Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

INCONTRI/SWlff questo forse significa che i romanzieri non possono più scrivere a un livello facile. Devono preoccuparsi di cose più grandi, spaziare e affrontare l'urgenza dei tempi in cui vivono. Nel Paese dell'acqua c'è un'immagine che ricorre più volte - una persona che sta annegando e che vede tutta la sua vita in un improvviso e veloce sguardo retrospettivo - che si può estendere a metafora della storia del mondo in generale. Si può dire che quando si avverte che le cose stanno giungendo a un termine, è proprio allora che c'è maggiore sensibilità per ciò che è stato prima, per il passato, per tutta la vita di prima. Come fa Tom infatti in un momento di crisi della sua vita. C'è qualcosa di molto sconcertante in lui. Tanto per cominciare, è difficile per il lettore identificarsi con lui, sebbene egli sia presentato con simpatia da pare de/l'autore. E~li è ciò che i critici definiscono un 'narratore inattendibile'. E un personaggio così passivo, così ambiguo. Sembra pensare che non si debba mai smettere di chiedere perché, eppure fa pochissimi sforzi per comprendere ciò che accade intorno a lui. Sembra incapace di venire a patti con la realtà a lui più immediata, ha un rapporto alienato con la moglie. Come lo senti tu? Tom è sempre alla ricerca di spiegazioni, ma riconosce anche che non sempre si può dare una spiegazione alle cose. Nel presente del romanzo egli sta cercando di scoprire cosa è accaduto alla moglie che è uscita di senno. È ricoverata in un ospedale per malattie mentali: un evento e una situazione estremamente inquietanti. Tom è come rassegnato rispetto al loro rapporto. È come se la loro vita reale, la loro vita più piena si sia arrestata. In tutti i tuoi romanzi si ritrova lo stesso rapporto alienato tra marito e moglie, tra genitori e figli. Tra loro c'è poca comunicazione, e forse poco amore. È così in The . Sweet-Shop Owner, in Shuttlecock e nei racconti. C'è un senso di totale disillusione e proposito delle relazioni umane. Sì, è vero. Forse anche di pessimismo. Riconosco che è qualcosa che continua a ripresentarsi nei romanzi. Non riesco ad evitarlo, è quello di cui scrivo; anche il nuovo romanzo tratta di cose simili. Ma non è parte della mia esperienza personale, ho avuto fortuna nei miei rapporti e sono stato felice nella famiglia dalla quale provengo. Una famiglia piccola. Vado d'accordo con il mio unico fratello. Ho avuto un'infanzia felice, cosa che si presume negativa per i romanzieri. In un certo senso è come quando ho scritto sui Fens. Dovevo scrivere di esperienze a me estranee. Devo dire che trovo più interessanti, o vedo maggiori possibilità nelle relazioni turbate, difficili, frustrate. Molti scrittori trattano dell'infelicità perché c'è più materiale in essa; cosa si può dire della felicità? In definitiva la sola cosa positiva nel Paese dell'acqua, - e paradossalmente ricorda Beckett - è il fatto che l'uomo 81 lioteca Gino Bianco è un animale narrante, che vive di una sorta di coazione al racconto, di un bisogno irresistibile di inventare e.di raccontare storie. Si, è così. La natura svolge un ruolo importante nel romanzo, e agisce come meta/ ora dei desideri basilari degli uomini, delle loro pulsioni irrazionali. Mi pare che tu tenda a vederla come irrazionale, senza senso, un po' come in Conrad; come qualcosa che interrompe sempre ogni progetto umano, che lo rende impossibile. Non mi pare di vedere la natura in modo così oscuro. Il romanzo tratta sia della storia che della storia naturale; esplora l'idea che la storia - il fatto umano - sia tutt'uno con la storia naturale. L'uomo spesso commette l'errore di pensare che la natura sia solo qualcosa che sta lì. La natura umana è parte della ·natura, è questo che cerco di esprimere nel romanzo. Io non vedo mai la natura come oscura, distruttiva, pericolosa anche se può essere tutte queste cose. Quello che mi interessa di più è il modo in cui la natura procede circolarmente. Forse anche l'umanità procede allo stesso modo ma ha fede in una sorta di progresso in linea retta. Nel libro c'è un capitolo sulle anguille che si dà il caso siano un ottimo esempio del processo naturale che ha luogo in quei meravigliosi e misteriosi cerchi e che, nel caso delle anguille, è il viaggio che esse compiono dall'Atlantico all'Europa e viceversa. I tuoi personaggi sembrano tutti moralmente ambigui. Volevi, come Thackeray, con la Fiera della vanità, lasciare tutti scontenti al/afine del Paese dell'acqua? Non c'è nessuno nel romanzo che sia innocente, neanche bambini o genitori, fi~ure dalle quali per convenzione non ci aspettiamo del male. E così in tutti i tuoi romanzi. Non si salva nessuno alla fine. Non penso che questo sia intenzionale nel senso che io costruisca i personaggi come moralmente ambigui. È così che è il mondo. Tutti sono moralmente ambigui. II mondo non è un melodramma in cui ci sono malvagi e santi. La maggior parte delle persone è un miscuglio di entrambi. Sei molto diverso da Dickens, in questo. Si, io amo sempre tutti i miei personaggi, e penso che nessuno di essi sia completamente cattivo e nessuno perfetto. È come nella vita. I problemi morali non si presentano mai in termini di bianco e nero. Nei tuoi romanzi sembri più interessato ai personaggi maschili, in particolare al rapporto tra padri e figli o tra fratelli. Le madri sono in larga misura fuori della scena. Sono morte o mute. Nessuno ha notato nelle tue opere una sorta di atteggiamento antifemminista? No, non antifemminista. Alcuni hanno osservato che i personaggi femminili sembrano meno pienamente descritti,

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