Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

DISCUSSIONE COSASOGNANO LEFORMICHEVERDI Gianfranco Bettin "Il matrimonio della ragione e dell'incubo": cosi James Ballard, di recente, ha definito il nostro secolo. Prolifico e celebre come autore di science-fiction, Ballard ci ha dato, da ultimo, un romanzo inquietante e avvincente, autobiografico: L'impero del sole, vicenda di avventura e di formazione di un ragazzo inglese cresciuto a Shanghai negli anni della seconda guerra mondiale. "Ho visto l'inizio della terza guerra mondiale" afferma alla fine, alludendo al sole di Hiroshima, alla grande vampa nucleare che annuncia, in quell'estre- , ma estate di guerra, la vera svolta del secolo. , Ragione ed incubo: "penso alla bomba atomica, ai cam- ! pi di concentramento nazisti, alla Russia di Stalin alla diistruzione ecologica del pianeta", precisa Ballard e 'in pochi , tratti delinea l'agghiacciante scenario che sovrasta qualsiasi •autentica opzione etica e politica di oggi. ' Forse, nessuna parola come quella tedesca angst (che al- ; !ude, fin nel suono, a un'angoscia vasta a profonda, pesante) indica meglio il frutto di questo "matrimonio". Non a caso proprio la Germania, paese tuttora segnato da un "passato che non passa" nonché crocevia della pace e della guerra attuali, paese in cui le piogge e le nebbie scendono acide e dense di tutti i fantasmi del nostro tempo, ha visto nascere in sé prima che altrove il solo movimento che osi esplicitamente e radicalmente contestare questo nesso pervertito di ragione ed incubo. La precocità "verde" della Germania si spiega, oltre che con alcune interne condizioni politiche, anche con questa esperienza che concentra ed esaspera eccezionalmente elementi simbolici e contraddizioni oggettive di questo scorcio di secolo. Certo, vi si può anche rintracciare un tocco tipico della tradizione culturale germanica, grave, adusa a pensare in g_rande, a inseguire Storia e Pensiero sui percorsi piu rischiosi e suggestivi. A caricarsi, insomma, del "peso del mondo", come recita nel titolo il diario esistenzial-letterario di Peter Handke. Ma è altrettanto certo che è difficile non condivi- ~ere tale ~everità di approccio, e nepppure quel brivido, quel- ! angst, ripensando alla descrizione del '900, lapidaria e in essen~a precisa, di Ballard. L'impero del sole, edificato dalla ragione e ispirato e visitato dall'incubo, si stende attorno, sopr_ae dentro di noi. Forse, quell'asprezza, quella tensione, p_erfmoquell'enfasi retorica che stanno all'origine dell'esperienza verde in Germania sono proprio ciò di cui altrove ad esempio in Italia, si sente una certa mancanza. P~rché co~ tutti i suoi eccessi, i suoi furori, la si sente sincera, frutto di una profonda inquietudine, ed eticamente e culturalmente impegnata a ri_sponderle, misurandosi con tutta la complessità condensata m quel disagio e in quell'angoscia: Hiroshima cert~, _ma a~che Auschwitz; e Stalin, e il cielo sopra Berlino, d1v1so? ~ 11Reno i_nagonia; e Cernobyl. .. Storia e politica, attuahta e memoria danno spessore a ciò che non può quin6 BibliotecaGino Bianco di ridursi a scelta leggera, a moda di stagione. La crucialità della scelta "verde", con il suo segno di rottura epocale e straordinariamente impegnativa, si staglia netta, pur emergendo spesso dalla verbosità un po' predicatoria e dalle rissose velleità di leader, correnti e gruppi interni al movimento. Piu ordinata e meno severa appare invece, finora, a un primo bilancio, l'esperienza dei Verdi italiani. Piu volentieri si presenta "leggera", con accenti divertiti, e preferisce sottolineare la "gioia" piuttosto che l'angoscia di vivere (che è qualcosa di diverso e piu complicato della paura di morire). Insomma, piu spesso guarda al sole che ride piuttosto che all'impero sottostante, ai suoi orrori, alle sue vittime, alle complicità e ai miraggi che suscita. Potrebbe non essere, per questo, una scelta fragile e, diciamo, di stagione. Non si può avere sempre l'abisso negli occhi e la gravità nella voce, né essere soltanto profeti di sventura. O, almeno, non lo si può essere quando si decide di assumere responsabilità politiche. Cassandra, purtroppo, non è una figura centrale della cultura occidentale, e dovrebbe invece esserlo, contro la sicumera della sua ratio; ma non sarebbe a lei, comunque, da affidare la guida della cosa pubblica, che richiede una certa dose di incoscienza, di sfida al pessimismo, perfino di cinismo (cioè di fredda manipolazione del presente e delle sue limitate possibilità). Quando è frutto di una latente e consapevole disperazione, questa freddezza produce a volte atti di saggezza. Quando nasce dalla rassegnazione o dall'adesione al presen- ~e, si ~iduce a tecnica del potere. E quando, invece, è solo mcosc1enza, allora produce avventùre tragiche, o ridicole. Dunque, l'understatement e il look primaverile dei Verdi italiani non sono di per sé indici di una loro maggiore frivolezza rispetto ai compagni tedeschi o di altri paesi del Nord Europa. Il punto è un altro: è che la fase piu recente dell'esperienza verde italiana, quella che ha dato ai Verdi successo e popolarità, ha distorto alcuni significativi caratteri originari e ha potenziato e moltiplicato gli aspetti piu discutibili e ambigui. In particolare, ha trasmesso ai Verdi modalità e dinamiche tipiche della politica tradizionale e ne ha esposto vertiginosamente la riflessione teorica e culturale che prima seguiva una via originale, all'influsso dei mass-m'edia e delle voghe correnti. Non è stato sempre cosi. I primi gruppi e le prime fasi dell'avventura verde - diciamo: tra il '77 e i primi anni '80 - hanno coltivato una propria alterità, staccata e diffidente sia nei confronti della politica sia verso miti e riti dei massmedia. È una storia minoritaria e d'opposizione, con velleità di alternativa integrale, a volte; altre volte, piu fecondemente, protesa invece alla ricerca di piu ampi legami con la vita quotidiana, i suoi problemi e la sua qualità (con il lavoro di denuncia e di proposta su alimentazione, consumi, struttura delle città, risorse energetiche ecc.). È, insomma, la fase generativa delle tante isole del cosiddetto "arcipelago verde"; fase pre-politica, in un certo senso; o, forse, la fase di piu autentica innovazione politica. Vi si sono incontrati diversi, ma ugualmente eccentrici, in Italia, atteggiamenti: dal distac-

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