INCONTRI/DiiRRENMATI "Questo nostro mondo è sempre più imprevedibile, sempre meno calcolabile ... . La verità è che ci stiamo costruendo un mondo di catastrofi." Avremo bisogno di nuovi moduli, che daranno vita a nuove forme mentali, e che permetteranno di dire ciò che adesso non siamo ancora in grado di esprimere. Lei ha poi stabilito una relazione tra capitalismo e nazionalsocialismo, sostenendo che il secondo, sotto certi aspetti, è una naturale prosecuzione del primo. Non credo di essere stato così estremo. La distinzione che facevo io era posta in termini diversi. Dicevo che per me il capitalismo è una sorta di naturale sviluppo, il prodotto di un carattere umano. Più che di un sistema capitalistico, parlerei di una tendenza capitalistica innata nell'uomo; una tendenza che nasce con lui, contrapponendolo al comunismo che invece non è altro che una idea, un prodotto intellettuale. Cioè come dovrebbero essere gli uomini, e come dovrebbero essere i rapporti, l'ordine tra gli uomini. Il punto è che, purtroppo, l'uomo è diverso da quello che dovrebbe essere. li suo rapporto con l'ideologia è trattato in uno dei suoi scritti teorici più complessi: Concezione, uscito nel 1976. Lei osserva come l'evoluzione storica è stata determinata più che altro da fatti quali le guerre di religione e i conflitti ideologici, accusando sia il cristianesimo sia il marxismo di essersi proposte come "le sole" verità, miranti ad attuare le rispettive concezioni a prezza di morti, ingiustizie e soprusi. Come le ho detto, il marxismo è il frutto di una concezione di natura intellettuale, mentre il fascismo ha un fondamento emozionale. Il fascismo ha sempre fondato la propria esistenza sulla base di emozioni. Mi riferisco al nazionalsocialismo, a ogni forma di razzismo. Forse che lo stalinismo non è da considerarsi anch'esso un fascismo? Le stragi di kulaki non avevano fondamento ''emozionale''? Certamente, su questo non vi sono dubbi. Anche nello stalinismo vi è stato un appello alle emozioni, alla forza delle emozioni più che a principi di ordine intellettuale. Fenomeni come il nazionalismo, lo stalinismo in genere, e in parte anche il comunismo hanno stretti rapporti con la religione. Basta pensare, adesso a Khomeini. C'è in tutti un tentativo di scatenare istinti primordiali, l'irrazionalità pura che è in noi. Jung ha fornito una interpretazione esemplare dei fascismi in genere, chiamando in causa gli archetipi e la mitologia. Nelle conferenze londinesi del '35, aveva spiegato)'ascesa di Hitler al potere con il crollo del patrimonio mitologico giudaico-cristiano, sostituito dalla mitologia germanica. Quando lei però parla delle connessioni tra marxismo e religiosità cosa intende dire con esattezza? L'errore fatale che è costato la possibilità di sopravvivenza al marxismo è stato quello di considerarsi come una scienza. Un fatto simile significa rifiutare ogni rapporto con la ragione più elementare. Il marxismo non potrà mai essere una BibliotecaGino Bianco "scienza". Al massimo sarà un oggetto della scienza, potrà essere studiato e analizzato. Marx, invece, credette di poter fare delle sue concezioni - peraltro soggettivissime - nientemeno che una Weltanschauung. Il comunismo non è altro che una gigantesca chiesa morta. Le chiese morte_,o morenti, sono quelle, come tutti sappiamo, che hanno prodotto l'inquisizione. L'idea di missione non può che incorporare in sé l'idea di intolleranza, di imposizione. Non ci sono altri rapporti possibili con la realtà, quando si crede di essere in possesso della verità. Nel momento in cui mi convinco di possedere la verità, ecco che si attiva il processo dell'ideologia, dell'intolleranza, dei massacri e del terrorismo. In questi anni ottanta assistiamo però a un vero e proprio crollo delle ideologie. Non mi sembra che il capitalismo corra grossi rischi. Senza parlare poi della letteratura "impegnata", che più di ogni altra sembra aver subito un contraccolpo fatale. Pensi allefrasi di Max Frisch in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno, al pessimismo con cui ha descritto questa nostra arida età. Ci sono alcune cose che vanno rispettate. Se uno insiste a percorrere la strada sbagliata, è inevitabile che l'opzione sia estremamente pericolosa. Se gli uomini decidono di vivere insieme, è inevitabile che ci siano delle norme che regolino la convivenza. Non c'è bisogno di andare a scomodare la metafisica o la morale per capire un fatto simile, mi sembra. Se vivessi solo su un'isola deserta, potrei decidere del tutto del modo in cui vivere. Se ci fosse una seconda persona, dovrei inevitabilmente scendere a patti con lei. Ciò che noi chiamiamo il "diritto" deve essere sottratto a tutte le grandi cose che vanno sotto il nome di etica, per essere restituito alla dimensione della ragione. Ed è proprio questa l'operazione più ardua! Ci sono alcune cose che dovrebbero essere naturali, altre no. È importantissimo saper distinguere. L'ideologia, se mira ad avere una influenza sugli uomini, dovrebbe in qualche modo imparare il suo contrario: la flessibilità. Quando si parla di relazioni umane, si parla di fenomeni estremamente elastici. L'ideologia non può fare a meno di rinunciare a ogni sorta di cristallizzazione. La convinzione di poter trasformare in leggi naturali quelli che sono dei semplici concetti è un errore. L'ideologo riduce l'uomo a uno schema. L'umanità invece, come tutti sappiamo, è estremamente diversificata. Elaborare una teoria della uguaglianza tra gli esseri umani è giustissimo se fatto in relazione alla legge. Davanti alla legge siamo tutti uguali. Ma credere che gli uomini in sé siano uguali è sbagliato. L'uguaglianza postulata dall'ideologia è una idiozia perfetta. Lei è stato più volte in America e ha scritto dell'America in diverse occasioni con estrema acutezza. Ho trovato molto interessanti le sue Frasi dall'America, pubblicate nel 1970, tra cui è rimasta famosa: "Gli Stati Uniti pensano economicamente, di qui la loro difficoltà a pensare in termini di potere politico". 41
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==