Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

LEGIONESTRANIERA a cura di Mimmo Lombezzi A più di IOanni dalla caduta di Saigon la guerra del Vietnam non è ancora finita. Si continua a combattere sugli schermi di tutto il mondo, quasi che il cinema volesse strappare una vittoria in differita dai cimiteri di una guerra persa in diretta, sugli schermi della televisione. Per effetto dei media, la più filmata di tutte le guerre resterà anche negli occhi del pubblico come la più "americana"; eppure nella fase francese della guerra (1946-1954)caddero 90.000 soldati, quasi il doppio dei marines morti in Vietnam. A questa/ase della guerra parteciparono, con nomi francesi e con divisefrancesi, 13.000 italiani, arruolati nei parà della Legione Straniera. Molti di loro erano ex-repubblichini che fuggivano la catastrofe del fascismo cercando una fine gloriosa, altri avevano trovato nella Legione un tetto e un 'identità, altri ancora inseguivano un 'ideale di vita avventurosa lontano dall'Europa e dalle rovine del dopoguerra. Tutti conobbero quella fase della guerra del Vietnam in cui i due avversari combattevano quasi ad armi pari, mancando quasi totaln'(ente, le truppe francesi, di quel gigantescoapparato di sussistenza che avrebbe accompagnato la spedizione americana e che andava dalla copertura aerea a/l'assistenza ospedaliera, dalla birra ai bordelli, dalla schiuma da barba alla televisione... Per questo oggi i veterani della Legione, esibendo lefoto di Dien Bien Phu, conzione Francia, l'unico posto dove andare e sperare poi di andare a finire in Africa. FRANCO L. (anni 60, camionista). Ero a Genova che cercavo lavoro mi si è avvicinato un signore e mi ha detto che lavoro ce n'era in Francia e io l'ho seguito. Non avevo il passaporto. Siamo andati a Taggia, da Taggia a Triora e a Triora abbiam fatto Tenda. Era inverno, abbiamo attraversato a piedi e ci siam trovati a Briga. Da Briga abbiam preso il treno e siamo andati a Marsiglia. A Marsiglia mi ha detto: "Domani ti vengono a cercare per lavorare"; invece è venuta la gendarmeria e ho capito che ero incastrato. Ho cercato di scappare: mi han preso, e rischiavo due anni per resistenza a pubblico ufficiale ecc.; poi è venuto un sergente della Legione e mi ha detto di arruolarmi, tanto era facile che mi scartavano. Non scartavano nemmeno quelli senza gambe: avevano bisogno di uomini per l'Indocina, era già grave. siderano la guerra dei Marines una "passeggiata" e ridono delle gesta di Rambo. La guerra che hanno combattuto loro era una guerra atroce, una guerra senza prigionieri, dove gli orrori che oggi alimentano il nuovo filone di film sul Vietnam erano una realtà quotidiana che sarebbe cambiata solo dopo il 1950, quando la guerriglia cominciò ad assumere l'aspetto e le regole di una guerrafra formazioni regolari. "La guerra la si fa o non la si fa. FRANCESCO P. (anni 63, pensionato, grande invalido del Vietnam decorato con la Legion d'Onore). Avevo molto sofferto nella disfatta della Repubblica Sociale Italiana e sentivo qualcosa che mi spingeva ad andar fuori d'Italia. Ero pilota del 53° stormo da caccia. Avevo abbattuto 5 apparecchi ma ero stato già abbattuto due volte, la prima volta in Marmarica e la seconda sulle Egadi. Ero in licenza di convalescenza, ma il mio mondo era crollato; l'Italia era occupata e cercavo qualche cosa a cui andare incqntro e mi trovai nella Legione Straniera come se fossi deciso ad andare nella Legione Straniera. Io sono uscito dall'Italia con il passaporto. Quando si arriva in un villaggio e qualcuno del villaggio ci spara addosso, noi entriamo in questo villaggio e... entrando in questo villaggio... In questo senso le medaglie guadagnate sul campo da molti ex-combattenti che ho intervistato erano già allora delle "vittorie perdute", atti di valore sprecati per difendere gli interessi dei piantatori francesi di caucciù, nella più spietata di tutte le guerre coloniali. La guerra d'Algeria, iniziata subito dopo Dien Bien Phu, avrebbe quanto si muove bisogna farlo fermare. Dopo controlleremo, e verrà fuori che sono dei bambini che sono delle donne che sono dei vecchi che son morti." svelato, con le sue camere di tortura e i suoi stermini in massa - dietro il romanticismo delle motivazioni dei singoli - quale efficiente macchina di repressione fosse la Legione Straniera. Ai prigionieri di Dien Bien Phu, Ho Chi Minh aveva detto: "La prossima tappa della decolonizzazione sarà l'Africa del Nord". Le interviste che seguono sono una parte del materiale registrato nell'inverno del 1986 per una puntata di "Monitor" (il programma condotto da G. Zucconi a Canale 5) dal titolo Legione Straniera: gli italiani in Vietnam. Alcune interviste sono state realizzate grazie alla collaborazione del signor Franco Spinella, segretario della Associazione Ex-Legionari. ANGELO F. (anni 58, tabaccaio). lo ho sempre avuto lo.spirito d'avventura. Anche a scuola ero sempre il primo in geografia e, una sera, andando al cinema con un amico, abbiamo visto un film di Tarzan e abbiamo visto l'Africa. Ci ha immedesimati a tal punto che l'indomani mattina siam partiti in direBibiiOÌeCaGino Bianco MANLIO L. (anni 60, pensionato, exmercenario). Quando sono tornato dalla prigionia, in Africa del Sud, alla fine della guerra, tutto era crollato, per me non esisteva più niente; la mia gioia di vivere era finita. Io pensavo a un'Italia grande, .a un'Italia potente, e ero giovane: sono stato balilla, avanguardista, credevo nell'Italia. Quando sono tornato e ho trovato l'Italia in questo modo, non avevo più ideali, non avevo più niente; ero ... ero completamente perduto. Allora sono partito, in Francia, passando la frontiera clandestina, senza passaporto. In Francia tre persone mi hanno detto di non ingaggiarmi nella Legione Straniera: un prete, un poliziotto e una puttana, rrù hanno detto "Senti, bello, tu sei matto: ti manderanno in Indocina, ti farai ammazzare, e poi sono della brutta gente, ecc. ecc.". Ma io ero deciso a partire con la Legione e mi sono presentato al Fort St. Nicolas. Basta! 29

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