RACCONTIPLAUSIBILI Carlos Drummond de Andrade L'incapacità di esser veritiero Paulo aveva la fama di bugiardo. Una volta arrivò a casa dicendo d'aver visto, in campagna, due dragoni dell'indipendenza che sputavano fuoco e leggevano fotoromanzi. La madre lo mise in castigo, ma la settimana dopo venne a dire che nel cortile della scuola era caduto un pezzo di luna, tutto pieno di buchi, come il formaggio, e che lui l'aveva assaggiato e sapeva proprio di formaggio. Questa volta Paulo non restò solo senza frutta e dolce ma gli fu anche proibito di giocare a pallone per quindìci giorni. Quando il bambino tornò dicendo che tutte le farfalle della terra erano passato per l'orto della Signora Elpidia e che volevano formare un tappeto volante per trasportarlo al settimo cielo, la madre decise di farlo vedere dal medico. Dopo la visita, il Dottor Epaminondas scrollò il capo: - Non c'è niente da fare, Signora Calò. Questo bambino è proprio un caso di poesia. La perfetta sapienza La vera sapienza sta nei libri non scritti, ovvero, nei fogli di carta ancora bianchi, riuniti in volumi rilegati. È la conclusione di un bibliofilo che diventò filosofo. Fece sostituire i libri stampati, che gli ferivano la vista, con altri di immacolato candore, e constatò che in questi si trovava l'essenza del conoscere. Gli piaceva aprirli a caso e passare le dita, dolcemente, sulle loro vergini superfici. Nessuna teoria falsa, nessun errore abitava quelle pagine. Al contrario: era come se un sapere inconfutabile avesse lì dimora. Il sapere è bianco, rifletteva. IJX(): .·.•· ~r-· . . .··.-. i-· . . .. ,~:-. _:_·. _ _ ·._. _._·_·;,: .. _· _·._;_: .. ~:~ .,...;-~,v;.;.· · -:.:-•· ...,~•·" - BibliotecaGino Bianco Le menzogne sono colorite, e le lettere sono la rappresentazione visiva di sofismi e di enigmi privi di interpretazione. La sua biblioteca si andò riducendo, perché le imperfezioni dei fogli erano in un certo senso errori, e il nostro uomo li rifuggiva. A volte non si trattava di difetto di fabbricazione, ma di una semplice piega o del segno di un'unghia che qualcuno aveva lasciato. Il volume era condannato e, di riduzione in riduzione, la biblioteca arrivò a essere costituita da un solo libro, contenente la verità assoluta e suprema. Sfogliarlo sarebbe stato un rischio incommensurabile: e se per caso una pagina si fosse rovinata? Se fosse caduta una goccia di caffè, o la cenere della sigaretta? Non lo aprì più. Il libro fu posto sotto una campana di vetro. Il saggio lo contemplava in estasi. Dormiva felice, sicuro che l'ineffabile sapienza fosse a due passi dal suo letto, protetta. Il caldo ruppe la campana, e nel togliere il libro dalle schegge di vetro egli si tagliò una mano, che sanguinò sul volume, contaminando la perfetta sapienza. Non fu mai più felice. La terra dell'indio L'indio, informato che quella era la Settimana dell'Indio, aspettava nella sua capanna la visita di coloro che certamente sarebbero venuti a salutarlo e a portargli in regalo qualcosa di utile. Chi si presentò invece fu un uomo con delle carte in mano, che lo invitò a traslocare rapidamente, perché quella terra era stata acquistata da una impresa di riforestazione, con tutte le carte in regola. L'indio obiettò che su quella terra era vissuto suo padre,
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