Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

stuma, scritta con molte difficoltà e molto disomogenea, sembra delineare - questa volta in forma di prosa - una vita idealizzata, una "vita di sogno". Anche qui il riferimento d'obbligo è al drammaturgo austriaco Franz Grillparzer che Schrodinger molto ammirava. Grillparzer, prima di pubblicare la sua Autobiografia (5), ne aveva scritte, in epoche diverse, ben tre versioni (la prima a 23 anni!). Proprio nella versione pubblicata, Grillparzer sottolinea le difficoltà che il "costruirsi" un'autobiografia comporta. Forse non è un caso, quindi, che l'autobiografia di Schrodinger (come del resto le poesie) sia assai diffusa nella parte iniziale e assai ristretta nella parte successiva (in pratica, nella parte relativa all'esilio). E forse non è un caso neppure il fatto che questa autobiografia sia rimasta a lungo nascosta e sconosciuta. Addirittura non sarebbe chiaro se Schrodinger l'abbia scritta per un'eventuale pubblicazione o, più semplicemente, l'abbia scritta per se stesso, per costruirsi una vita ideale (6). L'idea della "vita di sogno" (tema tra l'altro ricorrente in molte poesie) rimanda direttamente al drammaturgo spagnolo Pedro Calderon de la Barca che, ne La vida es suefìo, teorizza il trionfo dell'uomo sul destino, ma sottolinea anche che la realtà - cosi simile al sogno da cui il protagonista si è appena risvegliato - non può essere anch'essa che un'illusione. La vita non è che un sogno, dal quale ci si risveglia solo con la morte e di cui si può conservare solo il patrimonio del bene compiuto. Così scrive Schrodinger in Ricompensa: "Spesso sono stato rimproverato/di passar la vita sognando,/di far più rime che conti./Ora - ne sono compensato". Anche se non è mai citato esplicitamente da Schrodinger, Calderon era di gran moda a Vienna all'epoca della sua giovinezza ed è certo che lo scienziato ne conobbe le opere e le amò. Del resto proprio Grillparzer aveva tradotto (in parte) La vida es suefìo. Il riferimento a Calderon si trova del resto chiaramente anche in Wittgenstein, quasi coetaneo di Schrodinger (di soli 3 anni più giovane) e cresciuto in un ambiente molto simile (7): di famiglia ricca e amante dell'arte, non andò a scuola (fino a 14anni) e "sembra che il suo desiderio fosse di studiare fisica con Boltzmann" (8). Per esempio, in una lettera dal fronte italiano (9), così scriveva Wittgenstein: "La nostra vita è come un sogno. Ma nelle ore migliori ci svegliamo per quel tanto che ci fa accorgere che stiamo sognando. La maggior parte del tempo, però, siamo immersi in un sonno profondo". Ci sono quindi buoni motivi per ritenere che il "riorganizzarsi la vita" e la "vita come sogno" possono essere il tema sia dell'autobiografia sia delle poesie. L'autobiografia è stata scritta nel 1960, un anno prima della morte; l'ultimo periodo è datato (1956-?) e l'autore, che lo considera il sesto periodo della sua vita, lo indica anche come secondo tempo a Vienna. Le poesie sono state pubblicate nel 1949, sette anni prima del ritorno in patria; si chiudono con la traduzione dell'Ulisse di Tennyson, che è un Ulisse vecchio e stanco, con gli eroici compagni "indeboliti dal tempo e dal destino, forti nella volontà/di combattere cercare trovare - mai cedere". Biblioteca Gino Bianco NARRARE LA SCIENZ:A/VINASSA Ma anche un Ulisse che non può stare in ozio "nella sua casa silenziosa tra gli scogli nudi" e per il quale "è strappata all'eterno silenzio ogni ora che mi porta qualcosa di meglio e una nuova azione". Più difficile è dare un giudizio sui contenuti delle poesie, sui motivi che le hanno ispirate. Come si è già accennato, quasi tutte sono poesie d'amore e di chiara ispirazione letteraria. Il riferimento d'obbligo è il poeta e saggista tedesco Gottfried Benn, quasi coetaneo di Schrodinger; si tratta però di un riferimento solo stilistico (IO) dato che la lirica di Benn è crudele e distruttiva mentre quella di Schrodinger è tenera e struggente. Altro riferimento è il poeta irlandese William B. Yeats, forse il massimo poeta moderno di lingua inglese, nei cui testi si incrociano i temi della bellezza e della decadenza del corpo, dell'amore e della morte, talvolta con gli accenti del più veristico eros: tutti temi, questi, che si ritrovano nelle poesie di Schrodinger in maniera più che esplicita. È interessante notare a questo proposito che alcune ascendenze culturali (in particolare, filosofiche) di Yeats sono le stesse dichiarate da Schrodinger: Plotino, soprattutto, ma anche la filosofia indiana (Tu mi possiedi interamente; Preghiera). Tra il filone letterario e quello filosofico si intravede solo a fatica un filone scientifico, esplicito (ma solo attraverso l'atomismo greco) in Parabola, forse l'unica poesia che si può definire "scientifica" della raccolta. Ritornando agli interrogativi iniziali, appare ormai chiaro che sono soprattutto il filone letterario e quello filosofico a intrecciarsi nelle poesie, così come negli scritti scientifici il filone strettamente scientifico è sempre intrecciato a quello filosofico. Se Grillparzer e Calderon possono contribuire a gettare qualche luce sull'attività poetica di Schrodinger, sulla scelta e l'organizzazione del suo libro di poesie, sono i fisici viennesi - soprattutto Boltzmann e Hasenhorl - e i filosofi, quali Spinoza e Schopenhauer, che possono servire a spiegare la sua visione del mondo. È dunque la filosofia il motivo conduttore di tutta l'opera di Schrodinger, una filosofia che è una visione del mondo unitaria e precisa. È questa visione del mondo che provoca un profondo coinvolgimento emozionale nelle poesie d'amore come nella meccanica ondulatoria, coinvolgimento emozionale più che trasparente nelle poesie, apertamente dichiarato (e in varie occasioni) nella disputa sulla meccanica ondulatoria contro l'interpretazione di Copenhagen. Noie I. Moltissime poesie manoscritte di Schròdinger sono conserva1e, senza catalogazione, nella sua casa di Alpbach; devo ques1a indicazione a B. Berto11i. Anche E. Segrè parla di "altre poesie che fecero scandalo a Oxford" (lettera personale). 2. Citato da A. Dick nella prefazione di E. Schròdinger, Mein Leben, Meine Weltansicht, Vienna 1985, p. 7. 3. Devo queste indicazioni a C. Magris. 4. E. Dodds, I Greci e l'irra:ionale, La Nuova Italia, Firenze 1959. 5. F. Grillparzer. A111obiografia. Guanda, Milano 1979. 6. Devo qucs1a indicazione a B. Benolti. Anche la signora Ruth Brauni1zer, Figlia di SchrOdinger, ha accennato a questo problema (le11era personale). 7. All'ambieme in cui è cresciuto Wi1tgenstcin è addirillura dedicalo A. Janik-S. Toulmin, La grande Vienna, Garzanti 1982, il cui 1i1olo originale è appunto Wiugenstein' Vienna. 8. Dalla biografia di Wi1tgcnstcin di G. H. von Wright compresa in N. Malcom, Ludwig Wiugstein, Milano 1960, p. 9. 9. Citata in A.J.P. Kenny·, Wiffgenstein, Torino 1984, p. 15 10. Devo queste indicazioni a C. Magris. 59

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