Linea d'ombra - anno V - n. 21 - novembre 1987

DISCUSSIONE torno a saggezze popolari preborghesi, o a quell'insieme di sottoprodotti delle culture dominanti dei vari periodi, che costituisce la cosiddetta cultura popolare. L'incapacità di produrre valori culturali nuovi da parte della classe operaia (e quindi di assumere finalmente l'abito della classe dirigente) era anche collegata alla coscienza sempre più diffusa del carattere non socialista del cosiddetto socialismo reale, e con ciò alla caduta di un'ipotesi praticabile di modo di produzione e di direzione della società alternativo a quello capitalistico. Anche i principi dell'Ottantanove sembravano rovesciarsi nel loro contrario, non solo nella evoluzione capitalistica oggetto della critica di Marx, ma nella stessa loro assunzione nella tradizione marxista: nella dialettica storica reale l'illuminismo finiva col negare se stesso - come i teorici di Francoforte avevano lucidamente esposto già dagli anni della guerra. L'indebolirsi del filone illuministico-hegeliano-marxista, in assenza di alternative, contribuiva ulteriormente a rafforzare le tendenze neopopuliste. Parallelamente all'ingresso della cultura cattolica "di sinistra" nel movimento popolare. Si è allora esaurita, almeno in parte, la separazione rigida fra le due culture cattolica e laica, e si è verificata una certa fusione fra le due. Ma senza che l'apporto cattolico riuscisse a tradursi in un contributo fecondo. I cattolici italiani, a differenza dei cristiani protestanti, non hanno in proprio una cultura borghese - dalla quale è pur necessario muovere, anche per negarla; hanno favorito quindi il ritorno ad un populismo medioevaleggiante. Dal1'altro lato, per i cattolici più "aperti" e "progressisti" la grande conquista è stata di sovrapporre, in qualche modo, i principi della rivoluzione francese al qlttolicesimo medioevale e in parte a quello tridentino - cosa che non aiuta i laici e i comunisti a fare passi avanti. Soprattutto, non aiuta ad affrontare la grande problematica della dialettica dell'illuminismo, che da teorico-filosofica si è oggi tradotta in questione pratica - etica e politica. L'incontro delle due culture nel movimento popolare avvenne nella confusione. E preludeva allo sgretolarsi dei valori di entrambe (Dio è morto, Marx è morto ... ). Pare un incontro nell'inesistenza. Il terreno era aperto allo scetticismo, al disfacimento e alla penetrazione di valori e culture estranee - alla colonizzazione. La proposizione in sé e per sé di valori etici collettivi, senza neppure un destinatario preciso dell'opera di formazione, suona falsa e irrealistica se non è preceduta, a monte, da ben più ampie proposte di distruzionericostruzione culturale: previa l'analisi della società presente e dei suoi condizionamenti, in primo luogo quelli imposti dal modo di produzione. Occorre partire dalla constatazione del carattere non fenomenico, ma addirittura di vernice illusoria delle certezze B•bliotecaGino Bianco che parrebbero regolare la società: lo Stato sociale, il moderno civismo; e anche la scomparsa delle differenziazioni nette e dei conflitti fra le classi (motivata a volte semplicisticamente con il venir meno della centralità degli operai dell'industria e degli altri lavoratori manuali). La pubblica morale condanna la violenza, l'oppressione, la sopraffazione degli individui - ivi inclusi lo sfruttamento e l'alienazione imposti da padroni capitalistici. Nei paesi industrializzati europei, di cui il nostro fa parte, legislazioni adeguate, democratiche e socialdemocratiche, e benessere accresciuto hanno ufficialmente posto rimedio a quelle forme di oppressione e di violenza. La parvenza generalmente accreditata è quella di una classe dirigente, di derivazione borghese, che si è autoregolata ed ha regolato la società. Una coscienza corrispondente a questo mutamento si è diffusa fra la gente, favorita dall'acculturazione e dal mito della modernità come condizione civile. Questi risultati sono ottenuti attraverso uno spostamento geografico delle zone di oppressione e di violenza, così che il superamento del colonialismo appare l'enorme men- . zogna del nostro tempo - a meno che per superamento non si voglia intendere l'estensione e l'approfondimento del sistema coloniale, ben oltre quel che era stato nel secolo scorso ad opera di singole nazioni europee. Ma sospendiamo ora questo discorso, e limitiamoci a quanto accade fra noi. Contemporaneamente all'estendersi nella sfera visibile - etica, politica, giuridica - del sistema di valori civici a cui ho accennato, le pratiche oppressive, alienanti, sfruttatrici hanno cominciato a crescere, fino a ingigantirsi, nella sfera sotterranea e occulta, spesso illegale.Nota a tutti come un'ovvietà, e ad un tempo rimossa dalla coscienza collettiva. Il sistema economico capitalistico procede secondo i metodi di sempre ma nell'illegalità, condannato da parte della morale collettiva che gli stessi capitalisti, il ceto politico e i loro pubblicitari mostrano di condividere e propagandano. Il capitalismo opera come pura delinquenza: mafia, droga, speculazione edilizia, traffico d'armi, lavoro nero. E non si tratta di settori marginali. Con i riflessi fra la gente comune: la delinquenza spicciola dei governati, la perdita di motivazione a comportamenti onesti, specie in campo economico. Una vera e proprio schizofrenia si rileva nelia valutazione della grande potenza colonizzatrice, gli Stati Uniti d' America. Da un lato, si dà per scontata la superiorità di quella cultura, e la si prende a modello.. Intendo cultura nell'accezione più ampia, quella che inclùde i modi di produzione e il modo di vita, i sistemi d'istruzione e la ricerca scientifica, l'arte e la letteratura, i rapporti interumani, i valori etici fondamentali, la visione del mondo. D'altro lato : per fare solo due esempi - circolano rèportages come quello di Furio Colombo, dove si dà documentazione degli orrendi delitti compiuti comunemente da giovani nordamericani, in sostanza con l'approvazione .o quanto meno la non disapprovazione dell'ambiente circostante; si leggono sulla "New Yor~ Review of Books, che circola largamente nei nostri

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