Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

rattere nazionaie russo! È un racconto grigio, di cui non meriterebbe parlare se non lo accompagnasse un commento editoriale (di Igor Vinogradov), che spiega che finora non si osava pubblicare racconti come questo, che toccavano aspetti troppo bui e inquietanti. Eppure, se si vuole fare sul serio la perestrojka, bisogna avere il coraggio di abbassarsi fino li, a quel fondo di "musor", o spazzatura sociale. li cimitero è il regno della morte; sembra quasi che Vinogradov abbia immaginato la perestrojka in tutto il suo pathos, come qualcosa capace di vincere le tenebre. Una famosa icona ortodossa rappresenta la discesa di Cristo all'Inferno, e la sconfitta della morte; si direbbe che si sia vagheggiato per questo racconto una funzione simile, quella di toccare anime peccatrici e aprirle al messaggio vittorioso del socialismo. Non è la prima volta che la propaganda sembra echeggiare l'immaginario religioso. Niente di strano, dato che di competizione con la chiesa si parla apertamente. Per esempio "Novyj Mir" di aprile contiene un articolo di A. Nujkin che afferma la necessità di impedire ai preti di detenere il monopolio del discorso spirituale, ritenuto essenziale al successo della perestrojka. Nujkin lamenta che "l'accelerazione" abbia già prodotto assuefazione per cose che prima sembravano audaci, mentre l'economia continua a stagnare preoccupantemente; la colpa dell'indifferenza delle masse per "l'aspetto materiale e sociale" dell'esistenza sarebbe della religione, che agisce come una droga soddisfacendo in modo più rapido, anche se illusorio, i bisogni. Per questo, per non lasciare ai preti un'arma pericolosa, occorre che anche il socialismo impari a discutere del senso della vita; due decenni di immobilità burocratica hanno contribuito anche troppo, conclude Nujkin, al progresso della religione. Purtroppo, deplora Nujkin, gli atei di talento, come Evtusenko, sono pochi di fronte alla massa mediocre degli "atei scientifici", o atei di professione, incapaci di difendere vigorosamente gli ideali socialisti. Nujkin osserva in conclusione che adesso ci si trova in una situazione simile a quella de Il Maestro e Margherita, con da un lato uno che scrive di religione, però è un maestro ed è amato da Margherita, dall'altro dei critici sterili che gli danno addosso, col risultato che anche in Russia fioriscono misticismo, religione, e superstizione, proprio come se fossimo tornati al "Regno delle tenebre". Sembra dunque che alle masse poco importi del benessere materiale, o almeno non abbastanza da rimboccarsi le maniche e lavorare per il progresso dell'economia sovietica; per fortuna ci sono gli scrittori della nuova generazione che non disdegnerebbero maggiori ricchezze. li 29 luglio '87 la "Literaturnaja Gazeta" ha pubblicato un dibattito con gli scrittori giovani, che hanno criticato la loro Unione per avere tutti i difetti prevedibili in un'organizzazione creata negli anni '30, hanno protestato contro la limitazione dell'accesso agli archivi, hanno espresso nostalgia per i valori perduti del passato, valori umanitari, quelli del "grande diciannovesimo secolo" è hanno concluso così: "Che dignità possono mai BibliotecaGino Bianco SAGGI/PERA avere uomini costretti a sprecare la vita stando in coda?" ... "siamo privi delle condizioni elementari di benessere umano ... perché mai dovremmo essere condannati per forza a un'orgogliosa povertà? Che razza di pregiudizi sono questi? Perché non posso diventare anch'io un uomo ricco? ... è permesso parlare di un amore perduto, ma, chissà perché, guai a parlare del denaro perduto". Code, denaro: temi vicini a Gorbacev: mi è stato raccontato che tempo fa, in occasione della visita inaugurale a una mostra d'arte, Rajsa Gorbaceva uscendo si sarebbe fermata a osservare la fila imbacuccata di "uomini della strada" che stavano in fila ad attendere pazientemente il loro turno di entrata, e avrebbe esclamato: "Poveri moscoviti! Per quanto tempo ancora saranno costretti a starsene in coda!?". Su "Novyj Mir", a maggio, un commentatore, Sisenkov, ha dato la colpa della stagnazione economica alla Krepostniceskaja psichologia, "mentalità da servi della gleba", che priverebbe del coraggio sufficiente per discutere e per esporsi. Un leit-motiv di Gorbacev è stato la necessità di una perestrojka psicologica: per creare una Russia moderna ci vuole un cambiamento radicale della mentalità, e Gorbacev spera che la letteratura contribuisca a plasmare uomini diversi. In questo, nulla di nuovo: già Zdanov, al X Congresso dell'Unione degli scrittori nel 1936, parlava di questi come di "ingegneri dell'anima umana" cui era preposto il compito di collaborare all'attuazione del piano predisposto dal partito. In URSS lo scrittore è ancora considerato figura chiave nell'attuazione di qualsiasi ingegneria sociale. Poi con Chruscev l'imbrigliamento della letteratura si allenta coldisgelo: costruito su solide basi il socialismo, ci si riposa sull'altopiano, e si guarda oltre, alle vette non ancora conquistate. Quanto prima era proibito, viene visto come materiale utilizzabile, sussidio per avvicinarsi alla meta finale. Dopo decenni di controllo staliniano, Chruscev coopta la spontaneità, si accorge che, lungi dall'ostacolare il progresso, questa vi può contribuire. Segue un periodo di arresto, finché con Gorbacev si passa alla glasnost, ossia al dare voce; in altre parole, altogliere il bavaglio. Ci si rende conto che senza il sale dello spirito niente può muoversi, niente può lievitare; bisogna cooptare il sostegno dell'intelligencija, bisogna decidersi a parlare anche di quanto prima si preferiva passare sotto silenzio. Anche se, non dimentichiamolo, la Russia di Gorbacev resta pur sempre un paese dominato dall'ideologia. Giustamente Vittorio Strada osserva ("Corriere della Sera", 26 agosto) che pur nella riforma non si "abbandona affatto il Baedeker marxista-leninista''. Questo si nota soprattutto nelle aperture, spesso attuate con un senso di imbarazzo, quasi un "e adesso come facciamo a dire che non è cambiato nulla?". Non sempre si ha la zampa felpata del Gattopardo, nel lasciar cambiare tutto affinché non cambi niente. Non è facile per il partito rosso fiammante accontentarsi del ruolo di eminenza grigia. Donde la necessità di continuare ad accompagnare la letteratura imba73

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