IL CONTESTO qui non c'è un sottotesto come in Pinter). li suo straordinario orecchio per il parlato gli ha poi consentito di raggiungere una formidabile efficacia nella riproduzione (ma non si tratterà per caso di invenzione?) dell'oscenità verbale, spesso con effetti di comicità irresistibile, come in Sexual Perversity in Chicago, American Buffalo e Glengarry Glen Ross. È proprio da qui che scatta il meccanismo della trasgressione controllata. La vicenda di Glengarry e la sua struttura teatrale sono assolutamente tradizionali; quello che c'è di insolito è il peso che l'osceno assume nella conversazione dei personaggi. È il linguaggio che offre al pubblico il fremito trasgressivo e la sensazione di trovarsi di fronte a un teatro diverso. In realtà tutto avviene all'interno dell'involucro rassicurante del dramma di conversazione, cioè di un tipo di teatro familiare allo spettatore e fornito di una dignità culturale che rende accettabile l'oscenità e certo tale astuzia ha avuto un ruolo decisivo nel suscitare, l'adesione del pubblico. Qualcosa del genere, trasgressione con assoluzione incorporata, lo si ritrova nella Casa dei giochi. Tutta la vicenda è raccontata secondo il punto di vista della psicologia. Lo spettatore sa soltanto quello che lei sa, insieme a lei si addentra in vicoli oscuri e locali fumosi, insieme a lei incontra personaggi sinistramente affascinanti, insieme a lei vive la sua trasgressione e viene illuso e ingannato. E, poiché tutto lo induce a stare dalla sua parte, sta con lei anche quando uccide il bidonista. Dato che riesce a farla franca (e questo in una ·storia con omicidio è decisivo) il film l'assolve. E lo spettatore pure, perché non vuole che venga scoperta; è solidale con un'assassina, ma con l'approvazione "divina" che gli viene accordata dall'esito creato dall'autore. La psicologa si assolve da sé; ma su questo punto Mamet introduce una sottile nota di ambiguità attraverso la scenetta finale in cui la nostra eroina, al ristorante, ruba l'accendino ad una vicina di tavolo. È la conferma che il bidonista aveva capito tutto di lei, mentre lei, la professionista dell'animo umano, non aveva capito nulla, né di sé, né degli altri. Lei ha ucciso chi le aveva fatto conoscere se stessa, battendola sul suo stesso terreno. Ma allora possiamo ancora stare dalla sua parte? In fondo gli ottantamila dollari erano stati il prezzo della sua analisi; ma è anche vero che il momento catartico non era giunto che con l'uccisione del1' "analista". Assolviamo, assolviamo. Ma chiediamo anche che i bidonisti entrino d'ufficio nell'albo professionale degli psicologi e analisti: ne sanno molto di più. B lioteca Gino Bianco TEATRO SPAZIOCHIUSO Maria Maderna Davanti, in platea, abiti "normali", in scena - e in fondo, nelle ultime file - attori e spettatori "speciali" con un testo speciale. È Andata e ritorno, un lavoro pensato e interpretato da una decina di detenuti della Casa circondariale di Lodi, insieme al gruppo di ricerca guidato da Alfonso Santagata e Claudio Morganti, e reso possibile dalla Civica Scuola d'Arte Drammatica di Milano, dal Comune di Lodi e dalla Ricordi, presso cui è prevista l'edizione del testo. I due attori-autori hanno lavorato qualche mese con i detenuti e hanno elaborato una scrittura collettiva, un testo/pretesto sull'esperienza dei diretti interessati. Questa "dimostrazione di lavoro drammaturgico", come è stata definita (ma sicuramente per evitare di ricorrere a una parola così abusata come "spettacolo", mentre invece lo "spettacolo" in questione si è rivelato ben piu riuscito di tanti altri), si è tenuta quest'estate: il debutto all'interno del carcere stesso, la replica, l'unica, al Teatro delle ViInterno carcerario (foto Ansa). gne di Lodi, il 25 e il 27 di luglio. Ma se ne ritorna a parlare complice la presentazione in pubblico del video ricavato da questo spettacolo-non spettacolo. La regia televisiva è degli stessi Santagata e Morganti, che l'hanno ambientato all'interno del carcere, mantenendo immutato il testo. Che è stato composto su improvvisazioni, e in cui tutto è quotidiano e simbolico allo stesso tempo, un teatro poetico - che raccoglie i timori, le ipotesi, le dichiarazioni di amore e di odio dei protagonisti - ma anche di grande impatto emozionale, commovente e ricco di tensione drammatica. Pieno di piccoli fatti, semplici azioni, suggestioni, immagini forti. I detenuti teatranti vogliono dare un'immagine di se stessi, compiere un atto di presenza, far conoscere qualcosa di sé. L'intreccio tra finzione drammatica e storia personale è sottolineato dal fatto che gli attori, pur facendo finta di essere altri, interpretano se stessi. li gioco della finzione (esattamente come nel testo di Fugard ambientato in carcere, L'isola), attraverso cui i personaggi cercano di evadere dalla realtà in cui vivono, si trasforma a un certo punto in esperienza viva e reale. La finzione non è
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