ombre sull'oro - an27

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