IMPROVVISAMENTDE,'ESTATE Silvio Fiorani D urante tutta quell'estate andammo perlomeno due volte al mare. Papà aveva da poco acquistato una giardinetta Caravan gialla in modo che potessimo stare piu comodi durante i viaggi, visto che eravamo sei persone, mia mamma mio nonno e mia nonna, i genitori di mamma e Cleonice, mia sorella. Penso di poter perfino dire che quelli erano tempi felici. Perlomeno ho un buon ricordo di quei fine settimana. Ma ricordo bene come la nostra serenità abbia avuto improvvisamente fine. E qui devo aggiungere che la prima avvisaglia ci è venuta dalla nostra giardinetta Caravan gialla, che era stata comperata tra interminabili discussioni di mio padre e mia madre. Lei temeva per il nostro futuro, cosa che era naturale, tenendo conto del fatto che lei è una tipica madre. La Caravan, era fuor di dubbio, era un'auto costosa, consumava più benzina della due porte. Papà dovette prestare la massima attenzione alla macchina nuova, affinché si conservasse in perfetto stato e non consumasse troppo e non venisse così a gravare sul bilancio di casa. Diventò comunque eccessivamente cauto. Le sue attenzioni aumentarono tanto che perfino la mamma le ritenne esagerate, nonostante fosse stata lei ad auspicarle prima dell'acquisto dell'auto. Vedendo che papà aveva cominciato a dedicare eccessiva attenzione alla macchina, mamma prese a lagnarsi con una certa amarezza, sostenendo che dopo tutto era una macchina e non una persona. Era ovvio che una macchina, per durare, avesse bisogno di attente cure e, per non consumare troppa benzina, dovesse avere il carburatore sempre pulito, così come le candele e tutti gli altri marchingegni. Papà aveva però superato ogni aspettativa. Fu una fortuna che dopo l'incidente avesse smesso di preoccuparsi tanto della Caravan gialla. La verità è che papà era inoltre estremamente cauto sulle strade, onde evitare, è logico, qualsiasi incidente che lo costringesse a spese supplementari. Durante i viaggi non conversava più con noi, come ai tempi della due porte. Dedicava enorme attenzione al volante, alle carreggiate, agli altri veicoli, pareva quasi che volesse avere il controllo dell'intera strada. Per lui, chi guidava male era un'autentica tortura. Una domenica sera, durante il rientro, si lasciò scappare una parolaccia. Quando guardammo, una giardinetta tentava di superarci da destra, una giardinetta uguale alla nostra, identica. Per evitare uno scontro, papà si vide costretto a scalare di una marcia. Quando l'altra giardinetta stava ormai davanti a noi, restammo a bocca aperta. Aveva la stessa targa, le stesse lettere, gli stessi numeri. Doveva certamente trattarsi di un errore dell'incaricato alle immatricolazioni delle auto. Papà pensò questo, e non si impressionò come avrebbe dovuto. Tuttavia si indignò. Ecco, vedete come funzionano le cose nel nostro paese. In seguito, giudicò molto strana tanta coincidenza. Circa un'ora·dopo avrebbe avuto ragioni da vendere per spaventarsi. La strada era semiintasata. Procedevamo nella fila di sinistra. A volte riuscivamo ad avanzare di un buon tratto, ma subito la nostra fila si fermava ed era la volte di quella di destra. Una sottile pioggerellina cominciò a cadere, cosa che parve rendere più difficoltoso il percorso. ibliotecaGino Bianco Ci furono, tuttavia, due momenti in cui la nostra fila acquistò velocità e potemmo quindi superare per due volte la giardinetta uguale alla nostra. La prima, non vedemmo nulla di buono poiché il passaggio fu assai rapido. La seconda, Cleonice urlò: guarda, l'uomo sembra papà. L'uomo, in verità, non assomigliava a mio padre. Era identico. Non solo. Indossava gli stessi abiti. E inoltre: le cinque persone che lo accompagnavano erano anch'esse identiche a noi. La donna accanto al volante era tale e quale mia madre, e vestiva alla stessa maniera. E li c'era anche una ragazzina come Cleonice, sul sedile posteriore, assieme ai miei nonni, e un bambino che aveva la mia stessa faccia. La nostra fila si mosse lentamente. Appoggiai il viso al finestrino, per veder meglio, e notai che il ragazzo dell'altra macchina faceva lo stesso. Era come se stessi guardando in uno specchio. O meglio, come se io stessi guardando, siccome per fare la prova alzai la mano per vedere se anche l'altro faceva la stessa cosa e lui non ripeté il gesto. Si girò in avanti, come per accertarsi che la fila in cui si trovava avanzava o meno. La nostra cominciò finalmente a guadagnare velocità e perdemmo di vista l'altra macchina. Restammo tutti in silenzio, perfino la Cleonice che era più giovane di me e alquanto agitata. Papà e mamma si scambiarono un'occhiata interrogativa, ma non riuscirono a dire una parola. I miei nonni rimasero molto pensierosi, quasi stessero sforzandosi di afferrare la situazione. Nei giorni che seguirono rimase un profondo senso di incomprensione, un vuoto. Papà arrivò al punto di affermare che non avremmo dovuto commentare il fatto con le persone del vicinato, dato che quanto ciò che era accaduto era del tutto anomalo. Con il passare del tempo la tensione si allentò. Durante gli altri fine settimana in cui quell'estate andammo al mare, facevamo attenzione se vedevamo ancora la giardinetta Caravan uguale alla nostra, ma l'estate ebbe termine e di quell'auto neanche l'ombra. Torno ad affermare che quei tempi, per come li ricordo, erano tempi belli, addirittura felici, o perlomeno segnati in casa nostra da una certa pace. L'insolita constatazione che c'era un'altra famiglia uguale alla nostra non doveva essere motivo sufficiente ad alterare la situazione. Fu quanto disse mamma un giorno, e io pensai che avesse ragione. Me ne ricordo bene. Avevo, e ho tuttora, la capacità di tenere a mente ciò che dicevano gli adulti. Non avremmo comunque atteso a lungo per constatare che quella pace era fragile, di scarso spessore. Solamente l'estate successivavedemmo di nuovo la giardinetta uguale alla nostra. È chiaro che non ci stupimmo come la prima volta. In compenso fummo tutti molto rattristati da quella che ci sembrava essere una specie di premonizione collettiva. Fu questo che disse la mamma. Premonizione collettiva. Ricordo bene. Nell'altra giardinetta però mio nonno. Mia nonna, come se afferrasse il vero significato di avvertimento di quel fatto, cominciò a piangere. Mio nonno, al contrario, si dimostrò comprensivo e fece di tutto per consolarla. (traduzione di Adelina Aletti) Copyright Silvio Fiorani, I980 71
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