Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

SAGGI/PERA razzante con commenti editoriali, come quello già citato al brutto racconto cimiteriale di Kaledin - che un po' fa sbottare, perché - puah! - che puzza di Controriforma: quel tono untuoso, arrogante, di chi si ritiene superiore alla plebe, quella sicumera nel voler manipolare le masse, quel camaleontismo di chi ha una bocca per ogni stagione. Per indicare gusti onnivori gli inglesi hanno una bella espressione: "Catholic tastes". A volte sembra che anche la Russia di Gorbacev abbia un gusto cattolico: può digerire qualsiasi cosa che accetti di farsi ingoiare, ossia che non si dichiari fermamente ostile a qualsiasi ingerimento ideologico. La perestrojka per certi versi ricorda l'offensiva della propaganda controriformistica: pur di non perdere terreno, è pronta ad adottare come suoi figli anche chi fino a poco tempo fa disconosceva. Siamo al totalitarismo dal volto umano: tutte le strade portano alla Terza Roma, non c'è niente che il Partito, nella sua infinita e dialettica sapienza, non sia in grado di cooptare. Smussiamo dunque gli antagonismi ... digeriamoci anche i becchini, perché no? Certo, in pratica è proprio così, meglio uno stile di dubbio gusto che la persecuzione degli avversari, dopotutto in URSS c'è un solo partito al potere, sarebbero grossi guai se si optasse per l'intolleranza. Mostra poca saggezza chi chiede agli stati di essere fini. .. ma cosa c'entra Dio con Gorbacev? Forse nel senso che Roma ha avuto il suo Vaticano II, Mosca ha la sua perestrojka ... Certo, ci sono cose di digestione difficoltosa anche per "gusti cattolici", spesso quelle stesse cose che altri trovano leggerissime. È il caso di .Nabokov, il cui saggio su Gogol è accompagnato da un editoriale di S. Zalygin, il bravo siberiano pioniere della scuola degli scrittori "di campagna" ("Novyj Mir", aprile 1987), che apprezza Nabokov ma esita di fronte al suo eccesso di ricercatezza, alla sua "scrittura di indicibile raffinatezza", frutto di una "educazione aristocratica", che proprio per questo non può essere considerato uno scrittore veramente russo: Tolstoj, Dostoevskij non erano ricercati, Cechov trovava fredda la ricercatezza ... Appunto: come scriveva l'arciprete Avvakum, "non disprezzate ... il nostro volgare, perché io amo la mia lingua russa materna, non uso adornare il mio discorso di versi filosofici, poiché Dio non ascolta le belle parole, ma son le nostre opere che vuole ... per questo io non mi curo del bel parlare e non umilio la mia lingua russa". N on è colpa di Gorbacev se non si riesce a far nulla senza premettere che l'ideologia non corre pericoli. Mettendo le mani avanti, di cosette se ne sono fatte. Cosa succedesse prima della glasnost, ce lo ricorda una bellissima canzone di Vysockij: "Nel silenzio della valle, dove le rocce non sono d'ostacolo al vento/ su pendii tali, che nessuno ha penetrato,/ viveva e abitava un'eco allegra di montagna/ che rispondeva al grido dell'uomo./ Quando la solitudine ti stringe come un nodo alla gola/ e il lamento soffocato si sente appena cadere nel burrone/ l'eco afferra pronta questo grido BfbliotecaGino Bianco una fata di Atanas Sutkus dal voi. Another Russia di D. Mrazkovà e V. Remes {Thames and Hudson). d'aiuto/ lo amplifica e lo trasporta amorevole nelle sue braccia./ Nessuno ha udito il calpestio forte e il nitrito:/ non possono essere stati uomini, ubriachi di droga e di alcool,/ quelli venuti a uccidere, a privar della voce la viva gola,/ a legare l'eco, a metterle il bavaglio sulla bocca./ Tutta la notte è durata questa farsa sanguinaria e crudele/ in cui hanno calpestato l'eco, senza che la sentisse nessuno./ Al mattino poi l'eco di montagna chetata fu fucilata/ e le pietre schizzarono come lacrime dalle rocce ferite". Per anni l'eco è stata calpestata indifesa negli ospedali psichiatrici, in quegli ospedali dove "l'urlo dell'uomo" è stretto nella camicia di forza degli psicofarmaci. È un grande merito della glasnost l'avere permesso che si facesse finalmente menzione, sulle pagine dei giornali sovietici dello scandaloso uso politico della psichiatria, argomento su cui prima non si osava fiatare. Nemmeno adesso se ne parla con troppa disinvoltura, però è indicativo che alcuni cittadini sovietici abbiano trovato il coraggio di far pervenire apertamente alla stampa emigrata notizie sugli Ospedali Psichiatrici Speciali, ossia su quegli ospedali dove sono rinchiusi prigionieri politici (lettera di Stepanov in "Russkaja Mysl" del 7 agosto 1987). Leggendo la lettera di Stepanov colpisce il nuovo uso della sigla SPB: usata una volta come abbreviazione di Sankt PeterBurg, adesso sta per Specialnaja Psichiatriceskaja Bolnica ... una metamorfosi che avrebbe divertito Tynjanov. Sempre a proposito del maggiore coraggio: da giugno a Mosca esce "Glasnost", bollettino d'informazione del dissenso, che dovrebbe uscire tre volte al mese e informare su gruppi di vario orientamento e funzionare come feedback dell'opinione pubblica. Non ho visto copie di quello che circola a Mosca, ma "Russkaja Mysl" a Parigi ha stampato il primo numero, copia di quello di Mosca. Sfogliandolo, leggo che lo storico non ufficiale Borisov, di cui avevo sentito parlare confidenzialmente, ha tenuto una conferenza su Stalin, mito e personalità; vedo la firma di Lev Timofeev, autore di L'arte del contadino di far la fame (pubblicato in Italia da Il Mulino), sia imprigionato che scarcerato poi.sotto Gorbacev; vedo con enorme piacere la firma e anche l'indirizzo di Larisa Bogoraz, che protesta per il modo in cui la stampa ha parlato di suo marito Marcenko, morto in prigione poco prima della liberazione di Sacharov. Quando ero a Mosca al tempo di Andropov, l'indirizzo di Larisa Bogoraz era qualcosa da tenere ben nascosto - e dire che si trattava di una donna così squisitamente corretta, che quando era imputata per avere manifestato contro l'invasione di Praga, aveva preferito non chiedere a nessuno di farle da avvocato difensore, e se l'era sbrigata da sola: preferiva non costringere nessuno a vergognarsi della propria viltà nel rifiutarle quel servigio. Un gruppo riunitosi a Mosca, "Amicizia e dialogo", il 19 aprile, ha discusso se sia possibile utilizzare in Russia l'esperienza di altri paesi, · ed è giunto alla conclusione che "non c'è ragione di supporre che il processo della perestrojka possa condurre al sorgere in URSS di una democrazia analoga a quella occidentale".

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