Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

I NUMERI LAPAROLAFINE Adriano Sofri sui giardini della signora Agnelli Tutti i giardini sono giardini d'infanzia. Anche per Marella Agnelli (che ha appena firmato un volume illustrato della Fabbri, Giardini d'Italia, sui 36 piu prestigiosi e inaccessibili giardini privati della nostra Penisola): "Il giardino della mia infanzia aveva siepi di bosso e di alloro, un viale di cipressi ma anche prati, rose canine. Era un giardino in parte all'italiana in parte all'inglese, secondo il gusto della piccola colonia angloamericana di cui mia nonna materna faceva parte". Io, Adriano Sofri, si parva licet, avevo un nonno paterno ortolano e allegro, e mi feci presto un'idea triste dei giardini, e soprattutto dei giardinieri. Dev'essere stata una delle prime poesie di cui ho memoria dal titolo Due novembre( ... ). Venne poi il tempo dellè solite interpretazioni biforcate del mondo: bianconeri e granata, padroni e sfruttati, uomini e donne, e la moglie di Agnelli era una metafora ricorrente della sinistra. (Solidarietà fra donne: ma anche la moglie di Agnelli? Amore per gli animali: ma anche il barboncino della moglie di Agnelli? E le piramidi di bosso della moglie di Agnelli, chi le potò?). Quelle biforcazioni erano caduc~e, o noiose. È sui giardini che ci si divide. E con la moglie di Agnelli in carne e ossa che si fanno i conti. Lasciamo stare l'alternativa fra i giardini all'inglese e giardini all'italiana. In fondo, è una divergenza ottocentesca fra chi preferisce che la civiltà scimmiotti la natura, e chi preferisce che la natura scimmiotti la civiltà. Una contraddizione secondaria. Io passo molti pomeriggi a Boboli a chiacchierare con le mamme che fanno giocare i bambini: ma se mi si chiede di votare, voto per i boschi. La Divina Commedia, oggi, non si sognerebbe di cominciare con quella fuoruscita trafelata della selva: oggi si scappa dalla diritta via, presumibilmente un'autostrada, in una selva sufficientemente oscura e protettiva, piogge acide e cesio permettendo. Oggi chi Io racconterebbe piu il mito di Dafne inseguita da Apollo che si tramuta in alloro, per la gi'oia degli scultori di giardini? Oggi si deve sognare di un arbusto, insidiato da un faunesco p9tatore comunale, che si tramuta in extremis in ninfa, e corre via, cosi leggera da non muovere neanche l'erba ... (da "Panorama", 20/9/87) BibliotecaGino Bianco Dario Fo su Alberto Bevilacqua Attenzione! ... Uso la "chiama" padana, e fluviale di Po, di quando Salimbene de Adam, frate minore del Duecento, che fu saccheggiato persino da Dante, raccontava la sua geniale e sarcastica Chronica per le strade, o di quando il Parmigianino, piu che mai caro a Bevilacqua, si diede all'alchemico e al magico, aggirandosi, col suo pennello mutato in bacchetta stregonesca, per i pioppeti e le paludi. "Attenzione!" gridavano, nelle sere cariche di nebbie e geni e fauni, i musici della Corte Farnese, il Claudio Merulo o il Santino Garsi, sempre da Parma, saltellando dalle taverne di posta cinquecentesche, prima di dar fiato alle irridenti Arie del Granduca. E non è una "chiama", forse, il "larà-larà" del Rigoletto? La Grande Giò è parente stretta di quelle atmosfere arcane, nebbiose, straniate. Attenzione, dunque, questo di Bevilacqua è un libro che non vi potete permettere di sfoglia-. re con ordine e distacco. No, è da leggere con calcolato disordine e partecipazione. Se lo credete, potete cominciare da metà, per poi tornare indietro, quindi andare al finale ... A pezzi, brandelli, quindi leggerlo tutto da capo, anche facendo colazione al mattino ... Il meglio d'ogni condizione è senz'altro un viaggio, come è capitato a me. Insomma, l'avrete capito, non è un romanzo con suspense e thrilling ad effetto, anche se un sacco di volte vi prende, eccome. Lo dico perché anche il suo stile ha una parentela: penso al dramma sacro in volgare che fu il "Mistero" francese, contaminato da episodi romanzeschi e buffoneschi. ( ... ) lo credo che la felicità del narrare per particolari sia una delle doti maggiori di Bevilacqua. Cosi, basterebbe isolare la grande beffa che la Giò e il luciferino Zibi ordiscono, approfittando della stupidità altrui, alle spalle del governo italiano, da cui esce un autoritratto parodistico del nostro Paese, per avere il senso compiuto, una possibilità di classificazione di una visione creativa: oppure, saltando nell'opposto, nell'elegia, "strappare" al testo l'episodio della Giò che scopre la madre dalla mente persa, invecchiata nella sua ninfomania a doppio taglio, aggirarsi nel cimiterino dove stanno sepolti i suoi cento amanti, che lei crede ancora vivi, li, ad attenderla ... Inoltre, leggendo La Grande Già, m'è venuta voglia di scrivere a mia volta, altro segnale importante. (da "L'Espresso", 2511/87) IL CONTESTO ANNIVERSARI C'ÈMITOEMITO Oreste Pivetta Non comparirà mai in testa alle classifiche degli editori e delle loro agenzie demoscopiche, ma il libro più venduto dell'anno reca in copertina un signore di spalle che pesca guardando l'oceano, i capelli lunghi, il basco di traverso, il sorriso accennato, il profilo di Ernesto Guevara. Immagine insolita, molto poco pubblica, malgrado la vicina presenza di Fide! Castro, e invece molto intima, immagine che sembra riportare in famiglia il "mito", ma che per contrasto (era capitato anche con Ettore) lo alza ancora di più, ritraendolo in un atteggiamento normale, debole, persino banale. Come uno dei tanti, che da una parte all'altra del mondo vivono, campano, mangiano; qualche volta si divertono. La foto, che apre il volumetto supereconomico pubblicato dall'Unità, per ricordare il "Che" vent'anni dopo la morte, è di Alberto Korda, che fissò anche quell'altra istantanea di Guevara, famosa, vista ovunque, stampata sulla copertina del Diario in Bolivia nell'edizione di Feltrinelli, quella che· campeggiò su migliaia di manifesti che gridavano una ingenua speranza: "Il Che è vivo". Solo la propaganda filoamericana lo voleva morto. Si rifiuta sempre di credere alla fine delle illusioni. Capitò qualche anno più tardi per il Cile. Giorno dopo giorno, per chi stava in Italia, il generale Prats organizzava eserciti, marciava dal nord al sud, dal sud al nord i minatori si schieravano con l'esercito~ la sconfitta di Allende era un'invenzione di agenti provocatori. Invece Allende era morto, con il fucile in mano, come se fosse pure lui, più che l'anima di un governo di unità popolare, un guerrigliero con il basco in testa .. È strano ripensarli vicini, l'avventuriero e il presidente, simili in quel gesto co_- mune, che non lascia sospettare nulla pero sul tono o sulle verità dell'uno e dell'al: tro. Le eredità sono sempre confuse e gli eredi possono tradire. Anche_le sentenz_e che districano i più fitti alberi genealogici qualche volta non ne tengono_ conto. Nella prefazione al Diario, Fide! C_astro scriveva: "Fra vent'anni l'enorme_d,_fferenza e lo squilibrio sorto al pnncip,o del secolo tra la poderosa nazione (n.d.r., gli Stati Uniti) ... e, nel resto_ balcamzzat~ del continente americano, Il gruppo de, 17

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