Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

STORIE/ATZENI "Uno dice che cancella i peccati mortali dall'anima, un altro che restituisce i capelli ai calvi. Strepitano che protegge da Donna Nostra Malaria, o che rende più fertili le pecore". del tempo, né perché i cercatori si ostinino a credere che la cercheranno ... -. - Grazie, venditore d'acqua. Berrò alla fontana e non andrò in cerca di erbaluzza. Non saprei che farmene. Non ho bauli d'oro da moltiplicare -. - Moltiplicare l'oro? Come ti salta in mente? Questa non l'ho sentita proprio mai ... -. - Ognuno dei cercatori ha una verità, una fede diversa da quelle di tutti gli altri. Uno dice che cancella i peccati mortali dall'anima, un altro che restituisce i capelli ai calvi. Le discussioni sono interminabili. Strepitano che protegge da Donna Nostra Malaria, che regala visioni del paradiso e dei santi, o che rende più fertili le pecore. All'uomo che la mangi condita di solo sale donerà la forza di sollevare una vacca con la mano destra, chi beva l'acqua in cui è stata tenuta in infusione leggerà il pensiero del prossimo, o avrà l'astuzia della volpe, o l'occhio dell'aquila ... Conosco una sola magia che moltiplica l'oro, ed è quella del misero venditore d'acqua ... La fortuna ti protegga, ragazzo. Ne avrai bisogno, in questa terra di uomini che non amano farsi interrogare. Addio -. - Addio, venditore d'acqua - saluta Luisu. Araj vola e l'eco degli zoccoli rimbomba come la fuga di una banda di predoni o l'inseguimento di un drappello di soldados. La fontana è un getto d'acqua in una vasca di granito. Non c'è anima né voce. Bevono a sazietà e si lasciano il paese alle spalle. Scende la notte e Luisu si addormenta. Torna il giorno e il sole illumina una piana spaccata in crepe e fenditure lunghe molte braccia, senz'acqua, né erba, e un monte lontano, desolato, da cui viene un brusio, un mormorio, 'l'ombra di un rumore, che aumenta man mano che si avvicinano. Alle pendici è un concerto di diavoli impazziti, nascosti. - Viene dall'altro versante - pensa Luisu, e sprona, ma gli zoccoli scivolano, Araj indietreggia e vuol fuggire. - Ha paura. Pure, ha portato sulla groppa Giona Porcu, ha già avuto affari col demonio ... -. Il bambino parla all'orecchio del cavallo - Araj bella, voglio capire la causa dei sonus. Dobbiamo arrivare almeno in cima. Magari poi fuggiremo, te lo prometto-. Il cavallo non scivola più, come avesse capito. Salendo, voci umane e nitriti, fischi e spari. Dalla cima del monte una valle bruciata, attraversata da uomini e cavalli che arrivano da ogni direzione, a cento e cento, e corrono tutti a una nuvola di polvere che si innalza fino al cielo, e produce il clamore più alto, i tuoni di dieci temporali tutti assieme, mille agnelli sgozzati in un attimo, un pandemonio. Luisu spalanca gli occhi, e cerca di capire cosa nasconda quella bolgia. Una cavalla nitrisce come se piangesse, si contorce sulla sabbia, e un uomo la insulta - Bestia schifosa sozza porca e bastarda ... - e le danza attorno infogato, torturandola con calci e scudisciate. - Signore - grida il bambino - Non faresti meglio a ibliotecaGino Bianco lasciar partorire la cavalla, invece di maltrattarla in quel modo?-. - Sicuramente no, tonto. Deve arrivare al pozzo prima di figliare-. - Quale pozzo? E perché? -. - Il pozzo di San Pancrazio, laggiù - risponde l'uomo, e indica la nuvola di polvere - soltanto se berrà quell'acqua figlierà un puledro verde ... -. - Verde?-. - Verde. I puledri piu belli, i più preziosi, i più rari, la manna dal cielo ... Pur di averne uno pagherei un tesoro e vent'anni della mia vita-, risponde l'uomo, e si ferma. Gli occhi si perdono in un sogno. Torna alla realtà, e frusta la cavalla che ansima, immobile, e lascia colare un filo di bava dalla bocca. L'aria è asciutta, secca, turbini di polvere gialla fine come farina si infilano dappertutto, nelle scarpe e nel naso. Brucia e ha gusto di ghiande secche e sangue di cavallo. Un nitrito lungo e disperato accompagna al mondo il puledro. Bagnato e tremante muove le zampe in aria, senza capire, e la polvere lo copre in un baleno. L'uomo si inginocchia, solleva il viso rigato di lacrime e stringe i pugni fino a infilzarsi con le unghie. Serra le mascelle in una smorfia di rabbia e grida: - Dio! Perché non vuoi che arrivi al pozzo? Trentadue hanno figliato in strada. Trentadue, non una. Porco! - Si piega, scosso dai singhiozzi, e biascica bestemmie. Una cavalla imbizzarrita arriva chissà da dove, sfiora Luisu e scalcia, seguita da un uomo a cavallo che agita in aria una frusta nera a tre code. Calpestano il puledro appena nato, senza badarci, e corrono al pozzo. Uomini e cavalli, polvere e boghes, nitriti e fucilate. Un volo di avvoltoi oscura il sole, e Luisu sussurra - Araj bella, se c'è un pozzo è pieno di cadaveri. Via! -. Fuggono. - Via! Via! - La terra di quel monte era fuoco, e dalle crepe della piana si sollevano incubi e duennas. - Via! Via! -. Fino a notte. L'aria è silenziosa, profumata di ginestre. Luisu si addormenta sulla criniera. (la fine al prossimo numero) Le parole misteriose: Ànniau nì orrubiu: ha nevicato neve rossa; anninnìa: ninnananna tradizionale; bitzinné: bambino, esclamativo; boghes: voci; disisperu: disperazione; duennas: fantasmi tradizionali; teppa: coltello a serramanico; malloreddus: piccoli gnocchi; koga: strega capace di predizioni e trasformazioni; pistoccus: biscotti molto pastosi; tzia: non "zia" ma "signora". Copyright Sergio Atzeni 1987 75

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