STORIE/PAVEL Comprammo dei mobili per la casa, ci rivestimmo, riempimmo la dispensa, comprammo leccornie da Lippert. Quando avemmo ormai tutto il necessario, la mamma disse: "Ragazzi, adesso il babbo incomincerà sicuramente a far follie!" E fu vero. Si vestì come un dandy. Da Mendel-Meceles a Prikopy acquistò un abito di stoffa inglese, da Popper Beauté in via Vodickova delle scarpe e da Knize un soprabito di lana inglese homespoon. A quei tempi era una stoffa molto cara, e aveva una particolarità per la quale mio padre usava improvvisare degli scherzi davanti ai clienti e una volta persino al cospetto della signora Irma: introduceva un pezzo di matita nella stoffa per poi estrarla, e la stoffa rimaneva intatta. C'è ancora da dire che si faceva tagliare i capelli e radere la barba da uno dei migliori barbieri di Praga, il signor Weber in galleria Alfa. Per di piu comprò anche una macchina americana, una Buick con doppi fari e soffietto di tela, a sei cilindri: con un litro di benzina non arrivava a fare quattro chilometri. La mamma a mani giunte si lamentava: "Leouska, che diavolo ci facciamo con una macchina così grande? E chi la guiderà?" "lo", rispose il babbo, sicuro di sé, benché consapevole della scarsa attendibilità delle sue parole: infatti ogni volta che aveva guidato era sempre stato un disastro. Che la macchina fosse troppo grossa lo sapeva perfettamente, nemmeno il direttore generale Koralek ne possedeva una così mastodontica; ma era proprio questo che lui voleva. Manovrare una macchina di tali proporzioni era infatti difficile, cosicché la domenica eravamo costretti ad affidarla all'autista Tonda Valenta. Era un biondino alto, simpatico, aveva con mio padre una pazienza da santo e ci portava a pescare, passando per Lany, fino a Krivoklat. Mio padre sedeva accanto a lui, dandogli continuamente consigli sulla guida. Altri avrebbero ammazzato mio padre. Tonda Valenta si limitava a sogghignare. Una volta mio padre lo persuase a cedergli il volante proprio mentre stavamo attraversando Lany. "Lasciamela, Tonda, almeno per una volta voglio guidare la macchina intorno al castello del presidente". La mamma che sedeva nel sedile posteriore si mise a gridare che non voleva, ma Ìnvano. Il babbo imboccò velocemente la curva davanti al castello, ma naturalmente non riuscì a sterzare dovutamente e andò a sbattere proprio contro il portone verde del presidente. Finimmo per dover essere trascinati via dalle vacche e la nostra bagnarola americana per un po' dovette disertare le strade ceche. È chiaro che il direttore generale Koralek venne a sapere della nostra visita domenicale al presidente e il giorno dopo ridendo domandò a mio padre: "Come va con la sua Buick?" "Meravigliosamente", rispose laconico il babbo, e per la r"Siiot~éaò ~1noJ SE3'iahcoenso di rabbia, osservando quel viso tondo e sbarbato attraverso il tavolo, quella sua testa che dal quadro d'ogni ufficio, sembrava gridare ovunque: Koralek, Koralek, Koralek. Mio padre, insomma, incominciò a odiarlo. E quanto piu cresceva il suo rancore verso di lui, tanto più aumentava la sua adorazione e, a suo modo di vedere, la sua compassione per la paziente signora Irma. Solo che il babbo rimaneva sempre un semplice commesso viaggiatore, sebbene possedesse un soprabito di panno inglese e un'enorme Buick americana. Ma lui non se ne rendeva conto. Intanto la signora Irma nella sua villa di Orechovka continuava a comprar cagnolini e porcellane di Dresda e radio originali olandesi della Philips. Dalla sua vetta inaccessibile seguiva la carriera del mio povero babbo, da cui sapeva di essere guardata con occhi innamorati. Mio padre decise di giocare il tu.tto per tutto nella sua corsa inarrestabile verso il traguardo di campione di tutto il mondo. E la spuntò. Con il suo record di vendita di aspirapolvere e frigoriferi superò i venditori di ben cinquantacinque paesi. Nel solo Giappone vi erano duemila rappresentanti che lottavano per l'ambito titolo. Mio padre riuscì a conquistarlo battendo il commesso viaggiatore di Buenos Aires. Fu capace di vendere il numero più incredibile di aspirapolvere, ricorrendo alle più incredibili trovate. Vendette degli aspirapolvere perfino ai contadini di Nesuchyne, dove non arrivava nemmeno l'elettricità. Naturalmente promise loro che si avrebbe provveduto a. farcela arrivare, ma non lo fece. Vendette un aspirapolvere a quel suo insegnante Lukes, contro il quale aveva lanciato un calamaio, e uno anche al brigadiere Kralicek che una volta gli aveva sequestrato il fucile mentre cacciava di contrabbando. Sull'utilità di acquistare un frigorifero convinse persino Malypetr, il primo ministro, e al presidente della Repubblica, dottor Eduard Benes, fu capace di venderne due. All'albergo Alcron venne insignito del titolo di campione del mondo. Lo stesso presidente della società, Venegreen (giunto in aereo da Londra per l'occasione) gli appuntò sul risvolto della giacca la medaglia d'oro. Tutta la cerimonia venne filmata dal famoso cinegiornale americano della Fox (l'operatore era arrivato in aereo dagli Stati Uniti). Il babbo non prese nessun aereo, ma arrivò in tram con la mamma: la nostra Buick, infatti, era sempre guasta. Come antipasto al banchetto servirono del pollo arrosto. Tutti si affannavano nel mangiarlo, tranne mio padre. Mia madre non poté far nulla, non poté intervenire quando lui per ottenere il silenzio prese la forchetta, la batté sul bicchiere e proclamò: "Adesso vi farò vedere come si mangia da noi a Bustehrad''. Afferrò il pollo con le mani, l'addentò, e tutti gli altri lo imitarono, anzi a questo atto i commessi viaggiatori, che erano trecento, sussurrarono parole di lode dicendo:
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