istituzioni e le briciole riservate ai gruppi alternativi era motivo di scandalo, i tagli in generale imposti dai governi conservatori e le discriminazioni in particolare nei confronti dei "non riconciliati" hanno reso la situazione ancora piu precaria. Eppure al teatro alternativo resta non soltanto il merito di aver saputo rinnovare in passato tutta la scena inglese, ma di aver reso possibile persino nell'era Thatcher l'esistenza di un vitalissimo "teatro delle donne" (gruppi e autrici: Methuen ha già pubblicato quattro raccolte di "plays by women "), di un teatro omosessuale che oltre allo storico "Gay Sweatshop" vanta nella sola Londra almeno una dozzina di altri gruppi teatrali, di un teatro "di colore", negro, indiano e pakistano, che rappresenta un fragile ma preziosissimo ponte tra le comunità di colore e la popolazione inglese (è da qui che arriva Hanif Kureishi, lo sceneggiatore di My Beautiful Laundrette). · Tutte cose che alla Thatcher e ai frequentatori dei salotti di sinistra nostrani possono sembrare obsolete, o addirittura ridicole, anziché segni di vitalità. Ma un'indubbia prova di tale vitalità è data dal permanere, sempre a ottimi livelli, dei gruppi storici (l'elenco sarebbe troppo lungo, ma ci sia concesso di citare almeno la Joint Stock Theatre Company e il People Show, giunto al suo 92° spettacolo) e dall'affermazione di nuovi gruppi. Tra questi vogliamo ricordarne almeno due, Red Shift e Kick Theatre Company, perché in una fase di stanca nella messinscena dei classici (l'unico spettacolo degno di nota nelle ultime due o tre stagioni della Royal Shakespeare Company è un Riccardo lii che però si reggeva tutto sulla formidabile interpretazione di Antony Sher) hanno saputo proporre con una seducente freschezza interprètativa che passava attraverso la valorizzazione del testo - anziché attraverso discutibili trovate spettacolari e scenografiche - due dei piu impegnativi capolavori elisabettiani, La Duchessa di Amalfi (Red Shift) e il Coriolano (Kick Theatre). Ancora adesso lo stimolo e l'esempio per il teatro ufficiale continua a venire dall'area alternativa. Ma è tempo di ritornare agli autori, perché comunque è soprattutto da loro che emerge il ritratto della scena inglese degli anni Ottanta. E ancora una volta, in modo probabilmente sorprendente per noi abituati da anni a sentir parlare di riflusso, di ripiegamento sul privato, di ritorno ai vecchi (pseudo) valori e di italico edonismo reganiano, il dato che caratterizza la produzione dei drammaturghi inglesi è il suo stretto legame con la realtà politica e sociale, il suo costante intervenire su di essa usando, per quel che gli è possibile, il teatro come arma della critica: "quello che non è cambiato è la volontà del cambiamento". Gli anni Ottanta si aprirono nel segno di Howard Brenton (uno dei fondatori dei primi gruppi alternativi e autore già pienamente affermato nel decennio precedente) con una beffarda farsa anti-Thatcher, A Short Sharp Shock, scritta in collaborazione con Tony Howard, e con The Romans in Britain, un dramma che entrava prepotentemente nel dibatBibliotecaGino Bianco Anthony Sher in Riccardo lii. SAGGI/BERTINEnl tito sulla questione irlandese facendo ricorso, come The /stand of the Mighty, al filtro della storia e del mito. Ma con un uso molto piu spregiudicato, rispetto ad Arden, della reinvenzione fantastica della storia e della sua strumentalità per parlare del presente, a partire dalla scelta linguistica, che è quella di usare il linguaggio idiomatico contemporaneo per far esprimere i suoi personaggi di 20 o 15 secoli fa con le stesse parole, con gli stessi insulti, degli oppressori di oggi. La prima parte si svolge nel 54 a.C., all'inizio dell'invasione romana dell'Inghilterra, ed è scandita da una serie di scene di impressionante violenza. Ma in quel mondo la violenza non ha nulla di eccezionale o di maligno: semplicemente fa parte della quotidianità. Ben peggiore è la violenza dell'invasore, non tanto quella fisica, ma quella che annulla l'identità di un popolo, le sue credenze, la sua cultura, la solidarietà tre le vittime. Né i Romani sono rappresentati come portatori di una civiltà superiore, anche se cosi apparirà ai posteri perché sono i vincitori a scrivere la storia. Alla fine del primo atto, mentre Cesare detta la sua falsa cronaca della conquista, si ode in lontananza il rumore di un elicottero. Sulla scena "avanza ,l'esercito romano, con l'unforme dell'esercito inglese e con l'equipaggiamento degli ultimi anni '70. Cesare e il suo seguito, vestiti da ufficiali dell'esercito inglese, scendono dalla jeep con cui sono arrivati". I Romani di allora sono gli Inglesi di oggi, l'isola invasa non è piu l'Inghilterra ma l'Irlanda, la falsificazione sulla conquista romana diventa la versione inglese dell'occupazione e dei massacri perpetrati in Irlanda. 67
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