Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

STORIE/ZANZOTTO cole avventure, i miei entusiasmi senza radice, le mie virtuose ricerche, le partenze e i ritorni, le lotte e i riposi, tutte le figure in cui si concretano quelle vicende mi camminano davanti con un certo atteggiamento di scherno, guardano sempre oltre le possibilità della mia vista. Ho l'impressione che qualcuno le abbia avvelenate ed un po' corrotte nei loro tratti, o che esse stesse gioiscano nel rendersi irriconoscibili, come vendicandosi della mia pretesa di dar loro una statica immediatezza senza fine, o di salvarle senza averne la forza. E mi pare che non sia solo l'ingiallire delle pagine e lo sbiadire dello scritto a far nascere in me questa sensazione: io constato che un indefinibile deperimento, con l'andar degli anni, consuma e tradisce quel mondo, sottoposto, più di quanto io voglia rassegnarmi a credere, alle leggi di una sua evoluzione, che all'improvviso si fa duramente avvertibile. La· polvere traboccata da quella casa in rovina ha occupato tutte le vallate ed ha soffocato le vene dei torrenti di primavera, il succo pestilente di quei morti logora il piccolo paese, le vetrine dei negozi sono incrinate dalla grandine e dallo zolfo, la fuliggine delle tempeste muta verso aurore in cui scompaiono gli aeroplani dei bambini. E io non mi meraviglierei se un giorno trovassi tutte le mie antiche estati divenute inverni e gl'inverni stagioni del polo con la notte che dura sei mesi o sei anni; non mi meraviglierei se gli adolescenti, impauriti da una lampada dal fervore di vulcano, delirassero, dimentichi dei giochi, nei· loro letti di malattia. Forse soltanto quel volto di fanciulla, di cui ogni moto era una dolcissima sorpresa, avrebbe conservato non le sue linee giovanili, ma quell'ombra di dolente divieto in cui era stato colto dalla morte. E ancora mi opprime il pensiero che in quei fascicoli regna l'ordine funereo stabilito da questo pianeta. Assaporo la mia condanna: di creatura nata da questo e per questo pianeta, e da esso costretta al suo stesso ritmo, giorno e notte, nel giorno e nella notte dello spirito, veglia e sonno. Io vedo con orrore non la mia solida vita, potente nella sua unità, ma mille discontinui frammenti di luce commessi dal nulla delle notti. Vedo quasi una lunga serie di anelli bianchi alternati con anelli neri; che, nella fantasia percossa, si trasforma in una corda o in una catena o nel corpo e nei nodi d'un verme o nei denti di un ingranaggio che da un momento all'altro potrebbe mettersi in moto per tutto travolgere di me. Ma questo moto è già in atto, lo era da sempre: soltanto non era forse ciò che travolgeva, bensì ciò che faceva, in un suo oscuro modo, emergere. Tutta la mia vita sarebbe stata, così, con i suoi giorni e le sue notti, con il filo di ragno dei ricordi, con la costante proiezione del diario, una ruota di un meccanismo supremo, di un orologio tutto inteso a far scoccare domani un'ora indicibile. E di quest'ora mi pare di scorgere qualche volta i presagi se non altro nel resistere di quella fede confusa d'instinto che per prima mi trasse a scrivere il diario, se non altro per quell'aura di sacra dignità che emana da essa: miracolo variamente ripetuto tra gli aridi fogli minacciati dal fiato delle tombe, armonia potenziale che dura sulla corruzione di ogni suono. (da "Sull'altopiano", Neri Pozza Editore, 1964) Copyrig/11 Andrea Zanzono, 1964, 1986 ·t,liotecaGino Bianco DANTEALIGHIERI COMMEDIA neltestodell'edizionceriticadi Giorgi,Poetrocchi in un solo volume con Un Commento ricco, pensato anche per le esigenze di un lettore moderno. Saggi introduttivi - al poema e alle tre cantiche - che illustrano le tematiche e lo stile dell'opera dantesca (400 pagine). Un Rimario. Un Indice-repertorio dei personaggi, dei luoghi e delle cose notevoli. Il commentoal testoe i saggi,ntrot/,uttivsionodi EmilioPasquinieAntonio.Qµaglio 1720pagine lire 65.000 Da molti anni, almeno dà quando è uscita l'edizione critica curata da Giorgio Petrocchi, è mancata in Italia un'edizione della Commedia che raccogliesse tutto il testo in un solo volume, senza privarlo di un valido commento e di tutti gli apparati nece,ssaria un'adeguata conoscenza del poema. E forse vero che, da tempo, ci siamo allontanati da Dahte, che i suoi versi tornano meno frequentemente nel nostro pensiero e sono citati più di rado che in altri periodi della nostra storia. Vorremmo che questa nuova presenza della Commedia giovasse ad avvicinare meglio ogni persona colta al testo sacro della nostra letteratura. ~t-un f ascicol,doi saggi,èoin libreria GARZANTI

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