trovato due legionari, non due legionari, due teste di legionari. Erano state infilzate in un bambù e la lingua e gli occhi si muovevano ancora. Ci siamo messi a piangere tutti. BENITO M. L'allora sergente Bortot Aldo, che spero ben di rivedere, venne colpito a un braccio, gli fu portato via netto da una pallottola. Mi chiamò, tornai indietro malgrado il rischio che c'era in quel momento, lo presi per portarlo all'antenna chirurgicale. Dopo 30 metri mi gridò "El me brazo!" in veneto, perché era veneto come me, e ho dovuto tornare indietro, prendere il braccio e riportarglielo. Me lo sono ricaricato sulle spalle e l'ho portato all'antenna chirurgicale. Il braccio naturalmente non gli è servito a niente, ma più tardi, dopo Dien Bien Phu, quando fummo presi prigionieri, fu lui a salvare la vita a me: ero ferito alla gamba e non potevo muovermi per trovar da mangiare e fu Bortot che portò del riso per tutto quel tempo. MANLIO L. Piglio la carabina e comincio a sparare. Sparo e un momento dopo, senza sapere su chi sparavo perché non vedevo niente, non avevo più cartucce. Levo il caricatore e levando il caricatore mi cade; mi abbasso per prenderlo e là ho ricevuto il colpo nella spalla. Ma il colpo non l'ho sentito quando è entrato, l'ho sentito quando è uscito! Cioè ho avuto come un pugno forte dietro il dorso: mi sono chiesto "Chi è che mi spara di dietro?". Poi l'ho visto il Viet, perché ha alzato la testa - una bella testa cattiva - e mi cercava. Mi sono detto "Manlio se tu alzi la testa quello ti finisce!", ma i legionari mi avevano visto cadere e c'è stato il tiratore del fucile mitragliatore che mi ha raggiunto, si è messo a cavallo sopra di me e si è messo a ... come si dice in italiano? a balayer, a spazzare, a mitragliare. Sono ritornato e ho trovato un tenente, Luciani, corso, che poi ha preso una pallottola in testa, il quale mi ha detto: "Il n'y a que !es mauvais soldats qui se font blesser!": solo i cattivi soldati si fanno ferire, ma lui, poi, ha preso una pallottola in testa! FRANCESCO P. Eravamo una colonna di 204 uomini, ne sono morti 203; sono rimasto vivo soltanto io. Ho combattuto dalla mattina alle 5 fino alla sera alle 17.30. Avevo con me un MG42, la mitragliatrice tedesca con banda da mille colpi; anche se si riempie di fango, di trucioli, ecc. spara sempre. Con quella ho tenuto 12 ore, avevo una montagna di cadaveri davanti ed ero già stato ferito. Il mio attendente voleva restare con me, il povero Malbec, io gli ordinai con la pistola di andarsene: "Vai via o ti sparo!". Andò via ma nell'andar via venne falciato da una raffica di fucile mitragliatore. Già ero ferito e tutto a un tratto mi trovo davanti un Vietminh, vestito di bianco, a lutto, il quale vedendomi per terra mi spara un colpo addosso. Non aveva più cartucce: delicatamente girò il fucile e mi diede un colpo nella testa, sfondandomi il cranio. lo svenni ma ancora avevo il Colt al fianco e dal fianco stesso gli tirai una pallottola, e lo colsi in pieno petto. Ancora vedo gli occhi di questo giovane - era bellissimo - stupito di essere ucciso da uno che credeva già di aver ucciso. Ed è la più grande soddisfazione ibliotecaGino Bianco STORIE/LOMBElll che provo nel rivedere quell'uomo che muore, ucciso da me morente. I primi Vietminh che ho combattuto chiudevano gli occhi prima di sparare. Un giorno abbiamo assalito una casupola dove c'erano dei Vietminh che sparavano e poi sono venuti fuori. Io avevo il Thomson, il mitragliatore americano calibro 12. Quando vidi uscire all'assalto questi Vietminh che chiudevano gli occhi prima di sparare, misi di lato il Thomson ed estrassi il coupe-coupe. Mi ripugnava sparare con il mitragliatore a un uomo che chiudeva gli occhi, non era una cosa decente. Al rientro mi ha chiamato il comandante, si è complimentato per l'azione e mi ha chiesto: "Lagarde (è così che mi chiamavo da legionario), voi che cosa facevate da civile?". Risposi: "Il magistrato", e lui: "Ho avuto l'impressione che faceste il macellaio!". "Per dio!", mi son detto, "Tu non capisci che io ho messo di lato il mitra perché mi facevano pena!". FRANCO L. A Saigon un prigioniero aveva ucciso un legionario. Gli ha fatto fare una brutta fine: gli ha tirato una canna di bambù e l'ha passato da parte a parte. L'ha ucciso perché lo maltrattava, però, il comandante di questo reparto non ha avuto né pietà, né niente: ha preso il prigioniero, lo ha fatto legare fra due camion e lo ha stirato. Ero presente e ho dovuto star zitto; dovevamo star zitti perché chi prendeva le difese di un vietnamita era passibile di fucilazione. BENITO M. La guerra la si fa o non la si fa. Quando si arriva in un villaggio e qualcuno del villaggio ci spara addosso, noi entriamo in questo villaggio e... entrando in questo villaggio... quanto si muove bisogna farlo fermare. Dopo, controlleremo dopo e verrà fuori che sono dei bambini che sono delle donne che sono dei vecchi che son morti, perché, praticamente, i combattenti se ne erano già andati e han lasciato sul posto donne, bambini e vecchi. Quando vedo un mio compagno cadere, non posso riflettere se là son già scappati, io sparo! FRANCESCO P. Un legionario italiano in Algeria ha abbandonato la Legione e si è messo a combattere con i Fellagah. Per me era un traditore da fucilare immediatamente, senza processo! Non ce n'è motivi ideali! Se uno viene alla Legione motivi ideali non ce ne devono essere! Alla Legione c'è un motivo solo: Legio Patria Nostra! Basta! Chi tradisce la Legione bisogna eliminarlo. In Vietnam quando abbiamo pescato dei Legionari passati ai Vietminh li abbiamo giustiziati sul posto! Alla Legione questi conflitti di coscienza non possono avvenire. Ognuno ha tre mesi di tempo per risolvere questi conflitti di coscienza, poi basta. Discussioni politiche non ne faccio alla Legione! Io andavo a combattere dove mi mandavano. Questi problemi non me li ponevo. FRANCO L. Prima di farci prigionieri ci hanno sparato, ci hanno sparato addosso con i mortai. Un colpo mi è caduto vicino e mi ha ferito a tutte e due le gambe. Potevo camminare ma facevo fatica, perdevo sangue, mi son fasciato. Viola mi ha aiutato e abbiam perso del tempo sinché sono usciti e ci han 31
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