STORIE/LOMBEZZI Er liotecaGino Bianco Indocina 1952. Foto L'lllustration/ Sygma/Gra:z:ia Neri. GIULIO S. (sociologo, ex-legionario). "Voi venite qui per morire e noi vi mandiamo là dove si muore", questa era la scritta che campeggiava sul portale d'ingresso della caserma di Sidi Bel Abbès. Chi l'ha compilata non conosceva la psicanalisi, ma noi ora sappiamo che nell'uomo è sempre presente la paura della morte. "Non arrendersi", la tradizione della Legione Straniera significa riuscire a rimuovere questa paura, a superarla, ad accettare quindi la fine della propria esistenza come virtù. Non a caso, come è capitato a me personalmente, a chi accettava di entrare nei commandos, che era un corpo d'élite della Legione stessa, si domandava cosa fare del suo cadavere, se bruciarlo o inviarlo a qualcuno. ANGELO F. La guerriglia era molto brutta. Dopo tre o quattro anni che ero laggiù cominciavo a vederci chiaro e cominciavo anche a conoscere le tattiche nemiche e a capire cosa facevano i Vietminh. Avevano un'enorme rete di informazioni e poi avevano dei sistemi antiquati ma molto efficaci come le trappole di bambù, tipo quelle per prendere le bestie feroci. Facevano un buco per terra, mettevano delle punte di bambù avvelenate, poi le ricoprivano con delle foglie e il primo legionario che passava ci cascava dentro. La ferita era inguaribile per cui bisognava rimpatriarlo immediatamente. Una volta stavamo facendo una pattuglia sul Mekong per una operazione di reggimento. Dovevamo visionare se tutto andava bene, tutto ok, il mattino parte la nave ammiraglia, arrivata a un certo punto non può più passare: avevano chiuso il Mekong! Il Mekong era della larghezza del Po a Piacenza; beh, avevano fatto una diga di terra! Avevano lavorato tutta la notte, una notte sola, ma era un formicaio! Prima con le liane, poi coi pali, poi coi cestini di vimini a fare il trapasso della terra che era ai bordi del fiume, la buttavano al centro, di modo che hanno chiuso il Mekong! E lì abbiamo dovuto annullare l'operazione e la nave ammiraglia ha dovuto tornare indietro. Poi dopo una settimana è intervenuto il genio a far saltare con la dinamite tutta quest'opera che avevano fatto in una notte sola. BENITO M. (pensionato, ferito a Dien Bien Phu, si occupa di macchinette distributrici di bevande). Ci comportavamo noi come loro si comportavano. Loro han cominciato a fare dei prigionieri solamente quando hanno cominciato ad avere dei prigionieri in numero consistente, come a Cao Bang, come a Langson, a Tac Kee. Questo nel '50, prima questa "cortesia", chiamiamola così, non esisteva: quando pigliavano uno dei nostri lo ammazzavano. E noi, naturalmente, di risposta, come prendevamo uno dei loro lo ammazzavamo. Era logica, una risposta logica. · ANGELO F. Avevamo ricevuto l'ordine di distruggere una piantagione di canna da zucchero. Dopo aver traversato queste linee di canna da zucchero, ci siam trovati ad attraversare una piantagione di ananas, e ci han dato ordine di distruggere una piantagione di banane. Finita la piantagione di banane siamo arrivati in un villaggio, saran state 4 o 5 capanne, e abbiam
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