ARAJDIMONIU Sergio A tzeni (Continuazione dal numero precedente). IV. Il demonio è cane bianco, testa di cavallo o culo di bue. O pecora, agnello, capra dorata, un ciabattino su uno scoglio in mezzo al mare, il vento che sussurra sconcezze alle orecchie o un bambino dai piedi d'asino. Il sole illumina una pianura gialla, infinita. Il vento dondola fiori rossi, gialli, viola, di ogni specie di cardo, e spine argentate di cardo mariano. Nient'altro fino a notte, e la notte è senza luna. Laggiù, lontano, una fiamma nel buio. - Uomini - pensa Luisu, - e forse cibo, riparo, acqua ... - Araj vola. Arrivano in un attimo. Sembrava lontano, era appena più avanti. La fiamma è una lampada appesa a una foglia di palma secca, pende dall'an&olo di una casa. Luisu scende, barcolla. E stanco di stare in groppa. Ha fame, sete. La porta si apre senza dargli il tempo di bussare, e lascia uscire una nuvola di fumo. - Hanno sentito gli zoccoli - pensa Luisu, e vede una donna, bassa, curva, attortìara, avvolta un uno scialle nero a ricami dorati grandi come unghie di bambino. Il viso è vecchio, nero come pece e rugoso come uva passa, e le orbite dei suoi occhi sono vuote. Sorride mostrando due file di denti d'oro che lampeggiano assieme ai ricami dello scialle. - Vieni dentro. Siediti con noi. La zuppa è quasi cotta -. La voce è cristallo e si spezza nelle tonalità più alte. - Dove sono i suoi occhi? - si chiede Luisu con un brivido. La vecchia lo prende per una manica, lo tira giù fino a farlo passare sotto la porta troppo bassa e lo trascina in una spelonca affumicata. Al centro arde un fuoco. A Luisu pare lontano come le colline del paese. Non c'è finestra né camino. Una nebbia grigia ristagna e si addensa. La vecchia lo spinge su una sedia e lo abbandona. La sedia è troppo piccola, lo costringe a star chinato coi gomiti poggiati sulle ginocchia e la faccia sulle mani. Attorno al paiolo che bolle sul fuoco si muovono come serpenti le dita lunghe della vecchia, artigli affilati. - lo l'ho vista, giuro! - grida una voce a destra. Luisu si gira, spalanca gli occhi. Vorrebbe distinguere qualcosa in quel fumo, ma riesce soltanto a lacrimare. Chiude gli occhi. - L'ho vista, giuro! - è una voce da uomo adulto, chiara e sorridente. - Una giana viva, alta non più di quattro palmi. Aveva un vestito di pelle cruda, e mangiava frutta selvatica. Quando si è accorta che la spiavo è fuggita, timida come un cerbiatto -. - Bugiardo ... - piagnucola un bambino, dall'altra parte della spelonca, oltre il fuoco, invisibile anche lui. - Io l'ho vista veramente, una giana. Alta trenta piedi e bella come il sole. Si arrabbiava ogni giorno senza motivo e strillava in continuazione. Era vanitosa, e usciva solo di notte perché il sole non le annerisse la pelle. Tesseva sempre broccati e una volta si è tagliata le dita con la mezzaluna mentre tritava il prezzemolo -. - Non è vero - gracchia una voce dal tetto (- una cornacchia che parla!- pensa Luisu) - soltanto io conosco la giana, la vedo ogni santo giorno. È coperta di stracci luccicanti e ha unghie nere affilate. Succhia il sangue ai bambini -. · - Smettila uccellaccio - strilla la vecchia, e la voce è cristallo in mille pezzi. Agita un bastone per tentare di colpire la cornacchia. Poi si volge a Luisu, il viso nero sorride e la voce è lattemiele. - Parla per dispetto. Dice le bugie. Le gianas non esistono, lo sanno anche i bambini. Uomini cattivi, ci sono, altro che gianas. Mi ricordo, una volta, sono andata alla festa di San Francesco, con 7~ liotecaGino Bianco gioia, oh, per la festa e la benedizione. Arrivo con questo animo pio, e subito tolgo dalla sacca il fillindeu benedetto, che nessuno può rifiutare almeno di