Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

DISCUSSIONE valore dei mezzi di produzione come tali o il valore dei prodotti come tali. La situazione si è completamente trasformata. Ciò che oggi va soprattutto criticato (e che Marx criticherebbe di certo) è l'immoralità dei prodotti stessi. Poiché questi non hanno più nulla a che fare con la soddisfazione dei bisogni (e quindi con la libertà dalla miseria); ma anzi minacciano nel modo più terribile (indipendentemente dai rapporti di proprietà sotto cui vengono fabbricati) l'umanità intera. È inutile precisare da chi e a vantaggio di chi questi prodotti sono stati fabbricati e impiegati per la prima volta. Qui e per il momento ciò che importa è qualcosa d'altro: e cioè che noi, oggi, non dobbiamo limitarci a chiedere come e per chi e in quali condizioni di lavoro e di proprietà si debba fabbricare e produrre, ma se certi prodotti si debbano fabbricare, se sia lecito, a noi o ad altri, produrre certi prodotti. La critica marxiana, che si riferiva ai rapporti di proprietà dei mezzi di produzione, deve essere ampliata: ciò di cui abbiamo bisogno è una critica radicale dei prodotti. Ora, naturalmente, in un senso molto limitato, esiste già una critica dei prodotti. Ogni industriale che voglia reggere sul mercato, si chiede se il suo prodotto sia remunerativo. In molti Paesi esistono anche associazioni di compratori che esercitano questa critica per proteggere il consumatore dalla merce scadente. Ma questa critica non è mai radicale. A essere criticata è sempre e solo la qualità o la sorta del prodotto, ma non mai la sua esistenza. Questa critica radicale è il compito di coloro che hanno il coraggio di opporre resistenza: e questa, naturalmente, deve cominciare di fronte ai prodotti del terrore. Mentre i tecnici ingenuamente presi nella fede del progresso si chiedono: "Come dobbiamo fare per rendere ancora migliori, ancora più distruttivi i mezzi che garantiscono fin d'om la distm::.ione 101ale'1 " hi parla già cli aver ki/1capacity), noi ci chiediamo nell'interesse del miglioramento dell'uomo: "Questi prodotti - buoni, migliori o cattivi - sono leciti, sono permessi?" E la risposta è no. E il no può realizzarsi solo come sciopero. Certo, è un ~ipo completamente nuovo di sciopero che si tratta di inventare. Poiché in questo sciopero - ripeto - non si tratta già di migliori salari o di migliori condizioni o della socializzazione dei mezzi di produzione, per quanto importanti possano essere queste tre esigenze. Ma si tratterebbe - e sarebbe la prima volta nella storia - di impedire la produzione di determinati prodotti. Ed è evidente che questo sciopero sarebbe insieme uno sciopero per il nostro risanamento morale; poiché con esso daremmo a noi stessi la prova che siamo tornati a capire che "lavorare" è "agire" e che ci rifiutiamo di avallare, sotto la copertura della parola "lavoro", azioni immorali che, se non fossero travestite in questo modo, non ci sogneremmo mai di poter approvare o condividere. Quei fisici che si sono rifiutati di partecipare alla preparazione scientifica delle armi atomiche, ci hanno preceduto col loro buon esempio. Sono entrati in sciopero, hanno capito che gli effetti del loro lavoro sono effetti di cui devono assumersi la responsabilità. In questo senso dobbiamo scioB lioteca Gino Bianco perare anche noi. Mostriamo che sappiamo fare lo stesso, e che noi che abbiamo già appreso la solidarietà possiamo scioperare con maggiore unità e concordia. Perché ci resti il futuro. Non solo il nostro futuro. E non solo il futuro dei nostri figli. Ma anche il futuro di coloro che oggi sono così ciechi da tentare di diffamarci come pericolosi perché ci opponiamo alla loro minaccia. Cari amici! La Resistenza non avrebbe più compiti? I nostri compiti cominciano solo ora. Roberto Pazzi La malattia del tempo La forza di un nuovo Gengis Khan rianima tutti i miti e i tempi della Storia in una deriva senza fine. •Narrativa» Pagine 160, lire 16.000 Olof Lagercrantz L'arte di leggere e scrivere Nel laboratorio dell'autore di ScriverecomeDio e Il mio primo cerchio. «Minima» Pagine 86, lire 15.000

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