Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

IL CONTESTO un'arte democratica (che Courbet cominciò a combattere oltre un secolo fa, quando decise di dare spazio alla propria individualità attingendo liberamente a forme artistiche e non artistiche eterogenee e mescolandole senza problemi, e di diventare imprenditore di se stesso, trattando le proprie opere come merci) è l'invidiabile libertà degli artisti di lavorare e produrre senza freni di alcun genere quanto a contenuti, linguaggio, stile, tecnica. Il che, per loro, non è poi così male. Bisogna comunque dire che, in sé, parecchie opere esposte suscitavano curiosità e stupore, erano attraenti, ingegnose, inaudite: come le rarità di ogni genere raccolte da un nobile collezionista-scienziato in una "camera delle meraviglie" rinascimentale, o come le attrazioni rumorose di un parco di divertimenti in una metropoli industriale moderna ("nell'enorme sala c'erano lanterne magiche, baracche di fenomeni, apparecchi per misurare la forza dei muscoli ... Quasi tutti i giovanotti ... vi passavano il pomeriggio, mentre le loro ragazze battevano il marciapiede ... "). Tanto basta per ricordare come piacevole l'esperienza di "Documenta 8" (anche se l'ammirevole capacità degli artisti partecipanti di inventarsi linguaggio e tecnica per produrre cose, immagini, forme, ambienti e sensazioni, riesce a stento a entrare in concorrenza con l'elettrizzante spaesamento indotto, per esempio, da un'autentica Casa magnetica di un vero Luna Park urbano). Una locale sensazione di piacere, a Kassel, era generata, in fondo, anche dal principale filo conduttore della mostra: l'idea dell'uscita dalla storia e dell'irrazionale come momento qùalificante dell'esperienza contemporanea, variamente dichiarata con argomenti multicolori e maniere strettamente private da una parte consistente degli artisti. Ma si trattava di brividi da Coney !slanci o, al più, da W-underkammer. È vero che fuori dal tempo non si sta affatto male, ma è d'altronde vero che, nella loro ovvietà, le alternative prefigurate - come il ritorno alla natura (le opere di Penane e di Nikolaus Lang) o, in direzione opposta, la proiezione fantascientifica (le opere di lngo Giinther e di Jiirgen Klauke) - possono procurare un sollievo di assai breve durata. In ogni caso, gli amanti dell'arte hanno avuto di che compiacersi e di che pati- . re: democraticamente, come democraticamente ogni artista offriva la sua merce22 BibliotecaGino Bianco Terry Allen, China Night. Leon Golub, Vehror IV. attrazione, ciascuno poteva decidere che cosa andasse bene e che cosa no, stilando classifiche di qualità. Tra le cose ammirevoli e memorabili si potrebbe ricordare l'ambiente di Terry Allen China Night, uno dei pochi lavori devianti dal tono attraentemente e tecnologicamente elusivo della mostra. Con spirito non lontano dalle True stories di David Byrne, Allen ha letteralmente ricostruito una condizione reale di centralità ed emarginazione, di sottocultura trionfante sulle ceneri dell'incontro apocalittico di civiltà perdenti con le comunicazioni e le immagini di massa, della magia degli indiani Hopi del Nuovo Messico _,_...;. _____ ;;..._M.,il..,llll/;I con la Madonna ca11olica. l'opera è una bettola miserabile, come quelle d'argilla che si possono incontrare nelle regioni desertiche, povere, tra Stati Uniti e Messico. Sulla porta d'ingresso si le_gge BAR; la finestra ha una bandiera americana come tendina e la scritta al neon China Night (o Kachina Night, se tutte le lettere che la compongono fossero accese, dal nome di certe figure magiche degli indiani Hopi, dipinte sul muro della bettola). Davanti, una distesa di sabbia con bottiglie di birra vuote, cicche di sigarette e una Madonna di gesso azzurra e bianca; di dietro, Biancaneve e i sette nani in versione scultura da giardino, intorno al tutto un recinto di filo spinato, a delimitare un nuovo campo di concentramento, il rovescio della medaglia del sogno americano. Un'opera aggressiva, violenta, efficace, che riporta alla mente il terribile linciaggio messo in scena in "Documenta 5" (I 972) da un altro artista americano, Edward Kienholz. Allora erano mostruose figure umane ad agire, adesso la violenza è concentrata nei resti, nelle tracce, nei segni delle azioni e delle idee degli uomini. La qualità del contributo di Allen sta nel suo essere saldamente ancorato alla realtà di oggi, e coincide con la sua capacità di inventare un'immagine incredibile, nuova, mai vista prima, per raccontare una storia vera.

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