Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

STORIE/ATZENI V. Prima c'era una stella, una sola. Araj vola. Sulla strada polverosa un serpente di figure, buoi, ruote che rotolano ... La coda del serpente è un carro di legno carico di meloni, trainato da due vacche scheletriche che non muoverebbero un passo se un uomo non le pungolasse di continuo, piagandogli i fianchi con un frustino di salice e gridando - Aiò! Hi! Aiò! -. Luisu guarda il berretto verde consunto, sformato, schiacciato sulla fronte, e l'occhiaia nera attorno a una palla rossa che pulsa e pare voglia fuggire dall'orbita, e pensa: - Occhi di rospo-, e chiede: - Scusa signore ... Cos'è questo posto? ... Ieri la pianura era un letto di cardi, oggi è coltivata ... Ieri non ho visto uomo, per strada, e oggi una processione che si allunga fino all'orizzonte ... -. Occhi di rospo non dà segno di aver sentito, né di essersi accorto che un bambino cavalca al suo fianco. - Aiò! Hi! Aiò! -. - Dove andate, tutti quanti? -. - Aiò! Hi! Aiò! -. - Dove porta questa strada? -. Occhi di rospo si gira stizzoso. - Al corno della forca, porta! - Accompagna le parole con un ghigno cattivo e torna alle sue vacche, la discussione è finita. - Aiò! Hi! Aiò! -. - Avrai bisogno di fortuna, in questa terra di uomini che non amano farsi interrogare ... - ricorda Luisu, guarda il frustino di Occhi di rospo e sprona - Via! -. Araj vola. Luisu è incantato dalla processione: uomini ubriachi, che piangono, o inanimati, o rabbiosi, vocianti, e donne ben sveglie che tengono d'occhio i carri e trascinano per mano bambini scalzi, tristi e cupi come fossero condannati a qualche pena, e carciofi, pomodori, quarti d'asino, orbace, pistoccus, argenti, ricami, tappeti e ogni altro ben di Dio alla rinfusa sui carri. Non ha mai visto tanti colori tutti assieme: oro e carruba le guance delle donne, bianca e rosa la carne d'asino, rossi e verdi i pomodori, grigio e nero l'orbace, e tappeti macchiati di giallo e azul. Cavalieri vestiti di bianco e di rosso si lanciano lunghe fiasche di zucca, le acchiappano al volo e ridono a bocca aperta. Galoppano verso la pianura, e in un attimo sono alle spalle di Luisu, guidano un altro serpente di figure, buoi, ruote, carri vuoti, bambini sdraiati sul fondo a guardare il cielo che passa, sorridenti, e donne che corrono nei campi a raccogliere cicoria e ravanelli. Le processioni marciano in direzioni opposte sulla stessa strada, brulicante come la piazza del paese il giorno del santo. Corrono saluti. - Tornando state? -. - Tornando. E voi andando? -. - Andando -. - In ora bona! -. - Eh!-. - Andando dove e tornando da dove? - si chiede Luisu. Non ha il coraggio di domandare più niente a nessuno, dopo averci provato con Occhi di rospo. Araj prende il passo dei buoi e di un cavallo bigio, ben pasciuto. Il cavaliere guarda fisso davanti a sé, e mai a sinistra, dove lo affianca Luisu, né a destra, dove scorre la pianura di limoni e case di fango. Il naso dell'uomo è il becco di un astore, le guance bianche e ben rasate, la giacca di panno nero opaco, la camicia di lino, candida e abbottonata sul petto da fibbie d'oro, le mani lunghe, scure, pulite, senza calli e gli stivali di pelle nera, morbida, ben ingrassata, infilati in staffe d'argento, e la bocca stretta in una smorfia di disgusto, o di angoscia, e rughe profonde attorno all'occhio semichiuso. Luisu non ha mai visto una sella, né mai immaginato che potesoliotecaGino Bianco se esistere un uomo come