Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

STORIE/AT%ENI "Corrono saluti. - Tornando state? - Tornando. E voi andando? - Andando. - In ora bona! - Eh! - Andando dove e tornando da dove?, si chiede Luisu." 11cielo a occidente è arancio e rosso. Le carrozze dei baroni spariscono. I carri si fermano. Gli uomini impastoiano i buoi, le donne montano tende di pelli colorate e accendono falò. Una launedda modula sottovoce le note di un ballo. Luisu segue Emanuel Alabì, e pensa: - Mi ha salvato dalle grinfie dei baroni ... Non conosco questo mondo, e nasconde pericoli ... Araj potrebbe non bastare alla salvezza ... Ho bisogno di sapere dove metto i piedi. .. - e chiede: - Dove andiamo? -. - In città -. Cavalcano fino a notte, il cielo è nero, c'è soltanto una stella. - Dormiremo lassù -. Un colle. La cima sparisce nel buio. Araj si arrampica come un muflone, in quattro balzi è a metà strada. Un profumo dolce e acre raggiunge Luisu. - L'ho già sentito, una volta ... la notte dei miracoli, prima delle spine ... -. Guarda nel buio alle sue spalle. Il cavallo bigio scivola sulle rocce, ha paura, non si vede più. - Ehi, Emanuel Alabì, cos'è questo profumo?-. - Il mare -. - Chissà cos'è il mare ... - pensa il bambino, e Araj in men che non si dica è sulla cima. Luisu si volge indietro, alla pianura. I fuochi degli accampamenti disegnano stelle. - Per sostituire quelle che mancano in cielo? - Davanti agli occhi un baratro nero e profumato, e laggiù in fondo luci minuscole. Camminano, disegnano cerchi e onde tremanti ... Emanuel Alabì divide il suo pane, il suo formaggio e la sua fiasca di acqua di fonte con Luisu. - Dov'è il mare? -. - Attorno, dappertutto. Da qualunque monte si scenda, si arriva sempre a un mare -. - Cos'è? -. - ... Acqua. Acqua senza fine. È scritto di Ben Alì, che dalla costa di Barbarìa vedeva le belle di Nerja, e oltre Ouled Djellai i margini del deserto, e neppure Ben Alì ha mai visto le pietre di Licata dalla sabbia di Annaba. Il mare è infinito, e vivo. Respira. Gioca, minaccia, e ogni tanto uccide ... Bisogna navigare, e guardarlo ... Guardarlo. Un immagine vale più di mille parole ... Lo vedrai domani, laggiù -, l'indice di Emanuel Alabi traccia un semicerchio che contiene metà del mondo e le luci minuscole che camminano disegnando cerchi e onde tremanti. - Cosa sono quelle luci? -. - Lampàras. Barche di pescatori. È una buona notte, per calamari ... -. L'uomo cerca il bambino, e vede gli occhi che brillano, spalancati sotto l'unica stella. - Non sai cos'è una barca e forse non hai mai visto un calamaro ... -. - Hai ragione. Ma non è importante. Mi piace ascoltarti. Le parole sono note di un ballo, non bisogna capire ... -. Ride, Emanuel Alabì. Accende una pipa corta, dimezzata. - Parleremo fino a che non sarà spenta. Poi dormiremo. Avrai tempo anche domani, per imparare -. - Emanuel Alabì. .. Cos'è la città? -. - Non basterebbe il racconto della mia vita tutta intera ... Dovrei dirti di mio padre e di mia madre ... -. Parla lento, e tra una frase e l'altra aspira una boccata di fumo, la conserva a lungo nei polmoni e la soffia verso il mare invisibile ... - Dovrei dirti di mio padre e di mia madre ... e dei sette Alabì che hanno procreato Alabì per arrivare a mio nonno Vidal Alabì ... e arrampicarmi anche più indietro a Ehaim Alabì, che fuggì da Maiorca su una barca da pesca con quattro bauli d'oro e una scimmia ammaestrata ... seguito in mare da suo padre Salomone ... Che nuotò per trenta giorni, poi diventò lampreda e pescecane ... Sarebbe troppo lungo ... Una cosa è