Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

SAGGI/CORONA parte di natura sociale; legati, questi ultimi, alle persistenti convenzioni e ipocrisie della società maggioritaria. Ma su questo ordine di problemi Leavitt non alza mai la voce, non ricorre alla mozione degli affetti, come faceva il vecchio "romanzo di protesta" (Richard Wright, Steinbeck). Persuade per pura forza rappresentativa (Ralph Ellison). Per pura forza rappresentativa, del resto, Leavitt anche nei racconti pone il lettore faccia a faccia col nodo dolente, portandolo dentro alla sala della chemioterapia, sotto il cespuglio spinoso dove il ragazzo cercava un impossibile rifugio dalla propria delusione, nella cucina dove, ancora una volta, si consumava un dramma famigliare. Senza commenti, senza espliciti appelli, con una intensità emotiva e sentimentale tanto più forte quanto più controllata, quale in America, dopo Salinger, non s'era più avvertita, Leavitt costringeva il lettore - massaia, insegnante, studente - a guardare in faccia le realtà che l'americano medio tende a schivare, a rimuovere: fallimenti, sconfitte, malattia, morte. Il suo reale successo non sta dunque tanto nei pingui diritti d'autore, ma nell'aver indotto un vasto pubblico medio a riflettere su questioni spinose, perturbanti, trattate in modo non evasivo o consolatorio, e tuttavia con quello che gli americani definirebbero uno "spirito positivo", ovvero senza cinismo, anzi c'on uno scoperto recupero dei famigerati "buoni sentimenti", con grande pulizia etica e sentimentale, con tutto quello che in letteratura abbiamo per decenni ritenuto inaccettabile, esiziale. Da un certo punto di vista, poi, Leavitt, come altri scrittori di questa nuova generazione, posa uno sguardo assai critico sui comportamenti "liberati" dei padri e delle madri, là dove gli paiono scaduti nell'irresponsabilità e nell'egoismo permissivo. Di qui la sua insistenza sul tema della disgregazione della famiglia. D'altronde certe problematiche che siamo stati abituati a considerare "private" hanno acquistato in America tale forza dirompente da divenire problema collettivo: e sono appunto la malattia (il cancro, cui ora si aggiunge l'AIDS); la polverizzazione sociale indotta dalla crisi della famiglia; i modi della sessualità e i conflitti che essi possono ingenerare nel corpo di una società capace in ogni momento di ripescare dentro di sé le più dure intolleranze puritane. Di qui il suo implicito richiamo, rivolto anche alla "gay community", a uno stile di vita più solidale, meno egocentrico, meno, se vogliamo, americano. li suo terzo libro, Down (o Earth, un romanzo sul mondo della musica che dovrebbe vedere la luce entro un paio d'anni, ci dirà se queste nostre considerazioni siano corrette o meno. Vorrei aggiungere, concludendo, che la socialità rintracciabile nell'opera di Leavitt e degli scrittori della sua generazione è certo meno scopertamente "politica" di quella che noi siamo soliti riconoscere, e la differenza risalta se facciamo un confronto con narratori più anziani e di diversa estrazione sociale, come Carver, Paley, Tillie Olsen (4). Lo sguardo dei giovani non abbraccia un orizzonte ampio, e di questo i migliori sono consapevoli: esemplari il saggio di David Leavitt The New Lost Generation ("Esquire", maggio 1985;riprodotto in parte da "L'Espresso", 26.1.87). La classe media bianca occupa pressoché tutto lo spazio: e al centro sta la famiglia. Quando essa crolla, è come se crollasse il mondo, e forte affiora nei figli il risentimento per una sicurezza emotiva che è stata loro sottratta, come un diritto naturale mai realmente goduto. L'omogeneità sociale fra produttori e consumatori dell'oggetto letterario, fra narratore e narratario, è, si può dire, assoluta. Lo scrittore non si fa certo carico dei problemi complessivi, generali, del proprio paese o del proprio tempo. Ne vede e ne tratta una parte abbastanza ristretta ma non insignificante. E questo mi pare inevitabile, persino onesto, in una fase di frammentazione sociale e di anemia politica quale è quella attraversata, ormai da tempo, dagli Stati Uniti. ii :bliotecaGino Bianco NOTE I) Dei postmoderni molto è stato tradotto in Italia, e qualcosa si va ancora traducendo. Di Coover è appena uscito da Guanda Sculacciando la cameriera (Spanking the Maid, I982), mentre da Feltrinelli si annuncia il recentissimo Il ricevimento di Gerald (Gerald's Party, 1986). Sul postmoderno indico Claudio Gorlier, Il cerchio magico della nuova narrativa americana, "Alfabeta" n. 2, giugno 1979; e la parte monografica di "Calibano" n. 7, 1982, dal titolo: La finzione necessaria. Il romanzo postmoderno americano, con contributi di Barbara Lanati, Alide Cagidemetrio, Guido Carboni, Rosella Mamoli Zorzi e Bianca Tarozzi. 2) Ora La Tartaruga ci presenta la terza e ultima raccolta di racconti di Grace Paley, Later the Same Day (1985; Più tardi nel pomeriggio, con prefazione di Fernanda Pivano). 3) Non possiamo trattenerci dall'offrire ai critici italiani più stizzosi il campionario completo dei termini alternativi a "minimalismo" coniati da amici e soprattutto da avversari della corrente: Dirty Realism; New Realism; Pop Rea/ism; Neo-Domestic Neo-Realism; White Trash Fiction; Coke Fiction; Post-Alcoholic 8/ue-Co/lar Minimalist Hyperrealism (questo - efferato e chiaramente riferito a Carver - è di John Barth); Around-the-house-andin-the-yard Fiction (copyright Don DeLillo); Wised Up Realism; TV Fiction; High Tech Fiction; Designer Realism; Extra - Realism; Post-PostModernism. La mia fonte di informazione è Kim A. Herzinger, che ha curato l'introduzione alla Special Section on, Minimalist Fiction,della "Mississippi Review" n. 40/ 41, Winter 1985(ma uscita da poco a quel che sembra). Nell'aprile '87 David Leavitt mi àveva parlato di un altro Fascicolo (n. 42?) della medesima rivista, da lui stesso curato, su These Young People Today: writers under 35. Avendo la "Mississippi Review" ritmi di pubblicazione saltuari, non sono riuscito a vederlo, né sono certo che sia già uscito. 4) Di Tillie Olsen si dovrà riparlare. È una scrittrice che "viene da lontano", dalla Depressione degli Anni Trenta, cui ha dedicato Yonnondio: From the Thirties (1974). Ha pubblicato inoltre Teli Me a Riddle (1962) e il singolare montaggio di saggi e citazioni Silences ( 1978). Novembre/ 50 Dicembre 1987 Numero 50 Anno 5 Scienza Lire 5.000 Esperienza DOSSIER GUERRE STELLARI: Un sogno perverso SPECIALE VALTELLINA Business oltre la frana L'EVOLUZIONE DELL'EVOLUZIONE Fabio Terragni intervista Stephen Jaygould MEDIA SPECIALE CERNOBYL: La parola alla stampa

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