Linea d'ombra - anno V - n. 22 - dicembre 1987

DISCUSSIONE suasori occulti"; il terrore che ci rende tutti conformisti nel modo apparentemente più innocuo e inoffensivo, e ciò anche in forma di intrattenimento e di svago, e in quelle ore di ozio che eravamo abituati a considerare come "tempo libero", e cioè come libertà. Sottrarsi a questo terrore è paurosamente difficile, poiché la privazione di libertà che esso determina è estrema; e ciò perché ci priva perfino della libertà di sentire e di capire che non siamo liberi. Cari amici, in entrambi i casi si tratta solo di esempi, poiché ci sono altre varietà di terrore oggi. Ma anche questi due esempi basteranno a rendere evidente che il terrore, oggi, è qualcosa di totalmente diverso da ciò che l'umanità (e anche noi vent'anni fa) intendevamo per terrore. Certo, in molti luoghi del nostro pianeta ci sono anche oggi la miseria e il terrore di vecchio tipo (a Calcutta ho visto centinaia di migliaia di persone giacere nude per le strade, e in Spagna resistenti lealisti giacciono ancora oggi nelle carceri dell'uomo che a suo tempo imitò Hitler e che lo imita tuttora), ma - per quanto terribili possano essere questi due esempi - sono solo residui lungo la via che il terrore ha percorso nel frattempo nei suoi progressi incessanti. Se lo desideriamo e vogliamo continuare a perseguire la nostra vecchia meta - la salvezza della libertà - dobbiamo tenere il passo con questo nemico che procede a velocità terribilmente rapida; dobbiamo restare au courant, dobbiamo contrapporre, a ogni passo che oggi compie la privazione di libertà, un passo correlativo per salvare la libertà. Per vincere un nemico bisogna attaccarsi a lui. Altrimenti ci lascerà ampiamente indietro. Ora, cari amici, rendersi conto di questo cambiamento non è un compito facile: poiché dobbiamo renderci conto, nello stesso tempo, che il tipo della resistenza di ieri è rapidamente invecchiato. Dovremo, quindi, opporre "resistenza" alla tentazione della comodità; dovremo trovare il coraggio di tirare una riga sotto il capitolo di allora, e cioè dovremo sforzarci di inventare metodi nuovi e inconsueti, e persino di concludere alleanze nuove e inconsuete. È chiaro, infatti, che per impedire l'apocalisse atomica non possiamo darci alla macchia, alla guerriglia partigiana; e che non avrebbe senso far saltare i ponti dove si tratta di opporre resistenza al "terrore morbido" della produzione artificiale delle opinioni e della volontà. Se ricorressimo ai nostri vecchi metodi, non solo non potremmo colpire i nemici nuovi (o anche solo diversamente travestiti); faremmo loro, anzi, il favore più grande. Essi sarebbero felici, cioè, di avere degli avversari innocui; ed essi non solo si farebbero beffe di noi (un po' come dei cannonieri riderebbero vedendo dei contadini che vanno loro incontro con delle falci), ma forse ci batterebbero anche un colpettino benevolo sulla spalla. Ma che dico "forse"? Vi citerò subito un esempio del fatto che le cose stanno proprio così. Nell'odierna Repubblica federale tedesca (il cui rapido processo di rifascistizzazione vi è ben noto) c'è tutta una letteratura in cui viene esaltata la resistenza tedesca contro Hitler. Questa letteratura è approvata e salutata con favore anche dai : liotecaGino Bianco fogli reazionari e perfino dalle autorità ufficiali. Come dobbiamo interpretare questo fatto? Risposta: si tratta di un alibi. Per mascherare il fatto che lottano contro gli odierni movimenti di libertà e di resistenza, costoro si presentano come avvocati difensori della libertà, e il modo più abile per ottenere questo risultato è quello di elogiare un tipo anteriore di resistenza. Solo molto di rado accade che le case editrici che pubblicano di questi libri pubblichino anche quelli della resistenza attuale (come ad esempio i libri contro il riarmo atomico della Bundeswehr), e sarebbe ingenuo attendersi una cosa simile. Siamo quindi sospettosi verso quelli che esaltano le nostre gesta di ieri: poiché fra loro ci sono molti che, coi loro elogi, cercano di paralizzare la nostra resistenza di oggi. Si può sabotare anche con gli elogi. Ma il mezzo più raffinato di paralizzare ogni resistenza attuale è quello di definire la Resistenza in quanto tale come qualcosa di ieri (ad es. il marxismo come una sopravvivenza fossile, da museo, del secolo decimonono): "Proletari? - si sente dire oggi con scherno. - Ma dove sono oggi i proletari? Se ognuno ha il suo W.C., il suo apparecchio TV, la sua musica quotidiana a domicilio, la sua motocicletta, il suo frigorifero ecc.? E se tutti sono liberi?". Così si sente dire negli Stati Uniti, nella Repubblica federale tedesca, e cose simili, probabilmente, si oc!.oooanche in altri Paesi, "Tutti sono liberi. Perché mai ci sarebbe bisogno di liberarli?" Cari amici, non date mai retta a quelli che presuppongono la libertà come un fatto ( come accade, ad esempio, nell'espressione "mondo libero"). È uno dei paradossi più singolari della storia dello spirito europeo che la tesi per cui saremmo già, di fatto, liberi, è stata sostenuta spesso da reazionari, mentre i combattenti della libertà si sono altrettanto spesso definiti deterministi. Ma la cosa è ancora più paradossale. Quelli che cercano di minare la nostra Resistenza provano la nostra libertà non già additando questa o quella libertà, ma additando il nostro comfort; dando quindi per scontato, nel modo più cinico, che libertà e comfort siano la stessa cosa. Poiché essi attirano l'attenzione sulla sovrabbondanza odierna. Ma la sovrabbondanza odierna, che ci è imposta dalla coazione a comprare e a consumare, è la sovrabbondanza di una civiltà prefabbricata, di una way of live prefabbricata, di opinioni, mancanza di opinioni e di sentimenti prefabbricati. E poiché non possiamo fare a meno di ingurgitare questa sovrabbondanza premasticata da altri, e dal momento che, rimpinzati a forza di questo mangime, non abbiamo più il tempo né la forza di prendere posizione verso i contenuti, questo rifornimento esuberante si risolve in privazione di libertà. Ed essi osano offrirci questa privazione di libertà come prova della nostra libertà. Sono forse libero perché mi somministrano continuamente, con ogni sorta di propaganda gradevole, e perché inghiotto senza nemmeno accorgermene ciò che poi mi permettono di risputare come la mia opinione? Ma ritorniamo ancora una volta alla tesi per cui non ci

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==