Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

NARRARE LA SCIENZA/SZILARD per una, lui se le appuntò su un pezzo di carta, ma più parlavo e più mi rendevo conto che non mi credeva. Si capiva che non ce la faceva proprio a credere alle cose che gli dicevo. Visto che il mio sistema funzionava, risposi a tutte le sue domande con la maggior sincerità possibile e alla fine del colloquio firmai il verbale dell'interrogatorio. Quello stesso pomeriggio fui richiamato per un secondo interrogatorio; questa volta da parte di un vecchio scienziato russo, che conoscevo di nome, ma non avevo mai incontrato personalmente. Mi disse di aver chiesto di vedermi perché aveva letto il verbale da me firmato la mattina. Disse che gli scienziati russi avevano seguito con grande interesse gli articoli che io avevo scritto prima della guerra, e mi citò passi di articoli intitolati Invito a una crociata e Lettera a Stalin da me pubblicati sul Bollettino degli scienziati atomici nel 1947. La cosa mi lusingò. Lui continuò dicendo, tuttavia, che quegli articoli dimostravano un grado quasi incredibile di ingenuità e che erano veri modelli di non-marxismo. Riconosceva però che non c'era niente in essi contro i russi, e mi disse che gli scienziati sovietici s'erano fatti l'idea che la ragione per cui non avevo voluto lavorare nel campo dell'energia atomica negli anni precedenti la Terza guerra mondiale, era che non volevo fabbricar bombe destinate a cadere sopra la Russia. Disse che gli spiaceva che io non avessi dato questa ragione, e che voleva darmi modo di modificare le risposte che gli avevo fornito, e che era pronto a stracciare anche subito il verbale da me firmato, pur sapendo quel che rischiava così facendo, giacché avrebbe contravvenuto ai regolamenti. Lo ringraziai della sua gentilezza, ma gli dissi che avevo detto la pura e semplice verità, e che disgraziatamente non avevo modo di cambiare le cose; al che fece seguito una interessantissima ma prolissa conversazione sull'intrinseco valore della verità. Siccome quello che egli mi disse era detto in confidenza, e potrebbe procurare dei fastidi a quel brav'uomo, mi sento l'obbligo di non riferirlo. I processi ai criminali di guerra iniziarono un mese dopo, a Lake Success, e io fui - evidentemente come segno di speciale favore - tra i primi ad essere processati. Il pubblico ministero, un russo, mi accusò prima di tutto di aver cercato di indurre il governo degli Stati Uniti a dare avvio allo sviluppo dell'energia atomica in una riunione tenuta il 21 ottobre del 1939, cioè ad un'epoca in cui la guerra in Europa era ancora una guerra imperialistica (la Germania aggredì la Russia solo nel 1941). Mi si accusò anche di aver contribuito al criminale bombardamento atomico di Hiroshima. Sulle prime, pensai di possedere un ottimo argomento di difesa contro quest'ultima accusa, avendo proprio io sconsigliato l'impiego militare della bomba atomica nella guerra contro il Giappone in un promemoria che avevo sottoposto a Byrnes, a Spartanburg, nella Carolina del Sud, sei settimane prima che la prima bomba fosse sperimentata nel New Mexico. Ma per mia sfortuna quel memorandum, che Byrnes, quando glielo avevo dato, si era ficcato nella tasca dei pantaloni, i miei avvocati difensori non riuscirono a ritrovarlo né rovi4 liotecaGino Bianco stando tutti gli archivi del ministero degli Esteri, né interrogando gli spazzini di Spartanburg, qualcuno dei quali avrebbe ben potuto conservarlo come souvenir. Byrnes stesso era in attesa di processo e perciò non fu possibile farlo venire a testimoniare. Certe pagine del memorandum apparse nell'autunno del 1947 sul Bollettino degli scienziati atomici non furono allegati agli atti, col pretesto che le parti del promemoria a suo tempo non pubblicate dalla rivista per ragioni di sicurezza militare, potevano, chissà, aver detto il contrario di quel che le pagine pubblicate del documento sembravano indicare. Ridotto a queste strette, mi vidi obbligato per difendermi a far ricorso ad una petizione che avevo fatto circolare in seno al "Progetto uranio" dell'Università di Chicago subito dopo l'esplosione sperimentale del New Mexico, petizione nella quale si chiedeva al Presidente di non concedere la propria approvazione all'uso militare della bomba contro le città giapponesi. Il pubblico ministero chiese però che questo documento non fosse allegato agli atti, sostenendo che non era stato trasmesso direttamente da me al Presidente, ma consegnato al capo del "Progetto", il quale lo aveva fatto arrivare in alto tramite il Distretto di Manhattan del ministero della Guerra, a capo del quale c'era il generale Groves. Il pubblico ministero disse che io, Szilard, non avrei dovuto accondiscendere a un simile sistema di trasmissione. A richiesta dei miei avvocati difensori, mi fu concessa la libertà provvisoria su cauzione. Non mi era permesso di lasciare Lake Success, e cosi per passare il tempo andai ad ascoltare i processi degli statisti e degli scienziati. Invece di preoccuparmi della gravità della mia situazione, confesso che certe volte non potei fare a meno di unirmi anch'io alle frequenti risate che interrompevano i dibattimenti. Nei preliminari al processo di Norimberga, era stato definito cosa si dovesse intendere per crimine di guerra, e a questa fase avevano collaborato pure gli Stati Uniti, rappresentati dal giudice Jackson delia Suprema Corte americana. La "violazione degli usi di guerra" era stata definita a quell'epoca crimine di guerra. Ed era stata pure definita crimine di guerra la "preparazione di una guerra in violazione degli accordi internazionali". Il primo uomo di Stato che fu processato in base ai capi d'imputazione aventi riferimenti al bombardamento di Hiroshima fu Stimson, e l'accusa si fondò sull'ammissione da lui stesso fatta in un articolo che egli aveva pubblicato su Harper's nel 1947. Il pubblico ministero mise in evidenza che la "difesa" avanzata da Stimson in quell'articolo era insostenibile. Stimson pretendeva che se non si fosse ricorsi alla bomba atomica, l'invasione del Giappone sarebbe costata milioni di vite umane. L'accusatore pubblico, un olandese, citò un promemoria preparato dopo la r.esadel Giappone dalla commissione d'inchiesta statunitense sui bombardamenti strategici: vi si dimostrava che gli Stati Uniti avrebbero vinto la guerra contro il Giappone anche senza invasione, e senza muovere un dito, perché il Giappone già era sostanzialmente sconfitto prima che la bomba atomica fosse buttata su Hiroshima. Citò anche brani del libro Missione segreta di Ellis M. Zacharias, pubbli-

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