Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

INCONTRI LASCIENZAELELACRIME Incontrocon Helen Caldicott a cura di Gianfranco Bettin e Radiana Gregoletto Helen Caldicott, 47 anni, medico pediatra, fondatrice dell'organizzazione "Physicians for Socia! Responsability" ("Medici per la responsabilità sociale"), candidata al premio Nobel per lapace, insignita di quattordici laureead honorem, riempie ogni momento del suo frenetico giro italiano di conferenze di avvertimenti, di dati, di esortazioni, snocciolando freddamente cifre agghiaccianti (quanti bambini assimileranno cesio, quanti uomini e donne moriranno nel volgere di alcuni anni, quanti irreversibili danni, insomma, provocherà la maledetta nube di Cernobyl) e invitando, poi, con passione a darsi da fare, a mobilitarsi in ogni forma possibile, per "strappare di mano il potere agli irresponsabili che oggi lo detengono". Gunther Anders ha detto che bisognafinirla di pensare che sarà un pazzo, una specie di Stranamore, aprovocare la Catastrofe. Sarà, invece, sostiene, "un individuo limi-· tato, cioè incapace di prevedere le conseguenze delle sue azioni". È un 'ipotesi più realistica, e più inquietante. lo ho conosciuto Ronald Reagan. L'ho incontrato, un giorno. Mi è sembrato una persona di assai scarsa competenza, militare e politica. Insomma, appunto un individuo limitato. È forse proprio da questo tipo di potenti, che assommano un potere inaudito nelle proprie mani, che c'è da temere il peggio. E nella comunità scientifica? Tra gli scienziati, almeno dopo Cernobyl, le sembra che qualcosa sia cambiato? Come dopo ogni dura lezione della storia, ogni incidente che purtroppo avviene aggiunge qualcosa alla consapevolezza della gente, dell'opinione pubblica. Così, dopo Cernobyl si è assistito al crescere enorme di una preoccupazione, o paura, collettiva. Non mi pare tuttavia che essa abbia fatto breccia in modo significativo nella comunità scientifica. In genere, neppure adesso, gli scienziati non sono consapevoli della grande responsabilità che loro compete. Un terzo di essi continua, per esempio, a lavorare direttamente alla corsa agli armamenti, o al soldo delle multinazionali. La loro scienza l'hanno prostituita alla morte, alla distruzione, e per fare questo sono lautamente pagati BibliotecaGino Bianco in moneta sonante. Inoltre, molti che magari credono di lavorare a qualcosa di innocuo, o addirittura di benefico, ignorano che invece contribuiscono a un lavoro parcellizzato che, al momento opportuno, si rivelerà, nel suo prodotto finale, distruttivo. È così, per ignoranza o per complicità, che gli scienziati hanno potuto trasformare il mondo in una gigantesca bomba a orologeria, pronta a scoppiare in ogni momento. È così che hanno dissimulato, o rimosso, i propri scrupoli. Alcuni, poi, trattano l'alta tecnologia, la stessa energia nucleare, come qualcosa di eccitante, una specie di giocattolo per ragazzi, senza nessun senso di responsabilità. Sono questi a essere, in effetti, degli Stranamore potenziali, pronti a mettere a repentaglio le nostre vite e il mondo intero. Non è un caso che tutti questi scienziati siano maschi. Certo, ve ne sono anche di quelli che ci aiutano, che hanno abirato all'industria militare e nucleare, e con essi possiamo lavorare. Nel suo libro La follia nucleare (pubblicato in Italia dalle edizioni Red) lei ha raccontato di una lunga battaglia per far accettare l'idea della pericolosità irrimediabile dell'industria nucleare. Le opposizioni dei lavoratori che temevano di perdere il lavoro, le obiezioni interessate o incredule dei colleghi scienziati, o dfi politici. Insomma, chi è l'alleato più prezioso degli scienziaticritici, come lei è, o dei movimenti antinucleari già attivi ma minoritari? Sono le donna, soprattutto. Sia in Europa dopo Cernobyl che negli Stati Uniti dopo Three Miles Island, le donne hanno reagito più conseguentemente degli uomini alla catastrofe. L'hanno capita di più, ·in maniera più profonda e radicale. Hanno capito che il nucleare è incompatibile con la vita, che esso è già l'inizio della fine. Anche in Australia, dove io sono nata e dove ho iniziato la mia carriera di medico e di attivista per la pace e il disarmo, io giravo le città e i villaggi e, quando incontravo i sindacati e i lavoratori, le mie alleate più preziose erano sempre le donne, sia le lavoratrici che le mogli o le madri di lavoratori. Negli Stati Uniti ho contribuito a costituire un'organizzazione che si chiama "Donne per il disarmo nucleare" alla quale oggi partecipano circa 150gruppi e circa 20.000 donne. Si tratta di una delle più efficienti organizzazioni pacifiste e antinucleari, insieme ai circa tredicimila medici che aderiscono a "Physicians for the Socia! Responsability". Ma c'è ancora molto da fare. Le donne mancano ancora di fiducia nelle proprie intuizioni e capacità, nella propria saggezza; così l'eIL CONTESTO tica maschile tende ad avere sempre la meglio. Freeman Dyson, uno dei fisici più brillanti di questo secolo, ha descritto in Turbare l'universo l'eccitazione, l'entusiasmo incontrollabile che avvertivano i fisici impegnati nella prima scoperta dell'energia atomica. Quell'impressione di star carpendo il segreto alle stelle... È questo che intendo quando parlo di una sorta di "libido" che si scatena in questi scienziati, e che precede perfino la corruzione materiale o la complicità politica. Essi, come i loro padroni politici, vi si abbandonano e sono, appunto, incapaci di controllarsi, di immaginare che cosa potrebbero provocare. Tuttavia, io penso che questi individui limitati non prevarranno, e neppure gli Stranamore o i vecchi sognatori nazisti e i nuovi fanatici dell'eugenetica. lo penso che, se sapremo far funzionare la democrazia e se sapremo spiegare a tutti con pazienza, credibilità, competenza e autorevolezza come stanno le cose, essi non prevarranno. È la mia esperienza stessa a confermarlo. Ho dovuto dimostrare che la mia intelligenza e la mia preparazione non sono minori di quelle dei miei colleghi maschi. Questa esperienza mi è utilissima ancora oggi, nei miei incontri con l'opinione pubblica. Dapprima in queste conferenze e assemblee pubbliche mi presento come uno scienziato, cito numeri, dati, posso andare avanti così all'infinito. Ne guadagno in credibilità, e fondo le mie ragioni su una base salda. Poi, però, forte di questa autorevolezza, rientro nella mia vera anima e parlo anche dei miei sentimenti - di donna, di madre - e cerco di entrare così anche nei sentimenti di chi ascolta, sentimenti che vorrei scuotere fino alle lacrime. Quando qualcuno giunge alle lacrime, a piangere sulla sorte del pianeta, io credo che la sua vita cambi per sempre. È questo che mi è capitato, tanti anni fa. Lei ha detto che "il tempo delle donne è venuto". Cosa intende di preciso? Voglio dire che le donne possiedono la chiave della salvezza del mondo, una chiave dorata. Esse avvertono la minaccia nucleare in maniera più concreta, realistica, diretta degli uomini. lo penso che il movimento ecopacifista e quello femminista possano camminare insieme, anche perché, in un certo senso, sono la stessa cosa. Ma anche qui, come donne, dobbiamo avere più potere, non dobbiamo lasciareche siano gli uomini a parlare al posto nostro, neppure di una causa comune. Potremmo non usarla mai, altrimenti, quella chiave dorata. 25

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