IL CONTESTO ANTOLOGIA SULLAGUERRAESU «FULLMETALJACKET» Stanley Kubrick ... Sembra che la scienza moderna sia molto pericolosa perché ci ha dato il potere di distruggerci prima di sapere come trattarla. D'altra parte è stupido rimproverare alla scienza le sue scoperte. In ogni caso noi non possiamo controllare la scienza. Chi lo potrebbe fare, del resto? Gli uomini politici non sono certo qualificati a prendere le decisioni tecniche necessarie. Prima dei primi esperimenti nucleari di Los Alamos, un piccolo gruppo di fisici che lavoravano al progetto si dichiararono contrari all'esperimento, perché lo scoppio della bomba avrebbe potuto innescare una reazione a catena che avrebbe distrutto l'intero pianeta. Ma la maggioranza dei fisici non furono d'accordo con loro e raccomandarono di portare avanti l'esperimento. La decisione d'ignorare quel terribile avvertimento e di procedere venne presa da politici e militari che non potevano certo capire i principi di fisica addotti da ambedue le parti in causa. C'era da supporre che se anche solo per una minoranza dei fisici l'esperimento avrebbe potuto distruggere la terra, nessun uomo sano di mente avrebbe dovuto decidere di farlo. Il fatto che la terra ci sia ancora non cambia assolutamente il carattere sconvolgente della decisione che venne presa a quell'epoca. ... Penso che Rousseau, trasferendo il concetto del peccato originale dall'uomo alla società, si sia reso responsabile di un sacco di analisi sociali fuorvianti che poi seguirono. Non credo che l'uomo sia quello che è a causa di una società strutturata imperfettamente, ma piuttosto che la società sia strutturata imperfettamente a causa della natura dell'uomo. Nessuna filosofia fondata su un'errata visione della natura dell'uomo è destinata a produrre effetti sociali positivi. ... Non vedo i personaggi di Full Metal Jacket nei termini di buoni o cattivi, ma di buoni e cattivi. Capisco il cinico punto di vista dei soldati riguardo alla guerra e la loro impossibilità di comunicare ad ogni livello umano con i vietnamiti poiché li vedono, in primo luogo, come puttane, ruffiani e V.C. (Viet Cong). Essi erano culturamente impreparati alla situazione a cui furono sottoposti e ciò non li aiutò a capire che ogni uomo, donna e bambino po8' 11liotecaGino Bianco tevano essere dei V.C. I soldati capirono che la guerra era irreparabile e che la gente a casa ne avrebbe avuto un'immagine distorta. La guerra era male, e i soldati e i civili erano le sue vittime. ... Con l'offensiva del Tet il pubblico americano fu turbato dall'inatteso potere combattivo sprigionato improvvisamente dai nord-vietnamiti che erano stati sempre visti come perdenti. Questo si rivelò il momento cruciale della guerra. Ironicamente, Tet fu una disfatta per i nord-vietnamiti ma si rivelò un'inaspettata vittoria politica e psicologica per loro. Segnò la fine della certezza americana della vittoria. Dopo Tet, non c'era più «luce alla fine del tunnel» e i tecnocrati di Washington persero ogni credibilità. . .. Sicuramente il più grave pericolo nel mondo è ancora oggi la guerra nucleare, ma penso che l'unico modo perché questa possa scoppiare nel futuro prevedibile è dato dall'uso disattento di mezzi nucleari per incidente, calcolo errato o pazzia. Vorrei che ci fosse più gente interessata al problema della comunicazione e al controllo durante una crisi. Questo potrebbe essere più importante di una riduzione dell'arsenale nucleare. La situazione-tipo descritta in Dottor Stranamore è sempre un segno premonitore, e giudicando dall'abbattimento del Jumbo Jet coreano e dal giovane tedesco che atterrò col suo aereo sulla Piazza Rossa, i russi potrebbero essere ancora più esposti dell'Occidente alla perdita di comando e di controllo. Vorrei vedere una completa apertura da entrambe le parti riguardo le procedure di comunicazione durante una crisi. Non c'è motivo che giustifichi la reticenza da ambo le parti riguardo la questione. . . . È ovvio che in un film di guerra vi sono elementi connessi a uno spettacolo visivo. Il coraggio, la fedeltà, l'affetto, il sacrificio di se stessi e l'avventura tendono a complicare ogni messaggio antimilitarista. Possiamo vedere dalle memorie di guerra che molti uomini vedono la loro partecipazione al conflitto come la più vivida e la più importante parte della loro vita. Non disse forse il generale Robert Lee (comandante dell'esercito sudista durante la guerra civile americana): "È un bene che la guerra sia così terribile perché altrimenti ci appassioneremmo ad essa". ... Può essere errato pensare che, mostrando alla gente che la guerra è male, si possa indurla a essere meno incline a combatterne una. Ritengo che Full Metal Jacket suggerisca che c'è più da dire riguardo la guerra oltre al fatto che essa sia male. Certamente la guerra del Vietnam fu tragicamente un male fin dall'inizio, ma ·penso che possa averci insegnato qualcosa di valido. Probabilmente ora staremmo combattendo in Nicaragua, se non ci fosse stato il Vietnam. Ritengo che il messaggio trasmesso è che mai s'inizia a pensare alla guerra finché la nostra sopravvivenza non è messa in discussione. Le teorie in voga a quel tempo sulla caduta del dominio ecc. non ci saranno· in futuro. ... Purtroppo in Europa il Club di Topolino non ha lo stesso significato che in America. Negli USA ogni marmocchio si siede davanti alla tèlevisione e canta la canzoncina di Mickey. Mettendola nel finale di Full Metal Jacket ho voluto suggerire che questi ragazzi che fanno la guerra sono ancora· molto, molto vicino al bambino che sono stati, seduto davanti alla televisione a cantare la canzone di Mickey ... Trovare un .finale a un film è molto difficile. Trovare un finale per un film di guerra è ancora più difficile. L'eroe deve o vivere o morire. Oppure restare ferito. La soluzione più logica e più radicale è che muoia. Per me, è più interessante che sopravviva ... .. .Apocalypse Now? Se si dovesse arrischiare un paragone musicale, direi che a Coppola piacerebbe essere Wagner, mentre a me piacerebbe essere Mozart. Più classico che romantico. (Dichiarazioni raccolte da Miche/ Ciment nel suo Kubrick, Milano Libri 1981, e per "Ciak", ottobre 1987; e da Daniè/e Heymann per "Le Monde", 20 ottobre 1987).
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