Linea d'ombra - anno V - n. 20 - ottobre 1987

SAGGI/PEREC casione di uno studio collettivo sull'editoria in Francia: rappresenta Maurice Nadeau, sprofondato in una confortevole poltrona, circondato da pile di libri più alte di lui. Oppure ancora un bambino che legge o che si sforza di leggere il capitolo di storia naturale su cui teme di essere interrogato l'indomani. Si potrebbero facilmente moltiplicare gli esempi. Quello che mi sembra unirli, è che ogni volta questo "leggere per leggere" si ricollega a un'attività di studio, a qualcosa che è dell'ordine del lavoro o del mestiere, dell'ordine comunque della necessità. Bisognerebbe evidentemente precisare di più e, in particolare, trovare dei criteri abbastanza soddisfacenti per distinguere il lavoro dal non-lavoro. Allo stato attuale delle cose, mi sembra pertinente notare questa differenza: da una parte una lettura, diciamo professionale, alla quale è importante dedicarsi interamente, farne l'oggetto unico di un'ora o di una giornata; dall'altra, una lettura, diciamo di piacere, che s'accompagnerà sempre a un'altra attività. È questo in effetti che, nella mia prospettiva, mi colpisce di più nei modi di leggere: non che la lettura sia considerata come un'attività di piacere, ma che, sistematicamente, essa possa esistere da sola; bisogna che sia inserita in un'altra necessità; bisogna che un'altra attività la supporti: la lettura è associata all'idea di un tempo da riempire, un tempo morto di cui bisogna approfittare per leggere. Può darsi che questa attività portante sia soltanto il pretesto per la lettura, ma come saperlo? Un signore che legge sulla spiaggia è sulla spiaggia per leggere, o legge perché è sulla spiaggia? Il fragile destino di Tristram Shandy davvero gl'importa di più del1'insolazione che sta prendendo ai polpacci? Non converrebbe, a ogni modo, interrogare questi ambienti della lettura: leggere, non è soltanto leggere un testo, decifrare dei segni, misurare delle linee, esplorare delle pagine, attraversare un significato; non è soltanto la comunione astratta dell'autore e del lettore, le nozze mistiche dell'Idea e dell'Orecchio, è, contemporaneamente, il rumore del metrò, o il dondolio di un vagone ferroviario, o il calore del sole su una spiaggia e gli strilli dei bambini che giocano un po' più lontano, o la sensazione dell'acqua calda nella vasca da bagno, o l'attesa del sonno ... Un esempio mi permetterà di precisare il senso di questo interrogativo che del resto si ha tutto il diritto di considerare perfettamente ozioso: una decina abbondante d'anni fa, cenavo con qualche amico in un piccolo ristorante (antipasto, piatto del giorno con contorno, formaggio o dolce); a un altro tavolo, cenava un filosofo già giustamente famoso; cenava da solo, e intanto leggeva un testo ciclostilato che era verosimilmente una tesi. Leggeva fra un piatto e l'altro, e spesso anche fra un boccone e l'altro, e noi ci siamo domandati, i miei compagni ed io, quale potesse essere l'effetto di questa doppia attività, come si mescolasse, quale gusto avessero le parole e quale senso il formaggio: un boccone, un concetto, un boccone, un concetto ... Come si masticava, un 48 BibliotecaGino Bianco concetto, come s'ingoiava, come si digeriva? E come sarebbe stato possibile rendere conto dell'effetto di questo doppio nutrimento, come descriverlo, come misurarlo? L'enumerazione che segue, schizzo di una tipologia delle situazioni di lettura, non risponde soltanto al puro piacere di enumerare. Mi sembra ch'essa possa prefigurare una descrizione globale delle attività urbane d'oggi. Nel reticolo ingarbugliato dei ritmi giornalieri s'inseriscono un po' dappertutto dei lassi, delle briciole, delle spiagge di lettura; come se, cacciata dalla nostra vita dagli imperativi orari, ma memore del tempo in cui, bambini, passavamo i nostri pomeriggi del giovedì sprofondati su un letto in compagnia dei tre moschettieri e dei figli del capitano Grant, la lettura venisse surrettiziamente a insinuarsi negl'interstizi e negli strappi della nostra vita d'adulti. Tempi morti Si possono classificare le letture secondo il tipo di tempo che occupano. I tempi morti sarebbero al primo posto. Si legge aspettando, dal parrucchiere, dal dentista (lettura distratta dalla paura); facendo la coda davanti a un cinema, si legge il programma dei cinema; nelle amministrazioni pubbliche (previdenza sociale, conti correnti, oggetti smarriti, eccetera) aspettando che venga chiamato il vostro numero. Quando sanno che l'attesa sarà lunga alle porte di uno stadio o dell'Opera, i preveggenti si muniscono di un programma e di un libro. Il corpo Si possono classificare le letture secondo le funzioni corporali: Il nutrimento: leggere mangiando (vedi sopra). Aprire la posta, spiegare il giornale facendo colazione. La pulizia personale: leggere nel bagno è considerato da molti come un piacere supremo. Spesso, tuttavia, l'idea è più piacevole della sua realizzazione; la maggior parte delle vasche da bagno si rivela scomoda e, a meno di non possedere un equipaggiamento speciale - porta-libro, cuscino galleggiante, asciugamani e rubinetti facilmente accessibili - e precauzioni particolari, leggere nel proprio bagno non è, per esempio, più facile che fumarci una sigaretta: ecco un piccolo problem<1-di vita quotidiana che i designers farebbero bene a porsi. I bisogni naturali: Luigi XIV dava udienza sulla sua seggetta forata. All'epoca era del tutto normale. Le nostre società sono diventate molto più discrete (cfr. Il fantasma della libertà). I cessi restano tuttavia un luogo privilegiato di lettura. Tra il ventre che si alleggerisce e il testo, s'instaura una relazione profonda, qualcosa come un'intensa disponibilità, una ricettività amplificata, una felicità di lettura: un incontro del viscerale e del sensibile di cui nessuno, mi pare, ha saputo dire meglio di Joyce: "Accosciato sulla seggetta spiegò il giornale voltando le pagine una dopo l'altra sulle ginocchia denudate. Qualcosa di nuovo e agevole. Non c'è

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