DISCUSSIONE "Ha detto Cimino di voler raggiungere la verità attraverso i sogni. Ma Il Siciliano parla di una verità che nessun nero di pagina o della notte, nessun oscuro sogno siculo-americano può adombrare e oscuramente reinterpretandola mistificare.'' sui buoni e i cattivi, gli egoisti e gli altruisti, le mogli e i mariti, i padri e i figli, gli avidi e i generosi ... non può che "far del bene". A quale altro fine sennò affannarsi per costruire ed esibire le proprie piccole ricette di saggezza? Tutto questo può essere: e può valere. A meno che anch_e l'autore sia malaccortamente divenuto parte, integrata e prima, di quel pubblico cui si rivolge. Non troppo da lontano, sembrerebbe, dal segnale di compiacenza che si legge nell'accesso di saggezza. I ragionamenti troppo ragionevoli rischiano per davvero la fine dei proverbi: quando le osservazioni e le critiche si incrociano e si alternano, la scrupolosa educazione non sta nel metodo, ma nella volontà di conseguire un pareggio. Per non ferire sul serio qualcuno, il pareggio migliore è sullo zero a zero. Proprio come la somma algebrica di tutti i proverbi popolari è sempre zero: al detto che avverte di un rischio, corrisponde quello che svela il pericolo contrario, e fa quadrare i conti. Zero era veramente il numero della saggezza, in quelle società statiche, che, come dice Alberoni, sono scomparse per sempre. Ma proprio il suo rinnovato "zero", ci conferma il dubbio che la differenza con i vecchi e vecchissimi tempi non stia più nel pubblicizzato dinamismo. La statiticità, nuova di zecca, sembra tornata d'attualità: è veramente alle porte e appesa alle cravatte di un esercito neoconformista, come non lo si vedeva da anni. E mai così placidamente immoto e apparentemente immotivato. Certo i tempi sono cambiati, e anche i commentatori. Una volta, armati di santa sociologia, avrebbero cercato di capire il sonno, invece di vendere sonniferi. Una volta, proprio il "Corriere" riprese l'uso di firme nobili e famose, da sbattere in prima pagina. E naturalmente nessuno trovò da ridire quando si raccolsero in libro gli articoli di Pasolini. Né però la differenza è soltanto quella di statura, di spessore, di firma. Il fatto più amaro è che è finito da tempo l'eco degli Scritti corsari: oggi incrociano al largo delle prime pagine dei giornali, soltanto i galeoni del Governatore. Dunque le battaglie, sia pure navali, hanno lasciato il posto ai problemi di pesca e di stazza di una flotta mercantile: e bisogna ammettere che, nella vivace gara di altezza e agilità tra tutti i pennoni degli opinionisti-alfieri della stampa quotidiana, pochi possono oggi competere con gli Alberoni maestri del glorioso "Corriere''. IL CORPO E L'OMBRA Vincenzo Consolo Sovraccoperta in carta patinata su cui campeggia la fotografia di Christopher Lambert-Salvatore Giuliano; copertina di cartone foderato di tela nera; pagine nere in cui annegano foto a colori e in bianco e nero; testo su pagine bianche in corpo gigante incorniciato, virgoletettato, tagliaBibiiotecaGino Bianco to, scandito da bande, da linee, da liste nere: una grafica, uno stile, una "eleganza" che vuole riecheggiare le edizioni "continentali" di Franco Maria Ricci (hélas!). Così si presenta un libro dal titolo Il Siciliano - nel film di Michael Cimino, di David James e Roberto Andò, a cura di Domitilla Alessi - Edizione Novecento di Palermo. Libro che si apre, dopo pagine e pagine nere e vuote come la notte o la morte, con una pagina bianca, al cui centro, come fosse un versetto del Vangelo o un pensiero di Platone, campeggia questa frase di Michael Cimino: ''Credo che si possa raggiungere la verità attraverso i sogni piuttosto che attraverso i fatti". Che vuol dire? Che attraverso l'interpretazione dei sogni si può conoscere la verità altrimenti inconoscibile? Ma attraverso quali sogni, quelli suoi personali, attraverso i notturni fantasmi di Cimino? E quale verità si può raggiungere, quella sua soggettiva, di lui Cimino, la verità sua psichica? E a noi cosa importa? Che vada dall'analista suo di Nuova York, questo signore, che a lui consegni pagando le sue notturne ambasce al puzzo (con due zeta) di whisky, coca e sudore; o che smorfi i suoi sogni e ne giochi i numeri in un botteghino di Bruccolino o di Palermo: 47, morto che parla; 52, eroina; 87 pizza connection ... Il fatto è che questo ineffabile Cimino, regista del film Il Siciliano, da cui il libro di cui sopra scaturisce e che a sua volta scaturisce dall'omonimo romanzo di Mario Puzo (con una zeta), parla di una verità storica, chiara e inconfutabile. Verità che nessun nero di pagina o nero della notte, nessuno oscuro sogno siculo-americano può adombrare, oscuramente reinterpretandola mistificare. Alla frase di Cimino fa eco quest'altra di uno dei due autori del libro: "Ci sono buone probabilità che le due vite parallele, del cinema e della storia, o platonicamente dell'ombra e del corpo che vi si riflette, arrivino a coincidere, o che addirittura la prima duri più della seconda". Si parla qui della realtà e della sua rappresentazione, della verità e della menzogna, del corpo e della sua ombra. Come l'ombra proiettata sulla parete della mitica caverna di Platone. E allora può accadere, come nel bel racconto di Diirrenmatt Guerra mondiale nel Tibet, che riprende quel mito, che gli uomini della caverna, sparando contro le ombre della parete, si uccidano coi colpi che rimbalzano indietro: può accadere che la realtà sia uccisa dalla finzione, la verità dalla menzogna. Ma qui no. La verità storica di cui si parla è inscalfibile, sta fuori dalla caverna, esposta alla piena luce del sole. La semplice e netta verità storica che si vuole mistificare e uccidere per fini, diciamo, "ideologici" o di mero profitto commerciale, è questa: Salvatore Giuliano, il Siciliano del film di Cimino, ragazzotto istintualmente ribelle al potere costituito agli esordi del '43 (in Sicilia, a Montelepre) e assassino solitario, diviene poi un killer di professione, un picciotto che spara per conto della mafia, spara contro i carabinieri, contro i sindacalisti del movimento contadino democratico, spara contro i contadini inermi che a Portella della Ginestra festeggiano il 1° maggio del 1947 (undici morti 9
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==