I NUMERI GUIDOALMANSI : MONOCULOE BICULO C'è una frase del libro di D'Agostino che mi è particolarmente piaciuta: il protagonista di Libidine, il ginecologo polacco Tadeusz Karol Warzynozak, "dedusse l'essenza del biculismo ovvero della natura duale del posteriore, opposto a una perbenistica natura monoculica". L'idea, confesso, mi fa ridere, anche per un motivo bassamente egoistico: perché non si tratta di una trovata di D'Agostino, bensì mia. Ben due volte, nel passato, io mi sono lanciato in esagitate distinzioni fra il monoculo e il biculo, termini che mi illudevo di aver inventato io stesso. Infatti, nei miei più avventurosi sogni di gloria, pensavo, se non all'immortalità, almeno ai posteri, in questi termini: che in un dizionario biografico degli italiani, pubblicato nel ventunesimo secolo, ci fosse lavoce "Guido Almansi: inventore delle parole monoculo e biculo". A questo punto vorrei difendere non la mia priorità o esclusiva, perché sarebbe ridicolo; bensì il mio treatment di questo tema. In un articolo su "L'Europeo" del 5 luglio 1979avevo cercato di riraccontare tutta la storia dell'arte occidentale in termini di monoculi e di biculi. "Il culo è per sua natura duale, ma l'arte e la moda hanno culturalmente inventato una versione monoculica di grande impatto erotico". Da una parte la Venere allo specchio di Velazquez, "forse il più strabiliante culo (monoculo) nella storia dell'arte, presenta la sublime viBibliotecaGino Bianco sione delle sue solari rotondità ... luminoso e allucinante culo che ci abbacina con la sfericità e la perfezione della sua bellezza. È il trionfo del monoculo". Dall'altra parte, in opposizione a questa monadica presenza, "i biculi femminili sembrano poca cosa: si pensi a Mademoiselle O'Murphy di Boucher, bocconi sul divano, titillante nella trepida attesa del reale amante, Luigi XV''. E così via. La seconda volta, nel 1981 (... ): "Il culo è per sua natura duale, dice un vecchio sapiente, il quale in verità stava pensando a un tipo particolare di culo che dovrebbe più propriamente chiamarsi biculo (i maschi, si sa, sono tutti biculi; ma qui ci si riferisce alla più rara specie femminile). Carlo Porta scriveva: " ... oh che ciapp plusquam perfett ! Collogaa a voeuna a voeuna de per lor ... "; e pensava certamente a un biculo, dove ogni chiappa è separatista e autonoma, rivoluzionaria e autarchica, indipendente e anarchica, con un sistema di coordinate e di rotazione privato". Questi sono i documenti scritti. (... ) lo non faccio una rivendicazione di proprietà intellettuale, ma mi preoccupo dell'uso poco intelligente che D'Agostino fa di questa tematica, la quale per lo meno deve avere un alto potenziale umoristico. Inserito in un discorso a vanvera, fra la carta vetrata che sostituisce la carta igienica nella sezione proctologica di un ospedale e un riferimento all'atto unico Riflessi clitoridei sul Territorio, mi sembra che i miei neologismi ne escano un po' umiliati. ("Panorama", 30 agosto 1987) IL CONTESTO SPORT QUESTIONIDITEMPO Luigi Manconi Sin dal titolo, il più recente film di Pupi Avati, Ultimo minuto, interamente ambientato nel mondo del calcio, dichiara le proprie intenzioni: parlare del tempo e del rapporto tra questo e la pratica sportiva. E la pratica sportiva, tutta, cosa è se non una ininterrotta competizione col tempo e coi tempi, col cronometro e col calendario, con l'età e con la morte? Dunque parlare di sport è sempre parlare di molto più. E mai come in questo momento l'attività agonistica - i suoi attori, le sue manifestazioni ordinarie e quelle patologiche - è stata altrettanto ricca di segnali e di contraddizioni, di suggestioni e di potenzialità; mai come in questo momento, ha costituito una così eloquente metafora d'altro: di quanto succede altrimenti e altrove. Una riproduzione in scala dei meccanismi e delle regole che governano le società contemporanee. Questo ha l'effetto di moltiplicare e di enfatizzare le figure-simbolo e di attribuire un sovraccarico di significati al loro destino. È quanto è successo in occasione dei campionati mondiali di atletica, a Roma nel settembre scorso: il conflitto iperbolico tra Cari Lewis e Ben Johnson, la "successione rinviata" tra Edwin Moses e Danny Harris, le quattro marciatrici che si trascinano al traguardo sulle ginocchia e sui gomiti, la que_- stione del doping e tutto ciò che evoca ... E quanto è successo, qualche tempo fa, a proposito di Pietro Mennea e di Miche! Platini: due atleti straordinariamente "rappresentativi" di ciò che percorre e lacera l'universo sportivo . Mennea e Platini appaiono come due personaggi variamente dotati di una intensa qualità carismatica, che hanno dato soluzioni opposte a quella questione - cruciale per i leaders titolari di carisma (politico, religioso, militare ... ) - del rapporto con il tempo, cui si accennava. Due soluzioni opposte ma comunque esaltanti perché capaci di comunicare, unitamente al valore atletico, il senso di una personalità inquieta e inquietante. Questo è il punto: Platini, come Mennea (per non parlare di Marco Tardelli), sembra intrattenere un rapporto nevrotico con l'età, la giovinezza, il passaCampionati mondiali del 1934 a Roma. 17
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