importante, soprattutto. Guardati dai baroni ... Torturano, uccidono, comprano e vendono ... qualunque cosa, anche se stessi ... ibliotecaGino Bianco riveriscili secondo l'etichetta, quando ti capiterà ... gli fa piacere, adorano gli ossequi, i salamelecchi e i leccapiedi ... gareggiano per un'onorificenza formale, per un titolo vuoto di valore, per una decorazione, per un'inezia ... che li faccia apparire diversi, superiori, e obblighi il mondo àlla riverenza ... fanno le code, come i pavoni, e si specchiano negli occhi del prossimo ... Ho un fratello di sangue ... si chiama Bassach Manahem ... e una volta ha detto che la loro stessa anima, se pure hanno un'anima, è davanti a uno specchio, vede solo se stessa e ignora l'esistenza del mondo ... Ma non è così, se è vero che invidiano chiunque, con la massima facilità, per qualunque motivo ... Bassach crede che si possa invidiare senza uscire dallo specchio, semplicemente notando la propria bruttezza, ma è un gioco ... un paradosso ... e Bassach compra, ogni anno, tre pesi d'oro di Persia, e due pugni di gemme di Barbarìa, e vende ogni anno più di cento monili finiti ... Li disegna Beth, sua moglie, e meraviglie così non le vedresti al bazar di Costantinopoli ... I baroni amano il lusso e i gioielli, per fortuna ... Anche se più di ogni altra cosa amano il dominio, e il cibo ... fuori dalle mura, nel porto, c'è un mercato più affollato della casbah di Agadir ... vendono stoffe, armi, carbone, pesce appena pescato ... e barili di baccalà salato, vini portoghesi e droghe moresche ... Ogni notte banchettano, ruttano, si ubriacano ... vaneggiano di onori e denari, balsami e favori ... elisir e complotti per distruggersi a vicenda ... Vivono per dominare gli altri ... Bassach crede che lo facciano perché non sanno governare se stessi ... -. - Cos'è il porto? E Agadir? -. - ... Dovresti sapere cos'è una nave ... - · - D'accordo. Cos'è una nave? -. - Una cesta di legno, ma grande, più grande, più grande della tua casa ... vola sul mare, i venti spingono le vele... arriva nei porti delle città ... Agadir è laggiù, oltremare, nel cuore di un regno ... nel mondo dei Re e dei prodigi ... dei flauti incantati ... dei creatori di dèi ... Adesso basta. La pipa è finita, bisogna dormire-. Emanuel Alabì si corica e copre le spalle con una manta di pelli di pecora. Chiude gli occhi. Luisu non ha sonno e sente la voce di mammai. - Non vuoi mai fermarti, non vuoi mai dormire ... Chiudi gli occhi, bitzinné -. Li chiude. Ma non del tutto, e vede fra le ciglia la mano bianca di mammai che fruga nella paglia e cerca le uova coperte di piume bianche. Le uova sono tiepide sulle palpebre. La magia l'ha difeso dal male nei giorni di carestia e in quelli di abbondanza, fino alla fine. E la voce calda e scura canta un rosario di parole nuove: - Domani sarai Luisu, Luisu Alabì più tardi, e dovrai imparare, dovrai lottare, la magia non sarà più tuo scudo, Araj dimoniu ti accompagnerà, ma soltanto se saprai domarlo ... -. - Oh ... mammai ... senza magia ... dove porta la strada? -. - Al corno della forca, porta! - li ghigno malvagio di Occhi di rospo accompagna le parole. - Anch'io ho faticato, ad aprire gli occhi ... - pensa Emanuel Alabì, orafo judeo e contrabbandiere. Si rigira sotto la manta e si addormenta. Luisu apre gli occhi. Una luna si solleva, tonda e gialla come un'arancia, e una luna rossa si abbassa e scompare, e riappare, affonda, trema, ondeggia, scivola, sinuosa. - Prima c'era una stella ... una sola ... - pensa, e si addormenta. 75

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