Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

SAGGI/BARTH di vita la sua cecità quasi totale lo ha costretto alle forme stringate da lui scelte per altri motivi quando ci vedeva. P er giustificare una tendenza, i sociologi e gli osservatori culturali adducono fattori storici e filosofici a carattere più generale, inclusa la presenza di modelli importanti come Borges e Beckett. L'influenza - poniamo - del primo Hemingway su Raymond Carver è tanto evidente quanto l'influenza di Carver su una molto più vasta schiera di partecipanti ai corsi di scrittura creativa delle università americane. Ma perché proprio questo modello e non un altro, a parte la sua bravura artistica che, peraltro, non gli appartiene esclusivamente? Certo perché questo modello, e non un altro, parla con maggiore efficacia alla condizione esistenziale degli scrittori che ne sono stati influenzati e dei loro lettori. E qual è questa condizione nel caso dei narratori americani realisti-minimalisti degli anni '70 e '80? . Nelle mie conversazioni con loro, nelle recensioni positive e negative che ho letto su di loro e nei miei rapporti con i nuovi apprendisti scrittori ricorre frequentemente la citazione di una mezza dozzina di circostanze principali che qui elenco in ordine casuale. 1) Il duro contraccolpo della guerra del Vietnam, vissuto da molti come un trauma figuratamente e letteralmente ineffabile. "Non voglio parlarne": l'atteggiamento tipico dei reduci nella narrativa di Ann Beattie, Jayne Anne Philips e Bobbie Ann Mason si riscontra spesso nella realtà (come accade moltissime altre volte nel XX0 secolo, soprattutto fra i veterani della prima guerra mondiale). Naturalmente questa è solo una delle due possibili reazioni a un trauma (la seconda è il contrario della prima) e può certamente portare a un discorso limitato, non introspettivo e anche minimalista: viene in mente uno dei primi racconti di Hemingway, li ritorno del soldato. 2) Più o meno contemporaneamente al problema del Vietnam abbiamo la crisi energetica del 1973-76e la conseguente reazione contro la cultura americana dell'eccesso e dello spreco. La popolarità delle utilitarie di piccola cilindrata cresce parallelamente (almeno nei circoli letterari) alla popolarità del romanzo di piccola cilindrata e della mininarrativa, mentre nulla a che fare con questi due fenomeni ha la diffusione della minigonna, che non nasceva dall'esigenza di risparmiare materia prima. 3) Il declino a livello nazionale della capacità di leggere e scrivere, non solo fra i giovani (inclusi, come gruppo, anche i giovani apprendisti scrittori), ma fra i loro insegnanti, molti dei quali sono anch'essi il risultato di un sistema educativo sempre meno esigente e di una società i cui gusti e passatempi narrativo-drammatici sono legati molto più al cinema e alla televisione che alla letteratura. Quello che dico non mira né a svilire l'educazione letteraria e generale degli scrittori succitati, né a sostenere che i grandi scrittori del passato fos- ' biiotecaGino Bianco sero tutti indistintamente degli impeccabili conoscitori del1'ortografia e della grammatica dotati di una profonda cultura personale. Alcuni lo erano, altri no; fra i moderni alcuni lo sono, altri no. Ma almeno quegli aspiranti scrittori che sono giudicati sufficientemente promettenti da venire ammessi a un buon corso di scrittura in un'università - e non sono certo i campioni qualitativamente peggiori della loro generazione - mostrano il generale e incontrovertibile degrado delle capacità linguistiche fondamentali verificatosi negli ultimi due decenni; una volta laureati, questi ragazzi a loro volta insegneranno e questo, in alcuni casi, è preoccupante. Nei loro scritti, tralasciando altri meriti degni di considerazione, è raro trovare frasi di una qualche complessità sintattica, per esempio, e poiché un repertorio linguistico fornito di un profilo sintattico più che elementare permette a chi lo usa di articolare pensieri e sentimenti più che elementari, la prosa da abbecedario tende ad essere intellettualmente ed emotivamente più povera della prosa di Henry James. Fra i grandi scrittori minimalisti questo impoverimento è ricercato: si semplifica a vantaggio del vigore espressivo o di qualche altro valore. Fra i meno grandi potrebbe esserefaute de mieux. Fra i "lettori comuni" di oggi è un fenomeno pandemico. 4) Insieme a questo declino anche la pratica della lettura è costantemente diminuita. Il lungo romanzo popolare ha ancora i suoi affezionati, specialmente a bordo dei grossi aeroplani o sulle spiagge, ma è difficile contestare che molte delle ore trascorse da noialtri borghesi con la televisi0ne o con i videoregistratori o in macchina o al cinema erano una volta impiegate nella lettura di romanzi, novelle e racconti non troppo concisi. Questo avveniva in parte perché le affascinanti distrazioni dei nostri giorni non erano disponibili e in parte perché generalmente eravamo più abituati alla concentrazione prolungata nei piaceri come sul lavoro. Nel 1930 lo scrittore austriaco Robert Musi! lamentava (nel suo maxiromanzo L'uomo senza qualità) di vivere "nell'età delle riviste", troppo impaziente già nei convulsi anni '20 per leggere libri. Mezzo secolo dopo, almeno in America, anche il mercato delle riviste letterarie di vasta diffusione si è ridotto a una manciata di punti vendita per mancanza di lettori. È un commovente paradosso del Nuovo Racconto Americano - di linguaggio così ammirevolmente comprensibile e democraticamente aperto, familiare con i nomi delle marche commerciali e con la cultura popolare - che le sue apparizioni siano sostanzialmente ristrette alle riviste trimestrali per addetti ai lavori anziché ai vari "Collier's", "Liberty", "The Saturday Evening Post" e simili. Ma "The New Yorker" e "Esquire" non possono pubblicare tutto. 5) Da aggiungere a quanto sopra c'è una reazione da parte di questi autori contro l'ironia, l'umorismo nero, l'amore per il fantastico e/o l'intellettualismo (a volte accademico) e/o la densità - qui bizantina, lì barocca - di alcuni dei loro immediati predecessori americani quali Donald Barthelme, Robert Coover, Stanley Elkin, William Gaddis e William Gass,

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