INCONTRI/SWlff davvero influenzato. lo ho letto moltissimo. Se vado molto indietro nel tempo e penso a ciò che mi ha realmente fatto desiderare di scrivere o mi ha entusiasmato all'idea di creare mondi immaginari, credo che siano stati soprattutto i libri letti all'età di dodici o tredici anni, romanzi di avventure, romanzi storici. Non ricordo i nomi degli autori... tranne quello di una scrittrice ora molto anziana, Rosemary Sutcliffe, autrice di romanzi storici per adolescenti. Non solo perché è brava a immaginare un periodo storico ma anche perché è una eccellente scrittrice, e suppongo che se ora riprendessi quei libri Ii troverei ancora validi dal punto di vista di un adulto. Penso che nelle mie letture quel periodo sia stato probabilmente più importante di quello successivo, di quando cioè ero più conscio delle tecniche di scrittura che volevo apprendere. Leggevo certi scrittori pensando a come appropriarmi di certe tecniche. Tutto questo naturalmente c'è stato ma forse nel mio sviluppo quelle prime letture sono state le più importanti. li Paese dell'acqua ha una epigrafe tratta da Grandi Speranze: "La nostra era la regione dellepaludi ... " Potresti dire qualcosa di più sul rapporto esistente tra i due romanzi? Dickens è uno scrittore che amo molto, anche se a volte riesce ad essere pessimo. Mi piace soprattutto per la sua energia e la sua umanità e Grandi Speranze è uno dei miei romanzi favoriti. A parte l'ambientazione come lo è Il paese dell'acqua. È il romanzo del passaggio all'età adulta e del passaggio dalla campagna alla città. Tra Pip e Jo esiste una relazione simile a quella che c'è tra Tom e suo padre. Con quella epigrafe sentivo di dover rendere omaggio a Dickens e a quel romanzo in particolare. Avevo pensato anche ad altre analogie. Certi personaggi di Grandi Speranze, come Miss Havisham e il suo mondo cristallizzato, fermo nel tempo, hanno molto in comune con personaggi e situazioni del Paese dell'acqua, gli Atkinson, Sarah, o l'incendio della fabbrica di birra. È vero. Ci sono altri romanzi di Dickens in cui i personaggi si sono fermati, non sono più capaci di mutamento o di sviluppo. Tutto ciò che sono o che hanno, è nel passato. L'altra cosa che mi piace di Dickens è il suo modo di fondere il realismo con un elemento di fantasia. Non c'è mai nulla che appare come completamente improbabile. Nel Paese dell'acqua c'è forse un eccesso di realtà come nella scena dell'incendio della fabbrica di birra. Si potrebbe dire che non sarebbe mai potuto accadere in quel modo ma questo non mi preoccupa. All'interno del mondo del romanzo, nei termini del suo linguaggio, quell'episodio è plausibile. Ritornando alle paludi, tutti i lettori, suppongo, hanno pensato che tu stessi parlando del paese nel quale sei cresciuto. E invece vedo che sei nato e cresciuto a Londra. Da cosa ha origine la tua conoscenza così intima dei Fens? La risposta è che davvero non lo so, e immagino che sia ~aliotecaGino Bianco una risposta deludente. La verità è che non sono nato lì, non vi ho mai vissuto, né ho avuto con quella zona alcun legame. Forse la risposta potrebbe essere in questo paradosso: è proprio la totale estraneità del posto a sfidarmi a scriverne. La ragione della particolare attrazione che quella regione esercita su di me in quanto romanziere, è il suo paesaggio vuoto; è una zona piatta e vuota; c'è un grande cielo; si può spaziare con lo sguardo per mìglia e miglia. È come un deserto. È una parte dell'ln~hilterra che persino gli inglesi non conoscono molto bene. E come un palcoscenico vuoto sul quale possono accadere molte cose; per questo mi attraeva tanto. Per prima venne la storia o certi elementi di essa come quell'immagine con la quale si apre il romanzo, l'immagine del corpo annegato nel fiume. Questo richiedeva un certo tipo di ambientazione. Dovevo collocare il romanzo in qualche luogo. È possibile che nel passato, viaggiando attraverso quella regione, io ne sia stato colpito; era rimasta nel mio inconscio. A un certo punto decisi di collocare l'azione nei Fens e quando in seguito appresi di più sulla regione, cominciai a comprendere che c'erano molte altre possibilità: per esempio il fatto che si trattava di una terra prosciugata, che originariamente era acqua, e che era quindi artificiale; quella strana ambiguità di una terra che dovrebbe essere acqua, di una terra fatta dall'uomo eppure così selvaggia, così primitiva; quella dimensione storica di una lotta costante per conservare la terra e impedirle di ridiventare acqua. Tutte queste cose hanno delle implicazioni metaforiche. Una volta deciso lo scenario, esso cominciò a divenire un personaggio, ad acquistare dimensioni che non avevo previsto, ma d'altra parte è questa la cosa meravigliosa dello scrivere un romanzo, è così che si scrivono i romanzi. Si scoprono delle cose e le cose si espandono, edificano. Così in un certo senso, sebbene non abbia alcun legame personale con i Fens, comincio a sentire di esserne parte. E molte persone con le quali ho discusso del libro sono state davvero molto sorprese che non fossi nato lì. Ma tu haifatto delle ricerchesulla zona, o sulla sua storia? Non molte. In generale non trovo la ricerca molto interessante. Penso che più si fanno ricerche e più è probabile che si limiti la propria immaginazione ed io preferisco immaginare qualcosa, indovinare qualcosa piuttosto che verificarne l'esistenza ... Perché tu sei un romanziere. Questo è il motivo per cui sono un romanziere. Posso cominciare con una idea minima di come siano le cose. Ho fatto delle ricerche ma per la maggior parte ho inventato. Uno dei tratti peculiari del Paese dell'acqua è la sua ambiguità. Faccio un esempio: il narratore sembra parlare afavore della storia, crede che la storia possa spiegare, possa trovare un significato all'irrazionalità della vita, mentre Price, che vedo come una specie di alter ego dell'insegnante,
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