Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

siderare poi il fenomeno della prospettiva numerica. Ai tempi di Gesù non oltrepassavamo i 500 milioni. Oggi siamo in 5 miliardi. Siamo giunti al limite della nostra esistenza biologica. Lo sbocco può essere una catastrofe, io non lo so. Pertanto, è evidente che la conoscenza dell'uomo e le sue facoltà morali non stanno più in un rapporto di equilibrio. Penso che si potrebbe stabilire una relazione tra ciò che lei dice adesso e i suoi romanzi polizieschi. La critica si è buttata a capofitto nella loro interpretazione. Si è parlato molto di un attacco al concetto tradizionale di logica. Hans Mayer parlava di corrosione dei fondamenti che stanno alla base de/- l'illuminismo borghese. Chi crede che di questi tempi il mondo sia dominabile, parte da un presupposto che non ha fondamento razionale alcuno. È vero tutto il contrario: questo nostro mondo è sempre più imprevedibile, sempre meno calcolabile. Pensi solamente a ciò che può provocare un semplice incidente tecnico. Mi pare che stiamo constatando giornalmente che i guasti tecnici siano tutt'altro che rari. La verità è che ci stiamo costruendo un mondo di catastrofi. Il dato di fatto che questo mondo si basi su principi logici non è una motivazione per disconoscerne la componente distruttiva. Ogni macchina basa il suo funzionamento su rapporti logici. Ma le macchine sono semplicemente una protesi umana. Grazie a tale protesi noi ci spostiamo più velocemente, siamo informati, e facciamo un sacco di cose che prima non avremmo potuto fare. Ma ciò non toglie affatto che tutte queste macchine non sono altro che una derivazione biologica umana. Credere che per questa ragione il mondo sia controllabile e dominabile è un errore. Nel mio romanzo La promessa ho cercato di dimostrare quale importanza capitale abbia il caso nella nostra vita. Nel romanzo l'assassino muore. Nei romanzi polizieschi classici l'assassino viene costantemente concepito come colui che è da acciuffare. Ma anche un assassino può morire! I romanzi polizieschi tradizionali strutturano il mondo logicamente in funzione degli uomini. Ma chi ha detto che il mondo si è costituito in funzione degli esseri umani? Anche questo è frutto di una concezione che non ha fondamento razionale alcuno. Quindi, lei ha scritto romanzi polizieschi per rivolgersi contro il neo-positivismo dilagante e lafiducia irrazionale nella facoltà intellettuale degli essere umani. · Ho scritto romanzi polizieschi in primo luogo perché avevo bisogno di soldi. In quel periodo la mia preoccupazione era guadagnare dei soldi e i romanzi gialli mi sono serviti soprattutto a questo. Ero ancora agli inizi, e dalla Promessa ho tratto io stesso un copione. Il film non venne realizzato come lo avevo concepito. Non mi vengano a dire però che Giustizia è un romanzo giallo. Le teorie di Jacques Monod, espressesoprattutto in Il caso e la necessità, hanno costituito un sostrato teorico per la sua BibliotecaGino Bianco INCONTRI/DiiRRENMAff personale concezione della vita degli uomini. Lei ha tentato di trasporre il risultato di considerazioni di natura scientifica in un contesto esistenziale ordinario. Cosa l'ha spinta a operare una scelta così inconsueta e a elaborar/a in una dimensione creativa? Monod è stato un pensatore molto importante, sulle cui teorie ho riflettuto a lungo. Ho scoperto che le molecole giganti, per esempio, sono molto più esposte all'intervento del caso, nel loro processo di mutazione, che non le molecole più piccole. Ho visto che alla base dei processi vitali ci sono appunto dei meccanismi complicati~simi, quasi inimmaginabili. Più una cosa è complessa, e più risulta esposta agli interventi del caso. Il fenomeno della mutazione è un fatto causale. Più la ricerca scientifica in generale, e fisica in particolare, procedono, più ci si rende conto della indeterminatezza dei fenomeni che stanno alla base dei processi vitali. Trasposto sul piano della creatività romanzesca mi pare che un fatto simile sia da considerare una esemplificazione dei rapporti precari che stanno alla base della nostra esistenza. Noi uomini cosa possiamo determinare in realtà? In proposito ho scritto tempo fa un saggio, Drammaturgia di un incidente. Si trattava di prendere in considerazione l'ipotesi che tre auto convergano nello stesso punto allo stesso momento, e si scontrino. L'incidente per una delle tre auto è causato dal fatto che ha trovato un traffico notevole ed è giunta in quel luogo in ritardo rispetto all'ora in cui avrebbe dovuto passarci. Altri elementi fortuiti contribuiscono inoltre a far confluire le due altre auto in quel punto preciso, nello stesso preciso momento. Con questo voglio dire che in ciò che giornalmente ci accade concorrono tanti elementi imprevisti, determinanti l'accadere delle cose, che noi non riusciamo neppure a immaginare. Ciò che noi, in un contesto fisico, con le dovute astrazioni, denominiamo come "causalità", è invece il prodotto di fatti, di coincidenze, di una serie di eventi che fanno sì che un particolare fatto avvenga al posto di un altro. Monod ha dimostrato che, similmente a ciò che ci accade quotidianamente, anche nell'ambito dei sistemi molecolari il caso gioca un ruolo determinante. Paradossalmente, oggi si procede con la convinzione ottimistica che il potere della scienza sia illimitato, che il progresso scientifico sia la chiave, la soluzione di tutti i problemi che ci sommergono. Penso che siano in pochi a pensare in termini simili. Se alla scienza si attribuisce il ruolo di alimentatrice di verità si dice una idiozia. La scienza non fa altro che fornirci delle interpretazioni. Il sistema tolemaico è stata una geniale interpretazione del movimento dei pianeti, del sole, delle stelle. Era sbagliata, ma si poteva contare su di essa. Con Galilei, si è avuta una successiva spiegazione del moto dei pianeti che era più esatta di quella tolemaica, ma che a sua volta non era giusta, giacché i pianeti girano attorno al sole non già tracciando un cerchio, ma tracciando un'elisse. Ogni nuova 39

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