Linea d'ombra - anno VI - n. 23 - gennaio 1988

IL CONTISTO ANTOLOGIA CORRISPONDENZA CONPOSCRlffOAPROPOSITO DELLAccSFIDALLABIRINTO» Italo Calvino e Angelo Guglie/mi Caro Guglie/mi, ho le/lo il tuo saggio per il "Menabò 6 ". Una "sfida" senza avversari. È molto chiaro e ben argomentato e ne viene fuori una immagine della situazione molto coerente. Così come è dotato di una sua logica e coerenza il quadro della situazione che 1racciano gli hegeliano-lukàcsiani, i quali arrivano alle tue identiche conclusioni: la le1tera1ura e l'arte moderne sono la negazione della sforia (dell'umanesimo}, della proge1tazione razionale. Che loro diano al fenomeno un segno negativo e fu un segno posi1ivo, non vi differenzia molto: sia loro che tu arrivate a un punto in cui non c'è che da dichiarare la fine della lelteratura. Per l'hegelianolukàcsiano dato che i mezzi d'espressione sono tu/ti contaminati dalla decadenza, un 'uscita dalla decadenza (che non sia antistorico arroccamento su posizioni classicistiche) non si vede come si possa attuare. Per te, dato che compilo dell'arte è smascherare la f alsità di tu/ti i significati e di tulle le finali1à storiche, senza sostituirne di nuovi, ridurre a zero la concezione del mondo, a un certo punto, rido/lo a zero tu/lo il riducibile, mancherà la spinta necessaria allo scrivere, il perché, la polemica con quell'al1ro-dalla-poesià, che è sempre la condizione dialettica a che la poesia esista. E non è dello che non abbiate le vostre brave ragioni, di diagnosticare q11es1afine della lelteratura, gli uni e gli altri. Ma non è che io ne sia molto toccato. A me, tutte le riduzioni a zero mi interessano e rallegrano per vedere cosa ci sarà dopo lo zero, cioè come riprenderà il discorso, cioè come la totalità della cultura, che di terremoti e rasature al suolo ne ha subiti parecchi e sopra1tu1to a/traverso ad essi ha vissuto finora, riuscirà a superare anche questa (mica tanto grossa, poi, in confronto a altre), cioè come riuscirà a ridare verità a vecchi discorsi che possono tornare buoni. Mi vuoi convincere, Beckell e RobbeGrillet alla mano, che la realtà non ha senso? lo ti seguo, contentissimo, fino alle ultime conseguenze. Ma la mia conte111ezzaè perché già penso che, arrivato all'estremo di questa abrasione della soggeuività, l'indomani maltina potrò meltermi - in questo universo completamente oggettivo e asemantico - a reinventare una prospettiva di significati, con la stessa giuliva aderen~a alle cose liotecaGino Bianco dell'uomo preistorico che, di fronte al caos di ombre e sensazioni che gli baluginava davanti, a poco a poco riuscil'a a distinguere e definire: questo è un 111a11111'uth, questa è mia moglie, questo è un fico d'india, e dava inizio così al processo irreversibile della storia. Abbi dunque un saluto cordiale. I.C. Caro Calvino, non ho nulla da opporre alle tue controargomentazioni, tranne che per un punto peraltro essenziale: e cioè che anche io sarei interessato a un discorso "significativo", a una letteratura semantica e anche io penso che dopo aver ridotto il mondo a zero bisognerà ricominciare da capo con un discorso nuovo. Quello che contesto è che oggi sia possibile avviare questo discorso nuovo senza finire per pronunciare un discorso falso o comunque non più u:,o. E che questo sia il pericolo tu stesso me ne dài la prova allorché nella lettera ti dici certo che anche questa volta la "cultura ... riuscirà a ridare verità a vecchi discorsi che possono tornare buoni". Ora il problema non è o meglio non si risolve rivoltando un vestito già liso o rifac.endo il motore alla macchina. Fino a quando ci comporteremo come se il problema fosse semplicemente di aggiornamento, moltiplicheremo all'infinito la vita (la necessità) della cultura del grado zero o demistificante. Il primo passo verso una nuova Labirinti del '500 di Francesco Segala. prospetti1·a di significati (che peraltro non è la letteratura o solo la letteratura che può impianiare, ma prima ancora la filosofia, la morale, la politica, ecc.) è liberare il campo ' dalle vecchie prospettive non più vitali. Le quali, se invece ci si limita a aggiornare, non si fa altro che camuffare nella loro carica negativa e falsificante. Ci sono anche altri punti della tua lettera sui quali avrei qualcosa da dire. Per esempio non vedo proprio come puoi dire che sia così irrilevante la differenza tra la mia posizione e quella degli hegeliano-lukàcsiani, se grazie a questa differenza io e gli hegelianolukàcsiani possiamo esprimere valutazioni diametralmente opposte su posizioni culturali e specifici autori, se grazie a questa differenza io posso indicare e credere in una possibilità presente per la letteratura ment're gli hegeliano-lukàcsiani la negano o se mai si azzardano a prospettarla ti accorgi subito che è un invito di ritorno al passato, a forme e pensieri morti. Quello che è irrilevante è il fatto che esistano delle coincidenze di descrizione (ammesso che esistano): punti di dettato in comune possono rinvernirsi anche tra una lettera di .fohn Profumo e Christine Keeler e una lettera di Pascal alla sorella. Molti cordiali saluti dal tuo A.G. È chiaro che potremmo continuare a disl:utere così per un pezzo senza fare passi avanti. Perché sono proprio le ragioni di fondo che ci dividono, il modo di considerare certi atteggiamenti chiave della cultura del nostro secolo. Per me, se c'è una vecchia solfa che non si può più riprendere se non in funzione critica o ironica è quella dello scacco del rm;ionalismo e del positivismo; la sento ripetere da quand'ero ragazzo; fa tult 'uno con l'at111osferadelle nostre le/ture d'anteguerra. Sia1110venuti su in un 'epoca in cui di "valori" sicuri non c'era che quello scacco: e idealis1110,e bergsonismo, e fisica moderna, e adesione alla realtà politica non dicevano che quello, se111prela stessa musica da parte di tulle le più venerande barbe. (Anche la poesia d'allora non diceva altro che quello, ma per nostra fortuna lo diceva in un modo diverso, ossia in un modo che ci serviva altrimenti, come è spesso della poesia). L'uscila da una condizione di minorità è avvenuta per noi quando abbia1110capito che di scacchi alla ragione continueranno a essercene magari uno ogni dieci minuti, ma il bello è vedere ogni volta quale ponte sei capace di costruire per passare dall'altra parie e continuare la 1ua strada. Solo con questo a//eggiamento si po1rà ancora riuscire a veder

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