questo. Corrono voci, fra i carri - Labài, labài! - e tutti rallentano la marcia, tirano le redini, pungolano i buoi, si gettano in un fossato sul bordo della strada. - Labài, labài! - e continuano a marciare. L'uomo dal becco d'astore ha occhi stretti, grigi, e una voce pacata. - Togliti di mezzo e leva il berretto dalla testa. Stanno arrivando i baroni. .. -. - Alto, chiaro, elegante, profumato, barone ... - ricorda Luisu, e obbedisce, raggiunge l'uomo nel fossato. I baroni passeggiano fuoriporta in carrozze rosa, turchesi e ciclamino. Il centro della strada gli appartiene. Servi in marsina nera siedono a cassetta. Una voce vola fuori da un finestrino aperto. - No se puede dormir, me levanto. No hay nadie. Probablemente rayos de la luna. Y no se puede conciliar el suefio. Parece que alguien golpeara la puerta. Me levanto de nuevo, abro de par en par, el aire me da de lleno en la cara, pero la calle està completamente vacìa. Sòlo se ven las hileras de àlamos que se mueven al ritmo del viento ... -. - Sembrano trilli di rondine - pensa Luisu e cerca di vedere dentro la carrozza, spia dai finestrini visi bianchi di farina incorniciati di boccoli rosso d'uovo, e labbra rossoamarena. Volano risa contagiose da una carrozza all'altra, come se ridessero tutti delle stesse cose. No. Non tutti. Una carrozza nera. Il viso serio, attento, cupo, di un uomo che ascolta. Dal finestrino vola una voce di donna: - Nada podrà apartar de mi memoria la luz de aquella misteriosa làmpara, ni el resultado que en mis ojos tuvo, ni la impresiòn que me dejò en el alma ... -. - Le loro voci son trilli di rondine - pensa Luisu, e le parole sconosciute si perdono nell'aria. Il bambino chiede al becco d'astore: - Se non avessi levato il berretto? -. - Avrebbero fermato la processione per farci assistere all'esibizione di un boia. Ti avrebbero appeso al ramo di un albero, a torso nudo, per darti almeno cento nerbate, e ti avrebbero requisito il cavallo. Qualche anima caritatevole, forse io stesso, ti avrebbe slegato e dato da bere, ma soltanto dopo il tramonto, come vuole la legge. Saresti rimasto lassù fino al buio, con le mosche appiccicate a levarti il sangue ... -. - Ti ringrazio dell'avviso ... -. - I baroni hanno denti di iena per torturare gli innocenti, soprattutto se proprietari di un bel cavallo come il tuo ... Vieni da lontano, e non conosci la città neanche per sentito dire ... -. - Come fai a saperlo? -. - Chiunque se ne accorgerebbe, se ti osservasse per un minuto. Ammiri i baroni come fossero meraviglie del creato, uova di elefante o cuccioli di minotauro ... Li ascolti incantato e sorridi ... -. - Hai ragione, signore, non so chi siano i baroni, né cosa siano elefanti e minotauri. Ho conosciuto Arrafiebi, però, e Giona Porcu. E non ho mai visto un uomo come te. Come ti chiami? -. Il becco d'astore guarda attento il bambino. Per un attimo i suoi occhi sono fessure lucenti, un sorriso nascosto. - Mi chiamo Emanuel Ala bi. .. Se continuassimo a parlare ci riempiremmo soltanto la bocca di polvere sollevata dai baroni ... Più tardi ci sarà tempo ... -. La marcia continua, lenta. - Aiò! - Cigolio di carri sulla sabbia del fossato, schiocchi di carrozze che saltano sulle pietre della strada. Trilli di baroni escono dai finestrini e raggiungono Luisu silenzioso: - Lo queramos o no, sòlo tenemos tres alternativas: el ayer, el presente y el mafiana. Y ni siquiera cuatro. Y ni siquiera dos ... -.

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