INCONTRI/DURRENMAff Questo disegno e i seguenti sono di Friedrich Diirrenmatt. Dove conducono, secondo lei, queste trasformazioni? L'immagine più adeguata sarebbe l'esplosione. Ogni cosa è sul punto di esplodere, sia sul piano della nostra percezione che su quello della condizione oggettiva dell'umanità. È sufficiente riflettere sui cambiamenti che ci sono stati negli ultimi cinquant'anni per avere un'idea della entità del fenomeno. Lei dice, a proposito degli artisti, che il mondo vuole da loro una immagine della società, un 'immagine del tempo. Penso che il compito dell'artista sia proprio questo. Credo che un artista dovrebbe fornire agli uomini un'immagine del mondo e che in questo risieda il senso del suo lavoro. Le nostre condizioni di vita sono sempre più inverosimili. Vogliamo sapere di twtte le cose che accadono; vogliamo essere costantemente informati. Ma non riusciamo, per esempio, a prendere atto delle cose che ci circondano nella vita di tutti i giorni. Il rapporto con ciò che ci circonda è fondato sulla più trita superficialità. Non abbiamo alcun desiderio di approfondire il carattere delle cose. Accettiamo tutto ciò che ci viene propinato come se fosse naturale, perfino le cose più innaturali. Se le venisse in mente di domandare a qualcuno cosa sia un televisore, nessuno le saprebbe rispondere. Il mondo a cui noi abbiamo dato vita ci è totalmente ignoto. Più il sapere umano cresce, più cresce l'ignoranza. Di qui, l'estrema difficoltà per un artista di riprodurre immagini. La riproducibilità del mondo, in una situazione di frammentazione, sembra essere diventata pressoché impossibile. Il ruolo di un artista, scrittore o scultore che sia, non deve essere posto in riferimento alla collettività. Cosa c'entra la collettività? La creatività è il frutto di un lavoro che l'artista, in prima istanza, compie solo e solamente su se stesso. È a se stessi che si devono chiarire le idee. li processo di individuazione ha come oggetto l'uomo singolo, un compito che è diventato sempre più difficile da realizzare. Ma il problema non riguarda solamente gli artisti, bensì anche i nonartisti. Pensi ai cattolici; a tutte quelle cose in cui i cattolici devono credere oggi. Pensi invece a quello in cui credevano i primi cristiani. È semplicemente grottesco. Pensi a tutta la questione attorno a Maria, alla sua resurrezione, la sua verginità. Recentemente una teologa tedesca, Uta Ranke Heinemann, è stata destituita dalla carica di docente universitario perché si è permessa di esprimere i propri dubbi riguardo alla verginità biologica della Madonna. Questioni simili non sarebbero sorte presso i primi cristiani. È successo semplicemente che il monolite dei dogmi si è progressivamente sempre più cristallizzato, rendendosi inaccettabile per un uomo dotato di ragione. Per tornare alla sua domanda, ai giorni dei primi cristiani il concetto di "Dio" non era poi così lontano dal concetto di uomo. Gli imperatori stessi venivano considerati delle divinità. Il mio racconto, Pilatus, si basava un po' su questa considerazione. 38 BibliotecaGino Bianco " \ I • '" lt I ' . ( A proposito de/l'ultimo romanzo di Giinter Grass, La ratta, in Italia si è parlato di un pessimismo eccessivo. Ma non mi pare che nelle sue osservazioni Diirrenmatt sia molto più roseo di Grass. Viene alla mente una frase tratta da Mississipi: "Ogni cosa può cambiare, eccetto gli uomini." L'uomo, nella sua configurazione biologica attuale, è una cosa abbastanza recente. Rispetto agli uomini dell'era glaciale, o precedente alle glaciazioni, noi siamo a conoscenza di molte più cose. Allora, gli uomini si occupavano prevalentemente di soddisfare i loro istinti primari, quali la fame, l'aggressività, la sessualità. Poi, a un certo punto, resisi conto della propria mortalità, hanno escogitato la metafisica. La percezione della propria mortalità è stata per la razza umana uno shock. Gli uomini hanno cominciato ad attribuire un'anima ad alberi, fenomeni naturali, animali, fino ad arrivare a Dio. Oggi non è più possibile illudersi e credere nella metafisica. Le nostre attività biologiche si svolgono indipendentemente dai fenomeni naturali. L'uomo sta vivendo una sorta di crisi biologica perché biologicamente è sopravvissuto a se stesso. L'uomo non può quindi cambiare per un semplice fatto biologico? L'uomo non è cambiato affatto. Ha creduto di essere in grado di sedare gli istinti primordiali. Oggi più che mai assistiamo invece a un dilagare, nei comportamenti umani, della componente irrazionale pura, come le dicevo. Senza con-
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