nale - già contiene gli elementi caratteristici del moderno minimalismo narrativo: "nell'intera composizione non devono essere presenti parole che non tendano a un disegno prestabilito ... Ogni lungaggine deve essere evitata". Le norme fissate da Poe influenzarono nel secondo Ottocento maestri della concisione, della selettività e della scrittura allusiva (qualità opposte all'abbondanza lussureggiante, all'analisi esplicita e diffusa e ai "c'era una volta" senza fine) come Guy de Maupassant e Anton Cechov. Bisogna mostrare, non dire, continua a ripetere Henry James nelle prefazioni all'edizione dei suoi romanzi uscita a New York nel 1908. E non dite una parola in più di quelle che vi servono, aggiunse il giovane Ernest Hemingway, il quale così enunciò la sua "nuova teoria" nei primi anni Venti: "Si può omettere ogni cosa se si è consapevoli dell'omissione e se la cosa omessa rafforza il racconto in modo da fare sentire oltre ciò che si è compreso". In quello stesso periodo, i funzionalisti della Bauhaus erano già impegnati a togliere ornamenti e conferire astrattezza alla pittura, all'architettura e al design moderni. Ora, se è vero che funzionalismo e minimalismo non sono la stessa cosa, per non parlare di astrattismo e minimalismo (non c'è nulla di astratto nei primi racconti di Hemingway), è anche vero che tali fenomeni sono originati dallo stesso impulso, che è quello di eliminare il superfluo per svelare l'essenziale, nonostante Voltaire, un secolo e mezzo prima, avesse fatto notare quanto possa essere indispensabile il superfluo (" Le super/tu, chose si nécessaire"). Come nella pittura moderna l'eliminazione del superfluo porta dal Post-impressionismo al Cubismo ·e da qui al minimalismo radicale del Bianco su bianco di Kasimir Malevic (1918) e alla quasi totale indistinzione della "pittura nera" di Ad Reinhard negli anni Cinquanta, così in letteratura la serie minimalista avviata dalla "nuova teoria" di Hemingway giunge alle brevissime ficciones di Jorge Luis Borges e ai testi ancora più succinti di Samuel Beckett; il culmine è forse proprio il suo Respiro (1969): il sipario si apre su un palcoscenico in penombra, vuoto ad eccezione di un po' di spazzatura, sparsa qui e là; si sente un grido umano registra- . to su nastro, poi un atto di inspirazione ed espirazione amplificato e accompagnato da un ravvivarsi e un riabbassarsi delle luci; infine, un altro grido. Trentacinque secondi dopo essere stato alzato, il sipario cala. Ma cala solo sulla scena e non sulla moderna tradizione minimalista, onorevolmente proseguita da scrittori della generazione successiva come - in America - Donald Barthelme ("il frammento è l'unica forma di cui mi fidi" dice un personaggio del suo esile romanzo Biancaneve) e un gran numero di altri autori appartenenti alla generazione dopo la sua. Vecchia o nuova, la narrativa può essere minimalista in uno o più o anche tutti i seguenti modi: ci può essere minimalismo di dimensioni o forma - parole brevi, frasi e paragrafi brevi, storie brevissime (i romanzi spessi un centimetro di cui si parlava prima); ci può persino essere una produzio- . i oi rat~gé1f tino a\gY~no Ome nel caso di Borges, SAGGI/BARTH la cui narrativa si riduce a poche raccolte di racconti piuttosto brevi sebbene estremamente autorevoli. Esistono minimalismi stilistici: un vocabolario contenuto, una sintassi limitata che evita le costruzioni ipotattiche complesse, un impiego parsimonioso della retorica fino al1'esclusione totale del linguaggio figurato, un tono privo di slanci emotivi. Ci sono poi minimalismi relativi alla materia della narrazione: personaggi, esposizione, messinscena, azione e intreccio ("tutte quelle stronzate alla David Copperfield" dice il giovane Holden di Salinger) ridotti ai minimi termini. Messi insieme nelle loro forme più pure, tutti questi minimalismi costituiscono un'arte che - nelle parole del suo archimandrita Samuel Beckett riferite al pittore Bram van Velde - esprime che "non c'è niente da esprimere, niente con cui esprimere, niente da cui esprimere, nessuna forza da esprimere, nessun desiderio da esprimere, a parte l'obbligo di esprimere". Ma non sempre tutti gli elementi minimalisti si ritrovano insieme nello stesso luogo. In poche opere una grande ricchezza retorica, emotiva e tematica viene concentrata in così breve spazio come nella pagina essenziale di Borges Borges e io e ci sono casi di ciò che potrebbe essere definito ''minimalismo ad ampio respiro" come la trilogia monumentale di Beckett negli anni Cinquanta (Molloy, Malone muore e L'innominabile). I paralleli desumibili dalle altre arti sono numerosi: nella pittura, la miniatura si distingue come ungenere particolarmente votato alla pregnanza (i miniaturisti non sono minimalisti); le scatolette di Joseph Cornell contengono universi. D'altra parte, i grandi dipinti di Mark Rothko, Franz Kline e Barnett Newman sono indeterminati come il monumento a George Washington. , Nel Medioevo la Chiesa Cattolica Romana riconosceva due vie opposte alla grazia: la Via Negativa della cella del monaco o della grotta dell'eremita e la Via Affermativa dell'immersione negli affari umani, dell'essere nel mondo pur senza necessariamente essere del mondo. Giustamente i critici hanno preso in prestito questi termini per definire la differenza fra, per esempio, Beckett e il suo antico maestro James Joyce, un massimalista tranne che nelle sue prime opere. Senza contare la predisposizione innata, che è senza dubbio determinante, che cosa spinge uno scrittore - e talvolta una generazione culturale di scrittori - alla Via Negativa? Per alcuni casi individuali, secondo quanto confermano gli interessati, questa inclinazione può dipendere da una serie di circostanze personali passate o presenti. Raymond Carver, parlando del suo apprendistato letterario, racconta che le sue brevi poesie e prose venivano scolpite [gioco di parole intraducibile tra Carver e Carved]; nel corso di preziosi quarti d'ora strappati a una straziante situazione economica e familiare· sebbene ora Carver abbia tutto il tempo che vuole per il p~oprio lavoro, egli è assalito dall'idea che, se si provasse a scrivere anche solo un romanzo breve, si risveglierebbe di nuovo nella disgraziata condizione di allora. Un caso opposto è quello di Borges: negli ultimi decenni ss
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