"teoria" alle spalle e senza eccessiva preoccupazione di "ortodossia", ma che dovendo fare i conti con la quotidianità, ha provocato un notevole mutamento nei rapporti non solo con l'istituzione ecclesiastica, ma più in generale con la realtà sociale e politica. Detto in altro modo, da un punto di vista più teologico: si è di fronte a uno spostamento dell'attenzione dalla verità "in sé" a quella della sua efficacia, del suo contagio. Ma di nuovo non in maniera astratta, ma con la preoccupazione centrale della solidarietà e della condivisione della sorte dei più poveri, degli-emarginati, dei più deboli (da cui la coerenza interna del movimento: dal '68 al '77 fino agli attuali gruppi per l'emarginazione nelle sue forme più varie). L'acquisizione di laicità, di cui si è detto, è, cioè, segnata ideologicamente da una scelta precisa (anche se sempre da determinarsi storicamente). Una parzialità che ha portato a purificare l'idea di Dio e ha permesso di compiere quel tragitto umano e politico, liberando da false sicurezze, ha portato, proprio perché sono state vissute sulle propria pelle le contraddizioni della vita quotidiana, ad approdare a una "laicità" ben lontana da quella "borghese". Laicità come qualcosa da scoprire sempre di nuovo, come "enigma e sfida", labirinto in cui può penetrare solo chi sa guardare il presente, per dirla in termini luterani, "sub contraria specie" (e per i credenti qui c'è anche tutta una teologia con al centro il crocefisso). Lungo queste traiettorie a me pare possibile trovare una unitarietà nella mappa variegata e assai complicata di innumerevoli gruppi cattolici che oggi operano in tutta Italia e nei campi più disparati. Spesso conflittuali fra loro; con gradi di maturità diversa; storie pure differenti, ma unite da una modalità nuova di coniugare fede e fedeltà alla terra. In breve, riprendendo alcune righe del quindicinale "Com-Nuovi tempi" (n.4/87), proprio a proposito della laicità (termine che si riconosce ambiguo, ma utile in quanto d'uso corrente), si tratta di tutti quei credenti che hanno creduto che "l'annuncio evangelico potesse risuonare non come supplenza consolatoria, non come 'servizio' sostitutivo, ma come parola di fede in qualche cosa di Altro, pronunciata ed accolta da uomini liberi e maggiorenni( ... ). Laicità per noi significa costruzione nella società di una presenza (testimonianza) evangelica veramente portatrice della "buona notizia" dell'amore di Dio per gli uomini, in Gesù morto e risorto. Significa operare insieme dal basso e per una chiesa dal basso, partecipando all'una e all'altra. Tutti, a cominciare dagli ultimi, i primi a sedersi al convito". BibliotecaGino Bianco CINEMA LAPSICOLOGAE ILBIDONISTA Paolo Bertinetti la casa dei giochi del titolo del film scritto e diretto da David Mamet è in realtà una squallida casa da gioco dove la protagonista, psicologa e autrice di un libro di successo, si reca a cercare il creditore di un suo giovane paziente. L'incontro la intriga: lui più che un giocatore è un imbroglione, un truffatore "alla napoletana" che rivela sorpredenti capacità di leggere nell'animo umano. In fondo è uno psicologo pure lui, anche se non del profondo e soltanto per gli aspetti che gli consentono di abbindolare le sue vittime. E subito cerca di'fare un bidone, di seimila dollari, alla conoscitrice patentata e profonda dell'animo umano. Lei non ci casca, ma è ugualmente attratta dalla personalità di lui: sul piano professionale - almeno così crede. Ma c'è qualcosa di più, come il truffatore ha ben capito: e la seduzione si traduce in un bidone, questa volta riuscito, di ottantamila dollari, con finto omicidio di un finto poliziotto. Quando se ne accorge la nostra eroina, già sconvolta dal supposto assassinio, cade in preda alla disperazione. Si sente umiliata e offesa, come donna e come professionista. Ma trova la forza di reagire. Va all'aereoporto dove il bidonista sta per parIL CONTESTO tire, gli punta la pistola contro ordinandogli di chiedere pietà, di umiliarsi, di ripagarla con la stessa moneta pagata da lei. Ma lui non cede, non si umilia (chissà poi perché) e lei lo uccide. Questa la trama della Casa dei giochi di Mamet, un film che ha ricevuto amplissimi consensi (tuttavia superiori ai meriti) e che è piaciuto molto per certe atmosfere di notturno sottomondo malavitoso, in sottolineato contrasto con le scene diurne, solari e rassicuranti, dell'America per bene, onesta e piena di buoni sentimenti. Ma è nella trama che va ricercato uno dei motivi di attrazione del film, lo stesso che ha fatto la fortuna teatrale in Italia di G/engarry Glen Ross, e cioè quello della "trasgressione controllata". Marne! è da tempo un drammaturgo di solida reputazione, giunto subito al successo, a soli 23 anni, con Duck Variations (1971). Già in questo testo (due vecchi in riva a un lago che parlano di anatre attraverso una dozzina di variazioni sul tema) appaiono le caratteristiche fondamentali del suo teatro. Un dialogo fittissimo di grande ricchezza idiomatica, un procedere per brevi scene che costruiscono la vicenda a mosaico, una tendenza a lasciare alle parole della quotidianità il 'ritratto dei personaggi (con il rischio della superficialità, perché David Mamet e Lindsay Crouse, autore e interprete di La casa dei giochi. 15
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