Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

STORIE/ROMANI in regola?' mi chiese. Gli mostrai il cartellino e gli spiattellai tutta la storia di Nestor Fina e il seguito. Restò sovrappensiero per qualche attimo, poi mi sembrò disponibile. 'Si potrebbe anche fare', disse 'Quanti pesos vorresti?' 'I pesos di Mendez,' proposi. 'Dopotutto io vi salvo la serata'. Era l'argomento decisivo e Rufino, certo, lo apprezzava. 'Già,' obiettò, 'ma tu non combatti da un bel po'. Anche se è solo un'esibizione lui è il campione del mondo. Devi dargli almeno il tempo di farsi vedere. Se ti afflosci al primo colpo rovini tutto. Niente pesos, se cadi subito. Hay que pe/ear'. Mi impegnai a resistere quanto potevo, sperando che il primo colpo non fosse quello fatale. 'Mi batterò', garantii, 'non farò da materasso'. 'Ne vado a parlare', disse. 'Tieniti pronto'. D ue ore dopo ero sul quadrato. Giunsi per primo, naturalmente, e aspettai all'angolo che il campione mi raggiungesse sotto i riflettori. In realtà mi sentivo uno spettatore anch'io. Tutti guardavano verso un tendone dietro il quale si indovinava il Poderoso intento a scioglierei muscoli, con il suo clan attorno. Io avevo accanto a me uno degli allenatori di Valeriano, che mi veniva assegnato perché facesse le funzioni dell'aiutante, tra un round e l'altro. Guillermo stette benissimo nel ruolo, debbo dire. Si mise davvero dalla mia parte, o così mi sembrò. Era un ex pugile ormai anziano e appesantito, di Matanzas. Conosceva bene il ring e conosceva la paura. Quando il tendone fu sollevato un tumulto di incitamenti accompagnò il campione che si faceva largo per uno stretto passaggio tra la folla. Allora, mentre la piazza si infuocava alla vista del suo idolo, fui grato a Guillermo che mi sfiorò la spalla e mormorò un incoraggiamento: 'Tranquillo, Edoardo, tranquillo.' "Cominciarono i preliminari. La platea seguiva ogni gesto del Poderoso. Anche nell'atto di scavalcare le corde o nel modo di farsi allacciare i guantoni credeva di riconoscere i segni di un'arte speciale. Voleva rimanere in confidenza con lui, il ragazzo della miniera rapito dalla boxe e dalla fama. Valeriano ricambiava quel pubblico fedele portando le mani alla bocca e mandandogli baci. Era al culmine della gagliardia atletica. Quando l'accappatoio gli scivolò dalle spalle rivelò un monumento di forza: il collo vigoroso, il torso perfetto, la massiccia muscolatura delle braccia e del bacino ... " "E lei?" chiesi, "Non ebbe paura, lei?" Indugiò, nel timore di non essere più creduto, a quel punto. "Senta," disse, "glielo posso giurare. Non esagero niente, come è vero che son qui. Non fu paura. Al contrario, mi aveva preso una specie di ebbrezza. Lo osservavo durante i preparativi, lo vedevo solo, chiuso nella sua superbia. Oh, non si accorgeva neppure di me. Non guardava dalla mia parte, non vedeva nessuno, anche se fingeva di rispondere alle voci familiari che gli giungevano dalla piazza. Era stato uno di quei poveri che si danno alla boxe perché hanno sangue esuberante e voglia di strafare. Adesso viveva un momento di felicità suprema, che non poteva spartire con nessuno. Era solo in testa alle classifiche, primo al mondo. Io ero lì a ricordargli - ammesso 64 BibliotecaGino Bianco che volesse dare un significato alla mia presenza - che dove era lui non c'era posto per altri. Eppure la mia parte mi piaceva." "Non capisco perché," dissi. "La chiami irresponsabilità," spiegò il vecchio. "O rassegnazione ... Mi sentivo leggero. Pensavo: 'Come è strano tutto questo, come è strano che io mi trovi qui. Laggiù dove ero andato a ficcarmi, la mia carcassa non mi dava più peso. Potevo anche regalarla ai mineros una sera perché lo spettacolo riuscisse, perché si inorgoglissero del loro Poderoso. Egli mi avrebbe sballottato ben bene, ma poi? D'un tratto provai pena anche per lui. Vidi la scena dall'alto, lui e me su quell'impalcatura in un villaggio inutile del Caribe, in un recinto di folla .eccitata dalla festa, spossata dal caldo greve che arrivava dalla selva... 'Povero campione', dissi tra me, 'che ci fai qui con la tua bella faccia da mulatto? Sei venuto a prendere l'applauso più ingenuo e lasci un ricordo che questa gente porterà con sé, nei pozzi. Tra un anno, tra due anni dove sara~, Poderoso? Dove si prepara, adesso, il pugile che ti metterà alle corde? lo dove sarò, quel giorno?' Ecco che cosa mi passava per la testa, in quei momenti. Ero abbastanza quieto, in vt;rità. Mi circolava una lieve frenesia nel sangue. Mi pa,l-veche il' gong desse un suono benigno. "E capii subito che Valeriano sarebbè stato al gioco. Si mise a ballarmi intorno senza entrare rella guardia. lo facevo qualche passo verso la sagoma scura, saltellante, ma ero rigido, goffo, il corpo mi obbediva senza fantasia. Il campione si ritraeva con grazia, sulle punte dei piedi, e mi mandava a vuoto. Avrebbe potuto infilarmi con un colpo d'incontro, e invece mi toccava appena, senza affondare. Per tre riprese si limitò a esibire il suo estroso gioco di gambe e un repertorio di schivate. Era quanto bastava per entusiasmare la piazza. "Alla quarta ripresa sentii un colpo più duro al tronco e aspettai la scarica che mi avrebbe annientato. No, Valeriano non insistette. Gli venne in mente uno scherzo. Si avvicinò, tese il braccio e mi pose il guantone sulla fronte. Ve lo tenne a lungo, incollato, e con l'altro braccio mi impediva di liberarmi, di modo che io facevo la figura dello scimmione in balia del domatore. Il pubblico dovette vedermi proprio così perché cominciò a ridere e a sottolineare con motteggi l'abilità del Poderoso che usava il destro come una pertica e col guantone mi strofinava la fronte e il naso. Mi sentii sopraffare dall'ira, temetti di perdere il controllo di me stesso. Tuttavia potevo solo aspettare che si stancasse di quella beffa sleale. "Era una situazione davvero umiliante. Un campione del mondo non si comporta così, non si permette uno sfoggio tanto meschino di superiorità contro l'ultimo dei dilettanti. Ma evidentemente era quello che ci voleva per un pubblico rozzo e crudele, che si divertiva a quell'oltraggio. D'improvviso, verso la fine del round, mi riscossi. Finalmente Valeriano ritirò il guantone e si spostò sul tronco. Preparava un'altra mossa, ma io intuii subito che in quel momento si era venuto a trovare troppo vicino all'angolo, con poco spazio per manovrare. Mi buttai su quella scoperta con cattiveria. In un baleno mi feci sotto e gli tagliai la strada. Oh, sì, si avvide delle mie inten-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==