assagiarlo. Comincio il giro di due malarittus dae su dimoniu, e cosa fanno? Ridono! Non vogliono il fillindeu benedetto! - Nessuno può rifiutarsi almeno di assaggiarlo! - dico io, - Se non bevono questi scriteriati non berrà nessuno! - E conservo il fillindeu. La giornata a poco a poco se ne va e la notte viene. Tutti tornano ai paesi, e per strada, sull'orlo di un burrone, i cavalli di quei due imbizzarriscono senza motivo. E cadono tutti e quattro, cavalli e uomini, e si troncano le ossa sulle rocce. Male han fatto, dico io, a non bere il fillindeu, e la mano del Signore li ha puniti-. - Raccontala come si deve - corregge la cornacchia. La vecchia agita il bastone nella nebbia, a casaccio e inutilmente. - Volevi avvelenare tutti, col tuo fillindeu. Per rubare il denaro, l'oro dei corpetti, le camicie di seta, gli orecchini e pure le elemosine. Ma dovevano sorbirselo tutti proprio tutti, altrimenti ti avrebbero smascherata e uccisa. Hai scelto per primi quei due, perché li avevi ben osservati e pensavi che ti avrebbero resistito. Hanno mandato all'aria i tuoi piani. Il fillindeu l'hai fatto sparire in fretta e furia prima che qualcuno volesse veramente assaggiarlo -. - Vero. Vero. - conferma il bambino piagnucoloso. La vecchia smette di inseguire la cornacchia e si tuffa nella nebbia a caccia del bambino, che continua senza mutare di una nota il piagnisteo. - Hai pensato alla vendetta tutto il santo giorno. Eri piena di fiele. Tu stessa hai gettato l'erba di biscia nel naso dei cavalli, proprio mentre imboccavano il sentiero sul burrone. Per questo sono imbizzarriti; non senza motivo -. - Proprio così! - aggiunge la voce a destra di Luisu. La vecchia riappare vicino al paiolo. Si ferma. Ha un sorriso fra i denti stretti, orrendo. (- Dove sono i suoi occhi? - pensa Luisu). E l'uomo continua. - Appena i ragazzi sono precipitati, hai cominciato a gridare, e l'eco ti ha ripetuta molte volte. Tutti quanti, nel buio, hanno saputo la notizia della morte. Neppure se avessi gettato il bando ... Strillavi come una gallina, eh? Dì la verità, vecchia strìa. Il Signore? L'anno venturo a San Francesco nessuno avrà il coraggio di rifiutare il fillindeu avvelenato. Li spoglierai di tutto e li brucerai, eh? Uno a uno? Soffocavi dalla soddisfazione, sull'orlo del burrone, dì la verità, e come strillavi, eh? Avete visto avete visto paesani? Il Signore mi ha vendicata. Avete visto avete visto? Male han fatto a rifiutare il fillindeu benedetto. Avete visto avete visto? La mano del Signore li ha spinti nel burrone ... -. La vecchia ha cominciato a pestare i piedi dal primo avete visto, come un'ossessa, e solleva una nuvola di cenere che annerisce la nebbia. Respirare è ingoiare cenere. E grida, voce di strìa. - Zitti, zitti, dimonius. Spaventerete l'ospite e non berrà il fillindeu. E chi non beve il fillindeu muore per mano del Signore! -. Le unghie della vecchia si agitano controluce nella nebbia, artigli d'aquila sul coniglio. Luisu grida con tutto il fiato che ha in gola, e soffoca nella cenere - Araj, aiuto - la voce è come nei sogni, ti sforzi di urlare a piena gola e non riesci a sussurrare. Una zoccolata schianta la porta. La vecchia si getta su Luisu, lo sfiora con le unghie, e sparisce risucchiata nella nebbia - Lasciatemi, lasciatemi, dimonius malarittus ... -. Nella spelonca le risate di quei tre. Araj addenta la giacca di Luisu e lo trascina fuori. - Una cornacchia che ride ... - pensa Luisu, e respira, tossisce, si trascina. I cardi gli riempiono di spine la faccia e le mani. Si solleva. Balza in groppa e si stringe al collo di Araj. Chiude gli occhi e si addormenta. Il vento canta un'anninnìa.
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