Linea d'ombra - anno VI - n. 23 - gennaio 1988

DISCUSSIONE non dal capitale ma dalla bomba atomica. Come vorrei descriverti la scena di questa riunione dei QR con quest'ultima incarnazione, quasi suprema, dell'ideologia borghese! E le facce di Romolo e di Monica e la cattiveria di Rieser ("Mi hanno riferito che in Giappone la lotta contro la bomba la fanno perchè è una lotta antiimperialistica e anticapitalistica")". Quel tanto di "settario" che il gruppo aveva in sé, e che diventerà esplosivo in alcuni suoi membri scissionisti; quel tanto di "logica m-1" che portò un altro membro del gruppo a intitolare la prima raccolta di scritti di Panzieri dopo la sua morte col titolo alquanto tronfio di La ripresa del marxismoleninismo in Italia, sembra essere in questo caso dello stesso Panzie.ri. Va ricordato peraltro che la lettera in questione è tutta difensiva: Panzieri ha subito le critiche aggressivissime della parte trontiana alla sua linea, e cerca di tenere insieme il gruppo, prima di convincersi che non c'è piu nulla da fare assistendo alla compenetrazione delle posizioni estremistiche alla "gatto selvaggio" con quelle del!' "entrismo di massa" trontiano, e di prendere atto di una inconciliabilità ormai totale tra chi sostiene il metodo dell'inchiesta, e cioè il rapporto con la realtà vera della classe e non con i suoi idoli, e i feticisti dell'organizzazione col loro vecchio vezzo (falsa coscienza lenin-stalinista) di considerarsi essi stessi avanguardia della classe tout court. La reazione ad Anders è il segno di qualcosa di piu profondo, che ha naturalmente le sue giustificazioni (il pensiero di Anders può certo avere i suoi limiti) ma che rivela anche tutto il ritardo, in generale della sinistra, nella valutazione dello stato delle cose successivo alla seconda guerra mondiale, dei grandi cambiamenti che erano intervenuti e stavano intervenendo nell'economia e nella società. Nel nome di Marx si sono compiuti è noto, misfatti terribili, per esempio quelli staliniani; ma nonostante la destabilizzazione e il rapporto Kruscev, per i militanti della nostra sinistra non è stato facile liberarsi del mito sovietico e bolscevico e della logica della Terza Internazionale, sempre con la paura di "buttar via il bambino con l'acqua sporca". Marx era "la scienza", e se Panzieri è meritoriamente tra coloro che piu hanno cercato di disideologizzare e "debolscevizzare" il pensiero marxiano puntando sulla parte che ne considerava piu duratura e proficua, pure anche lui pensava e viveva l'idea assai chiesastica di un "noi" (marxisti) diversi dagli altri e portatori della verità, nonostante lotte e faide che ben conosceva nell'interpretazione di quella verità e nella sua messa in atto. Non posso ricordare cosa dicesse Anders quella famosa sera, ma c'è il libro a disposizione, e altri scritti di Anders di allora per immaginarlo; e credo oggi che Anders fosse piu vicino alla verità, col suo pensiero critico e antifideistico, di quanto non lo fossimo noi. E rimpiango, personalmente, il molto tempo perduto da chi, come me, non veniva dalla "scienza" o dalla sinistra istituzionale, non il tempo, tutt'altro che perduto, per rendersi noto e accettabile quella sorta di super-io barbuto, ma quello per prendere sul serio la scienza di classe dichiarata dai suoi seguagi, dei cui discorsi la IO mia esperienza del sociale in altri campi che quello della fabbrica, ma anche negli immediati dintorni della fabbrica, mi faceva modestamente e empiricamente pensare che non fossero del tuttò nel vero, e che la loro settaria rigidità finisse per tradire, oltre che verità d'altra larghezza e ambito, forse anche (questo lo penso oggi) la stessa "sostanza" di Marx. Sottoposta ai fuochi di fila di cui dietro, la visione fideistica del marxismo si è squagliata come neve al sole (ultime a resistere e difenderla, a parole almeno, furono proprio le piu sfrenatamente soggettive delle "avanguardie di classe": i "maoisti" degli infimi gruppetti da un lato, e gli autonomi dall'altro), cosi come si è squagliata la "Classe", peraltro tradita da piu parti, e tradita a volte perché mal valutata. Mentre che "l'ideologia borghese" di Anders appare piu attuale che mai, e molto poco "borghese". Prendendo a cardine del suo pensiero Auschwitz e Hiroshima, Anders ha colto una realtà oggi ineluttabile, che riguarda tutti e tutto, perché riguarda il futuro stesso dell'uomo e della natura. Solo a partire da questa considerazione si possono reinvestire di significato parole come "lotta antiimperialistica e anticapitalistica", di cui non vedo la contraddizione con l'analisi e il progetto di intervento che possono dipartirsi da Auschwitz (punto estremo, se mai ve ne furono, della "razionalità capitalistica") e con Hiroshima (punto estremo, se mai ve ne furono della logica imperialista). Il Marx della nostra gioventu era ancora per gran parte fatto di Terza Internazionale (dunque di Lenin), però per fortuna anche di "sociologia" e filosofia di ricchissime implicazioni, di immensa utilità conoscitiva, ma era un perno troppo centrale e dominante, e soprattutto troppo fatto di "leggi", per poter servire, ieri come oggi, a interpretare tutto, e tantomeno a darci indicazioni d'azione e di lotta definite. Ci serve e ci servirà ancora moltissimo; ma ci servono anche altri pensatori, altre scuole, altre esperienze; e soprattutto ci serve un radicalismo (alla Anders, perché no?) di cui i suoi sostenitori, ufficiali e non, avevano perduto ogni sentore cosi come oggi si sentono di rinunciare pressoché tutti alla stessa qualifica di "marxisti". Il molto che abbiamo appreso da Panzieri fa parte di una storia nel bene e nel male chiusa, si direbbe definitivamente. Bisogna ripartire da altre storie, da altre lezioni, probabilmente per una lunga fase di incertezza e sincretismo retta bensi dalla coscienza di certi irrinunciabili valori e, panzierianamente, da un "metodo" - quello della con ricerca e inchiesta, quello della verifica in una "base" che non è piu classe ma che, in modi nuovi e complessi, pure continua ad essere anche classe. E che si trova molto piu altrove che non nel mondo sviluppato del capitalismo, trionfante anche grazie al consenso dei suoi proletari.

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